domingo, 17 de março de 2024

9 San Giuseppe MODELLO DI OBBEDIENZA

 

 Una riflessione a partire da Mt 1, 24; 2,14: 2, 21




 

Carissimi fratelli e sorelle, grazia e pace nei vostri cuori!

    Ecco, siamo arrivati all’ultimo giorno della nostra novena. Siamo stati dei privilegiati per il percorso fatto e lo vogliamo coronare con “chiave d’oro”, riflettendo sul tema: San Giuseppe modello di obbedienza. Il brano che useremo è formato da tre parti, corrispondenti ai tre sogni di Giuseppe. In tutte e tre le volte è molto chiaro l’atteggiamento obbediente e fiducioso di Giuseppe, vale a dire: “Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”; “Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre”; “Alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre”. Da Giuseppe viene sempre chiesto di prendere con sé, di custodire e proteggere. Nel suo gesto di destarsi o alzarsi senza lamentarsi o imporre delle condizioni, ci viene offerto un atteggiamento modello per quanto riguarda la sintonia tra la richiesta divina e la risposta umana. Abbiamo qui una fiducia reciproca: Giuseppe si fida di Colui che si è fidato di lui.

    Come dicevamo un’altra volta, San Giuseppe è un uomo silenzioso; senza discutere obbedisce al Signore e fa come il Signore gli ha comandato. Nessuna richiesta del Signore sembrava strana a Giuseppe. Egli semplicemente si lascia portare. Questo prova che le sue disposizioni interne hanno incarnato i voleri del Signore dal momento in cui “ebbe il coraggio di assumere la paternità legale di Gesù, a cui impose il nome rivelato dall’Angelo; Giuseppe non esitò ad obbedire, senza farsi domande sulle difficoltà cui sarebbe andato incontro”. Può un vaso dire a chi lo sta plasmando: io ne capisco più di te? La vita di Giuseppe è il compimento di ciò che Geremia è stato chiamato a osservare alla bottega del vasaio. “Ecco, come l’argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani, casa di Israele” (Gr 18, 6b). Così è Giuseppe: non esita, semplicemente si fida.

    “Analogamente a ciò che Dio ha fatto con Maria, quando le ha manifestato il suo piano di salvezza, così anche a Giuseppe ha rivelato i suoi disegni […]. In ogni circostanza della sua vita, Giuseppe seppe pronunciare il suo “fiat”, come Maria nell’Annunciazione e Gesù nel Getsemani. Giuseppe, nel suo ruolo di capo famiglia, insegnò a Gesù ad essere sottomesso ai genitori (cfr Lc 2,51), secondo il comandamento di Dio (cfr Es 20,12). Nel nascondimento di Nazareth, alla scuola di Giuseppe, Gesù imparò a fare la volontà del Padre. Tale volontà divenne suo cibo quotidiano (cfr Gv 4,34). Anche nel momento più difficile della sua vita, vissuto nel Getsemani, preferì fare la volontà del Padre e non la propria e si fece «obbediente fino alla morte […] di croce» (Fil 2,8)”.

L’obbedienza si riferisce a chi segue ordine, a chi si conforma a un comando. Però difficilmente si trova qualcuno che si sottomette ad altri senza condizioni. Quasi sempre avrà qualcosa da contestare. Ecco perché l’obbedienza vissuta da San Giuseppe diventa modello per tutti noi. Alla sua scuola si allena anche il Figlio di Dio in vista della totale obbedienza al Padre celeste, secondo ciò che ci racconta l’evangelista Luca 2, 41-51a. Il brano conclude affermando che è tornato con i suoi padri ed era a loro sottomesso.   “Nella sottomissione di Gesù a sua Madre e al suo padre legale si realizza l'osservanza perfetta del quarto comandamento. Tale sottomissione è l'immagine nel tempo dell'obbedienza filiale al suo Padre celeste. La quotidiana sottomissione di Gesù a Giuseppe e a Maria annunziava e anticipava la sottomissione del Giovedì Santo: «Non [...] la mia volontà...» (Lc 22,42). L'obbedienza di Cristo nel quotidiano della vita nascosta inaugurava già l'opera di restaurazione di ciò che la disobbedienza di Adamo aveva distrutto (cfr Rm 5,19)”.

Carissimi fratelli e sorelle, anche se l’atteggiamento di obbedienza è bello, umanamente parlando, non è per niente facile obbedire come Giuseppe, proprio perché sembra andare contro la nostra libertà e autonomia. Con il dominio della ragione, la quale vuole contestare o giustificare tutto, diventa difficile essere obbedienti senza discutere, senza condizioni. “Pensiamo più a noi stessi che agli altri; ai nostri interessi, ai nostri ideali e nostri oggettivi Parliamo, più che facciamo; discutiamo tanto più che lavoriamo. Invece San Giuseppe non parla ma lavora, agisce subito senza alcuna paura del suo futuro. Ha messo tutto sotto la Providenza di Dio. È il padre dal coraggio creativo. Tutto ha fatto senza dubbio per Gesù e Maria, sua famiglia”. Cosi facciamo la nostra obbedienza come San Giuseppe a motivo di Gesù e sua Madre”. Il suo modo di obbedire è fidarsi di Dio più di ogni suo ragionamento. Come lui, anche noi alla sua scuola, vogliamo imparare l’obbedienza filiale, l’amore alla volontà di Dio, che non è un peso, ma alimento, vita. Era proprio ciò in cui si appoggiava Cristo: “Il mio alimento è fare la volontà del Padre che mi ha mandato”.

 

Salve, custode del Redentore,

e sposo della Vergine Maria.

A te Dio affidò il suo Figlio;

in te Maria ripose la sua fiducia;

con te Cristo diventò uomo.

O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi,

e guidaci nel cammino della vita.

Ottienici grazia, misericordia e coraggio,

e difendici da ogni male. Amen.

 

San Giuseppe! Prega per noi!



Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

 

 

 

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