segunda-feira, 26 de setembro de 2022

L’UNICO TESORO DA ACCUMULARE

 

Riflessione a partire da Am 6, 1a. 4-7; 1Tm 6, 11-16; Lc 16, 19-31




 

    La liturgia ci fa riflettere ancora una volta sul tema della ricchezza e richiama l’attenzione sulle gravi conseguenze derivanti dal cattivo uso dei mezzi economici che dividono le persone invece di unirle. Dio condanna ogni indifferenza e ipocrisia in mezzo al suo popolo. Siccome desidera per i suoi figli piena gioia e tutto provvede per il loro maggior bene, propone un modo giusto di vivere.

    Nella prima lettura, il profeta Amos ci aiuta a capire che la terribile esperienza dell’esilio non è stata una punizione di Dio per il popolo di Israele, ma il risultato della loro decisione di vivere lontano da Lui. Il profeta denuncia lo stile di vita lussuoso e abbondante da parte dei potenti del popolo che genera grande ingiustizia nei confronti dei piccoli. Questa situazione attirerà l’esilio, la rovina per tutto il popolo. Al momento giusto Dio farà sentire il suo amore specialmente per i più piccoli e poveri. Il vivere nell’abbondanza può renderci insensibili dinanzi ai bisognosi che ci stanno attorno. La condizione per un buon rapporto con Dio e per una gioia vera è l’impegno fraterno.

    La seconda lettura ci porta i consigli di San Paolo a Timoteo e ad ogni cristiano. Il testo comincia così: “Ma tu, uomo di Dio, evita queste cose”. Quali cose? Il versetto precedente parla proprio sull’avidità del denaro, che rovina la fede e attrae ogni tipo di male. Non basta avere il nome cristiano per essere un vero discepolo di Gesù. L’apostolo Paolo ci invita a seguire la via della giustizia, della pietà, della fede, della carità, della pazienza e della mitezza. Ecco la nostra identità!

    Volendo coinvolgere la gente nella sua proposta di salvezza, Gesù racconta ancora una parabola. C’era un uomo ricco ma egoista, che viveva per sé stesso e che non ascoltava Mosè e i profeti; e c’era anche un uomo povero e disprezzato, sofferente, chiamato Lazzaro. Questo nome viene da Eliezer, che vuole dire “Dio è il mio aiuto”. Come era il rapporto fra di loro? Il ricco era indifferente al povero, evitava di guardarlo. Quando muoiono, cosa succede? Vediamo che quel Lazzaro morente viene portato accanto ad Abramo, di cui ha condiviso la fede, mentre l’uomo ricco è semplicemente sepolto. In altre parole, avviene un capovolgimento nell’aldilà dell’esistenza.

    Raccontando questa parabola, Gesù “si propone di cambiare le idee sbagliate e le pretese di alcuni Giudei e soprattutto dei farisei. Essi stimavano che le ricchezze fossero una prova evidente del favore di Dio. È vero che nell’economia giudaica i giusti avevano la promessa delle benedizioni terrestri. Ma i Giudei erano stati mancanti in ciò che Dio aveva affidato loro… e i farisei che pretendevano di aver diritto al favore di Dio erano attaccati al denaro (v.14) ed egoisti, e godevano ingiustamente delle loro ricchezze (v.9) disprezzando i poveri”. Dio non è indifferente a quello che accade ai poveri. È sempre pronto ad agire in vista di una vita dignitosa per tutti i suoi figli e figlie. 

     La prima parte di questa parabola ci fa riflettere sulla grave situazione della disuguaglianza sociale, che è un grande problema a livello mondiale, vale a dire: coloro che sono ricchi diventano sempre più ricchi e chi è povero diventa sempre più povero. Questo va contro la volontà di Dio e Gesù lo ricorda molto bene quando presenta il capovolgimento di questa situazione nell’aldilà della esistenza. Secondo lui “i figli del regno increduli (coloro che offrono resistenza al suo messaggio) vengono gettati fuori, mentre i credenti delle nazioni (coloro che lo accolgono) vengono introdotti nel regno con Abramo, Isacco e Giacobbe (Matteo 8,11-12; 15,21-28)”.

    Ma attenzione: dobbiamo innanzitutto evitare il pensiero sbagliato che uno va all’inferno perché è ricco e che l’altro, Lazzaro, si trova nel seno d’Abramo perché è povero. Non tutti i ricchi andranno all’inferno e non tutti i poveri andranno in paradiso. Il problema di fondo non sono le ricchezze in sé che uno ha, ma l’indifferenza e il disprezzo per quanto riguarda la fraternità. La parabola orienta al buon uso delle ricchezze e della attenzione verso i bisognosi. È certo che avremo un giudizio universale con la seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi, ma secondo questa parabola, prima di quello universale, con la morte c’è il giudizio individuale, che certamente non sarà più modificato. Così dice il brano che abbiamo sentito: “è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.

    Non dimentichiamo che Dio ci attira a sé con legami di misericordia e tenerezza. Ha pensato per la nostra vita una eternità felice come quella di Lazaro, ma rispetta molto la nostra libertà.  La salvezza o la perdizione non dipendono dalla posizione sociale terrestre, ma da quanto valorizziamo le opportunità che Dio ci dà per la nostra conversione. Dio non vuol condannare nessuno. Egli ci offre la sua misericordia e spera che torniamo da lui finché vi è tempo. “Le cose materiali, per cui abbiamo tanto lottato, non possiamo portarle con noi. Il vero bene della vita è il tempo. Ecco perché non dobbiamo sprecarlo ma impegnarlo per prepararci alla vita eterna, accumulando l'unico tesoro che ha valore nel Regno: i nostri gesti d’amore”. Il resto non conta nulla. Prepariamoci a ricevere l’abbraccio della misericordia e cominciare una vita nuova.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

sábado, 17 de setembro de 2022

AMMINISTRATORI FEDELI DEI DONI DI DIO

 

Riflessione su Am 8, 4-7; 1Tm 2, 1-8; Lc 16, 1-13




 

    Dio desidera vita degna e libertà per i suoi figli e figlie. Tutto ciò che va contro questi principi viene condannato da Lui. Così, tramite il profeta Amos, nella prima lettura, vediamo come Dio è attento alla realtà del suo popolo e condanna tutte le forme di oppressione che impediscono alle persone di vivere degnamente, soprattutto l’ingiustizia contro i poveri e gli affamati. Siccome il peccato della società è il risultato di un accumulo di peccati personali, bisogna prestare attenzione per non contribuire ancora di più con l’aumento di questa grave situazione. I bisognosi sono sempre stati priorità nella missione di Gesù e lo devono essere anche per i suoi seguaci.

    San Paolo ci consiglia di pregare per tutti gli uomini specie per coloro che hanno la responsabilità di condurre e di governare: ministri della Chiesa, capi di governo e così via, affinché possano compiere il loro servizio per il bene delle persone a loro affidate, così che tutti possiamo vivere una vita di serenità e di pace. Noi apparteniamo a Dio, e quindi, ogni autorità che i capi hanno sulle nostre vite è una partecipazione a un poter che emana da Dio ed è a Lui subordinato.

    In continuità con questo tema, abbiamo la parabola dell’amministratore disonesto con la quale Gesù sembra proporre un cattivo comportamento ai suoi discepoli. Invece, ci parla della necessità di essere fedeli nel compito che ci è stato affidato da Dio. Ciò che abbiamo appartiene a Dio, poiché ogni bene viene da Lui. Non siamo i proprietari, ma gli amministratori dei suoi doni, e Lui vuole affidarci di più, quella ricchezza vera. Però bisogna agire con saggezza, avendo un atteggiamento giusto dinanzi alle cose: “usare le cose per avere le relazioni e non le relazioni per avere le cose”. 

    La mancanza di un giusto rapporto con la ricchezza (le cose) ci conduce a dimenticare anche i rapporti più cari, con Dio e con gli altri. Spesso nel rapporto con Dio c’è qualcosa che non va bene a causa del nostro attaccamento alle cose che possediamo e il desiderio di avere sempre di più. “Il vangelo non disprezza la ricchezza ma l’accumulo di essa”. Gesù non dice che il denaro non è importante; però, averte che se non lo usiamo bene saremo usati da esso. È in questo senso che si capisce cosa significa “non potete servire Dio e le ricchezze”. In altre parole, non possiamo lasciarci prendere e schiavizzare dalle cose che possediamo al punto di mettere il nostro rapporto con esse allo stesso livello o al di sopra del rapporto che abbiamo con Dio.

    “Fatevi amici con la ricchezza disonesta!” non è un invito ad avere ricchezza ma ad avere amici.  Non parla direttamente contro la ricchezza ma contro la ricchezza disonesta. E quando, la ricchezza diventa disonesta? Quando va accumulata. Quello che è stato fatto per tutti non va accumulato ma condiviso. La domanda “cosa sento dire di te?” non viene da qualcuno che vuole condannare ma da colui che ci ha donato molto e per questo spera l’atteggiamento giusto nei confronti degli altri. Gesù ci fa capire che i soldi non possono garantirci i valori che generano vita e felicità ma li possono facilitare se usati per costruire fraternità, amicizia. È la nostra intenzione che conta. Noi possiamo usare i soldi per servire Dio, ma non possiamo usare Dio per ottenere soldi.

    Il denaro è utile ma anche pericoloso perché può renderci insensibili all’amore di Dio e ai bisogni degli altri. Il denaro ci aiuta a vivere, ma mette anche persone lontane tra loro. Il denaro può costruire una casa ma anche può distruggere famiglie. Attraverso il denaro possiamo comprare vestiti, cibo e così via, ma possiamo anche produrre privilegi, corruzione e discriminazione. Non possiamo permettere che i soldi siano motivo di differenza tra di noi, conducendoci a discriminare gli altri. Nel momento in cui ci vediamo sopra gli altri o ci sentiamo meglio degli altri a causa della nostra condizione economica, allora stiamo sbagliando strada. È l’ora di ritrovare il cammino della vera fraternità e amicizia in sintonia con la proposta evangelica. 


Fr Ndega 

Revisione dell'italiano: Giusi

AL MODO DI DIO

 

Riflessione a partir da Lc 15, 1-32




 

    Il quindicesimo capitolo del vangelo di Luca è famoso tra quelli delle parabole di Gesù; è chiamato capitolo delle parabole di misericordia, vale a dire la parabola del pastore che perde la pecora (4-7), della donna che perde la moneta (8-10) e del padre che perde il figlio (11-32). Queste parabole mostrano l’atteggiamento compassionevole di Dio verso i peccatori e la gioia di trovare nuovamente quello che si era perduto. Gli studiosi considerano questo capitolo come “un vangelo nel vangelo”, poiché racchiude in sé la sintesi della rivelazione di Gesù sul vero volto di Dio.

    “Gesù è il volto della misericordia del Padre” e ha rivelato questa misericordia non soltanto con parole ma anche e soprattutto con i gesti. Per questo, dice il brano, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori. Non avrebbero fatto questo passo se non avessero avuto la certezza di essere bene accolti da Gesù. Dall’altra parte abbiamo un secondo gruppo, formato dai farisei e dagli scribi, che invece di partecipare alla gioia di Gesù, preferiscono la critica, la lamentela, la resistenza.

    Tutti e due i gruppi, anche se hanno un’esperienza diversa di Dio e atteggiamenti diversi nei suoi confronti sono figli e sono amati. Nessuno dei due conosceva il vero volto di Dio poiché un gruppo si considerava dei giusti e condannava l’altro che a sua volta portava, per assimilazione e rassegnazione, il nome di peccatori pubblici, cioè, un caso perduto. Nell’incontro con Gesù questi hanno trovato l’abbraccio della misericordia, un nuovo orizzonte per la loro vita. Questo è stato lo scenario di fondo usato da Gesù per comporre e raccontare queste bellissime parabole.

    Nella parabola del pastore che perde sua pecora, abbiamo l’immagine di Dio Padre che ha un’attenzione speciale verso tutti, va in ricerca del peccatore e non ‘riposa’ finché non lo incontra e lo coinvolge nuovamente nella sua comunione. Nella parabola della donna che perde una moneta, Dio è come una madre che usa tutta la tenerezza e cura per ricongiungere nuovamente a sé ogni persona che si è allontanata dalla sua comunione e fa festa per la gioia di averla trovata.

    Nella parabola del padre che ha due figli e ne perde uno, la centralità punta sul modo del padre di amare ambedue figli, prodighi in modi diversi. Secondo Gesù, Dio nei nostri confronti è come un padre di famiglia che ha dei figli e condivide i suoi doni in parti uguali con tutti. Vuole che vivano lo spirito di famiglia partecipando alla sua gioia di padre. In questa famiglia lui cerca di offrire il suo amore, la sua cura e protezione, affinché i suoi figli abbiano buone ragioni per vivere sempre in comunione con lui. Quando uno decide di abbandonarlo e andare via, non è impedito di farlo perché questo padre rispetta la libertà di ciascuno. Questo suo modo di amare permette che si vada via ma assicura anche una buona accoglienza nel ritorno al suo cospetto.

    È proprio così la nostra esperienza di Dio. Egli non impone la sua autorità, preferendo rivolgersi a noi con legami di tenerezza, trattandoci da adulti, cioè “accettando il terribile rischio educativo di lasciarci andare per la nostra strada”. Allo stesso tempo è sempre vigilante, aspettando il più piccolo segno di ritorno per darci l’abbraccio della misericordia e fare festa con noi. Tante volte ci sentiamo lontani da Dio a causa dei nostri peccati. Certamente Egli si sente abbandonato e tradito, ma non smette di amarci. Così sentiamo rimorso e la certezza di essere bene accolti ci motiva a tornare da Lui e riprendere la comunione con Lui. Anche se spesso non ci comportiamo come figli, Dio rimane sempre fedele alla sua missione di Padre. La sua misericordia è più grande e potente dei nostri errori. Abbiamo bisogno di riscoprire questo vero volto di Dio.

    Un altro momento molto duro per quel padre della parabola è stato l’indurimento di cuore del figlio maggiore verso suo fratello e riguardo al gesto di accoglienza del Padre. Questo figlio maggiore non si sente figlio, tratta il padre da padrone, da datore di lavoro e quindi si sente un impiegato; e non si sente neanche fratello, perché rifiuta il proprio fratello, dicendo: “questo tuo figlio”. Il comportamento del figlio maggiore mette a rischio la gioia e la bellezza della festa. Ma il padre non si lascia vincere e va in ricerca anche di lui.

    Quando qualcuno prende sul serio un cammino di conversione è motivo di gioia per il Padre. E questa gioia è ancora più grande quando condividiamo dei suoi sentimenti nei confronti degli altri, cioè quando superiamo l’indifferenza nei confronti di chi ritorna alla comunità e siamo in grado di perdonare a chi ci viene incontro implorando il nostro perdono. Come ha parlato ai discepoli una volta, Gesù ripete a noi oggi: “Siate misericordiosi come vostro Padre.” La riconciliazione con gli altri è la condizione perché il nostro rapporto con Dio sia vero. Questa è la via della vera conversione, che è un lungo cammino e comincia nel nostro cuore. Lasciamoci toccare dal modo misericordioso di Dio di agire, così che a nostra volta diventiamo strumenti di misericordia per coloro che hanno bisogno del nostro perdono.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

sábado, 3 de setembro de 2022

MASHARTI YA KUWA MWANAFUNZI WA KWELI WA KRISTO

    

Kutafakari kuhusu Lk 14: 25-33




 

    Umati wa watu waliandamana na Yesu, lakini sio wote waliokubaliana naye. Alipoitambua hali ya kutokuwa na ahadi na makubaliano, aligeuka na kuwaelekeza baadhi ya maneno. Maneno yake yalikuwa nafasi ya kutafakari kwa kweli maana ya safari yao. Ingawa Yesu alikuwa maarufu, kwa sababu ya mambo mema aliyofanya kwa ajili ya watu, utume ambao Yesu alichagua kutimiza mapenzi ya Mungu hauleti umaarufu. Watu waliamini kwamba Yesu alikuwa mpinduzi lakini hawajafahamu aina ya mapinduzi Yeye aliyoleta ulimwenguni. Walitaka kumfuata kwa njia yoyote.

    Kama Yesu hakuwa na nia ya kumdanganya yeyote, aliongea nao kwa uwazi sana kuhusu maana ya kumfuata na matokeo ya uamuzi huu. Njia hii ya kusema ilikuwa tabia yake ya kawaida kama alivyofanya kwa ajili ya wale kumi na wawili, yaani aliwajulisha masharti ili wawe wanafunzi wake wa kweli. Kutoka kwao, Yesu hakutarajia werevu ama upumbavu, bali upatikanaji, urafiki na imara. Hawawezi kumfuata Yesu kwa sababu walipokea habari tu ya kuwa ni vizuri kufanya hivyo. Yesu anatarajia zaidi, yaani mabadiliko ya ndani na kukubali mapendekezo yake kweli.

    Andiko hili ni mwaliko wa kuchukua ahadi ya kumfuata Kristo kwa kupanga mambo ya kesho, yaani kuwa na uwezo wa kuona mbele ili kuepuka kufaragua na udanganyifu. Ni vizuri kuota ndoto lakini ndoto hii inapaswa kuihusu hali halisi mtu anayoishi, vinginevyo itakuwa udanganyifu tu. Yesu anataka kuepuka kwamba safari ya wafuasi wake iwe pasipo maana ama ya udanganyifu. Ni lazima utambuzi, hekima, kupanga na uamuzi.

    Mungu mwenyewe anatupa mfano wa kuwa na mipango ya muda mrefu ili tupate mafanikio katika mambo yote tunayofanya kama wafuasi wa Yesu. Yeye Mungu alipanga kumtuma mkombozi ili kuokoa ulimwengu, kulingana na yaliyoandikwa: “... wakati maalum ulipotimia, Mungu alimtuma Mwanawe aliyezaliwa na mwanamke... ili apate kuwakomboa waliokuwa chini ya sheria.” (Wagalatia 4: 4-5). “Hata baadhi ya wakulima hutegemea mvua inyeshe hata kama hawajaandaa shamba mahali pa kupanda mbegu kama za mahindi au maharagwe.” Kupanga mambo ya kesho ni muhimu.

    Yesu alisema, “Basi, kadhalika kila mmoja wenu asiyeacha vyote alivyo navyo, hawezi kuwa mwanafunzi wangu.” Kama ilivyotekea katika vifungu vingine, Yesu aliwapendekezea watu mpango wa maisha unaojumuisha kujinyima, kwa sababu yeyote anayekutana na Yesu kwa kweli amekwisha pata hazina ya kweli kwa maisha yake wala hawezi kubaki alivyo, yaani mambo mengine hayana maana tena kama kwanza. Kwa maneno mengine, Yesu anataka kuwa kipaumbele maishani mwa wanaoamua kumfuata. Hakuna jambo lingine ambalo liweze kuitoa maana ya kweli kwa maisha yao ila Yesu peke yake.

    Wanafunzi wa Yesu wa kweli walimtegemea Mungu katika mambo yote kama Yesu alivyo. Yeye alishiriki na wanafunzi wake ufalme wa mbinguni na kuwajulisha njia ya msalaba ili waweze kufanya mapenzi ya Baba yake. Kupitia njia hii, tunatambua kwamba Kumfuata Yesu hakuuleti upendeleo au hadhi, bali mateso na kujisalimisha kwa ajili ya ufalme wa Mungu. Basi, yeyote anayetaka kuishi bila ahadi hawezi kumfuata Yesu. Tena yeyote ambaye anatamani kumfuata Kristo bila msalaba hatapata kumfuata kwa kweli kamwe.

    Kupitia njia ya unyenyekevu na utupu Yesu alipata utukufu. Utambulisho wa wanafunzi wa mwalimu Yesu unapaswa kufuata njia sawasawa naye. Kwa upande wa Kristo msalaba ulikuwa sehemu muhimu katika mwendo wa kufanya mapenzi ya Mungu na kudhihirisha kwa mpango wa upendo wake. Kwa upande wetu kama wanafunzi, kuchukua msalaba ni ishara ya utayari wetu kwa mapenzi ya Mungu kwa kujitolea kama Kristo. Kwa kufikia lengo hili tunapaswa kujikana sisi wenyewe ili Mungu aweze kujifunua kwa nguvu yote ya upendo wake. Tunapaswa pia kujiondoka kutoka katikati, yaani mahali muhimu ili wengine waweze kuwa na nafasi ya kwanza. Kwa maneno mengine, tunapaswa kuwafikiria wengine ni wamuhimu kuliko sisi wenyewe. Kama haiwezekani kumfuata Kristo bila msalaba, mfano wake wa uaminifu kwa mpango wa Mungu utuimarishe katika safari yetu ya yetu ya kujitolea kwa ajili ya ufalme wa Mungu.


Fr Ndega

LE CONDIZIONI PER DIVENTARE VERI DISCEPOLI

 

Riflessione a partire da Lc 14, 25-33




 

    Molte persone seguivano Gesù, ma non tutte andavano d'accordo con lui. Consapevole di questa realtà, si rivolge a loro con fermezza e molta chiarezza richiedendo una presa di posizione. Le sue parole sono state un'occasione per riflettere veramente sui passi che stavano percorrendo seguendo il maestro. Benché Gesù fosse famoso per le opere buone che faceva alle persone, il messianismo che ha scelto per compiere la volontà di Dio non porta successo ma sconfitta, secondo questo mondo. La gente credeva che Gesù fosse un rivoluzionario ma non aveva ancora capito il tipo di rivoluzione che Gesù stava portando nel mondo. Semplicemente lo volevano seguire a modo loro.

    Siccome Gesù non ha intenzione di ingannare nessuno, parla molto chiaramente del significato e delle condizioni della sua sequela con le conseguenze per la propria vita. Questo modo di parlare era il suo solito nei confronti degli apostoli ai quali fin dall’inizio ha fatto una proposta affascinante che richiedeva una risposta radicale. Da loro Gesù non si aspettava bravura o grande influenza nella società, ma disponibilità, distacco, convinzione. Non possono seguire Gesù solo per un sentito dire o perché è bene farlo. Gesù si aspetta di più, vale a dire, una adesione piena alle sue proposte, una conformazione al suo modo di essere e di vivere.

    Non ci chiede di eliminare gli affetti o svalutare le relazioni, anzi, vuole che li viviamo con più qualità e senso, cioè, al modo suo, come Lui stesso li ha vissuti. Con Lui non cerchiamo il meno ma il di più. Questo vuol dire che non siamo chiamati ad amare gli altri di meno ma ad amare Cristo di più. Per questo ci invita a valutare le motivazioni che ci portano a seguirlo per non vivere delusi per avere fatto una scelta che ci ha portato lontano dalle nostre aspettative. Gesù vuole evitare che il cammino dei suoi seguaci sia privo di senso o ingannevole. Da ciascuno viene chiesta la capacità di guardare avanti con discernimento, saggezza, pianificazione e determinazione.

    La pianificazione per il domani è importante. Dio stesso ci dà un esempio di come progettare l’avvenire in modo da potere raggiungere successo in tutto ciò che si fa. Egli concepì il piano di mandare suo Figlio come redentore per redimere il mondo, ma non l’ha fatto senza l’attesa del momento giusto, secondo quanto sta scritto: “... quando fu compiuto il tempo fissato, Dio mandò suo Figlio, nato da donna... affinché riscattasse coloro che erano sotto la legge” (Galati 4:4-5). Se pensassimo alla sua generosità nel preparare il popolo per la venuta del suo Figlio e alla sua pazienza nell’aspettare la nostra conversione avremmo già prodotto i frutti aspettati.

    “Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo”. Il tipo di messianismo che Gesù ha scelto è quello che passa per la croce per arrivare alla gloria. A questo invita ogni persona che desidera seguirlo. Così il discepolo va conformando la sua vita pian piano allo stile di vita del maestro Gesù. La logica di Gesù è la logica del dono, dell’amore sino alla fine, cioè, segue la dinamica del chicco di grano che cadendo in terra, deve morire per produrre frutto. Così colui che decide di seguire Gesù deve essere pronto a donare la vita come il maestro ha fatto. Questa è l’unica via per riprenderla pienamente.

    Così ci rendiamo conto che seguire Gesù non è così facile poiché questo comporta una vita di impegno per il regno di Dio. Questa è la croce del vero discepolo, non compresa solo come sofferenza ma tutto il quotidiano delle sue relazioni, di servizio, di donazione; tutto questo assunto con amore e offerto al Padre per gli altri come Gesù ha fatto rende la nostra vita feconda e più conforme il maestro. “L’apostolato più fecondo è quando si accoglie la sofferenza e le proprie difficoltà con la pazienza di Cristo”, dice Don Calabria. A partire dall’esempio di fedeltà di Cristo nella sua offerta al Padre, prendere la croce per noi è segno della nostra disponibilità alla volontà di Dio. 

    “Ciascuno di voi che non rinuncia a tutto ciò che ha, non può essere mio discepolo”. Come è avvenuto in altri passi, Gesù ha suggerito alle persone un progetto di vita che include la rinuncia di sé, della mentalità che fa opposizione alle sue proposte, rinuncia anche delle false sicurezze, perché chi incontra Gesù ha davvero trovato il vero tesoro per la sua vita e questo richiede un cambiamento radicale, cioè l’atteggiamento diverso nei confronti delle persone e delle cose. In altre parole, Gesù vuole essere priorità nella vita di chi decide di seguirlo. Non c'è nient'altro che possa dare un senso vero alla nostra vita se non Gesù solo. Accogliamo le sue condizioni per diventare veri discepoli.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi