sexta-feira, 25 de março de 2022

IL PADRE MISERICORDIOSO

 

Riflessione a partire da Lc 15, 1-3.11-32

 



    “Gesù è il volto della misericordia del Padre” e ha rivelato questa misericordia non soltanto con parole ma anche e soprattutto con i gesti. Per questo, dice il brano, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori. Non avrebbero fatto questo passo se non avessero avuto la certezza di essere bene accolti da Gesù. Ma c’è anche un secondo gruppo, formato dai farisei e dagli scribi, che preferiscono la critica, la lamentela, la resistenza.

    Tutti e due i gruppi, anche se hanno un’esperienza diversa di Dio e atteggiamenti diversi nei suoi confronti sono figli e sono amati. Nessuno dei due conosceva il vero volto di Dio poiché un gruppo si considerava dei giusti e condannava l’altro che a sua volta portava, per assimilazione e rassegnazione, il nome di peccatori pubblici, cioè, un caso perduto. Nell’incontro con Gesù hanno trovato l’abbraccio della misericordia e quindi, un nuovo orizzonte per la loro vita. Questo è stato lo scenario di fondo usato da Gesù per comporre questo bellissimo racconto del Padre misericordioso.

    Questa parabola presenta tre personaggi principali: il figlio più giovane, il figlio maggiore e il padre. Il nostro sguardo va in modo speciale su quest’ultimo, che è il protagonista del racconto. La centralità del racconto infatti punta sul suo modo di amare i due figli, ambedue prodighi, anche se in modi diversi. Quindi, il centro non è il peccato del figlio ma il perdono del padre. Non è il figlio che abbandona la casa del padre ma il padre che cerca il figlio e fa festa per il suo ritorno a casa.

    Secondo Gesù, Dio nei nostri confronti è come un padre di famiglia che ha figli diversi tra di loro ma che condivide i suoi doni in parti uguali con tutti. Vuole che tutti si sentano in famiglia partecipando alla sua gioia di padre. In questa famiglia Lui cerca di offrire il suo amore, la sua cura e protezione, affinché tutti abbiano buone ragioni per vivere sempre in comunione con lui. Quando qualcuno decide di abbandonarlo e andare via, non è impedito di farlo perché questo padre rispetta la libertà di ciascuno. Questo suo modo di amare permette di andare via ma assicura anche una buona accoglienza a coloro che ritornano da lui. È bello aver un Padre così!

    Deve essere più o meno così la nostra esperienza. Dio non impone la sua autorità, preferendo rivolgersi a noi con legami di tenerezza, trattandoci da adulti, cioè “accettando il terribile rischio educativo di lasciarci andare per la nostra strada”. Allo stesso tempo è sempre vigilante, aspettando il più piccolo segno di ritorno per darci l’abbraccio della misericordia e fare festa con noi.

    Tante volte ci sentiamo lontani da Dio a causa dei nostri peccati. Certamente Egli si sente abbandonato e tradito, ma non smette di amarci. Così sentiamo rimorso e la certezza di essere bene accolti ci motiva a vivere di nuovo l'esperienza di comunione con lui. Anche se spesso non ci comportiamo come figli, Dio rimane sempre fedele alla sua missione di Padre. La sua misericordia è più grande e potente dei nostri errori. Abbiamo bisogno di riscoprire questo vero volto di Dio.

    Un momento molto duro per quel padre della parabola è stato l’indurimento di cuore del figlio maggiore verso suo fratello in opposizione al gesto di accoglienza del padre. Veramente questo figlio maggiore non si sente figlio, visto che tratta il padre da padrone, e quindi si sente un impiegato; e non si sente neanche fratello, perché rifiuta il proprio fratello. Il comportamento del figlio maggiore mette a rischio la gioia e la bellezza della festa.

    Quando qualcuno prende sul serio un cammino di conversione è motivo di grande gioia per il Padre, ma gli causiamo un grande dolore quando non condividiamo dei suoi sentimenti nei confronti degli altri, cioè quando siamo indifferenti nei confronti di coloro che ritornano alla comunità, di coloro che ci chiedono perdono. Come ha parlato ai discepoli una volta, Gesù ripete a noi oggi: “Siate misericordiosi come vostro Padre.” La riconciliazione con gli altri è la condizione perché il nostro rapporto con Dio sia vero. Questa è la via della vera conversione, che è un lungo cammino e comincia nel nostro cuore. Lasciamoci toccare dal modo misericordioso di agire di Dio, perché toccati dalla sua misericordia possiamo esserne strumento  per coloro che hanno bisogno del nostro perdono.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

O PAI MISERICORDIOSO

 

Reflexão a partir de Lc 15, 1-3. 11-32

 



    "Jesus é o rosto da misericórdia do Pai" e revelou esta misericórdia não só com palavras, mas também e sobretudo com gestos. Por esta razão, diz o texto: “Todos os cobradores de impostos e pecadores se aproximavam dele”. Eles não teriam dado esse passo se não tivessem a certeza de serem bem acolhidos por Jesus. Por outro lado, temos um segundo grupo, formado pelos fariseus e escribas, que preferem a crítica, a murmuração, a resistência.

    Ambos os grupos, mesmo que tenham uma experiência diferente de Deus e diferentes atitudes em relação a Ele, são filhos e são amados. Nenhum deles conhecia o verdadeiro rosto de Deus, pois um grupo se considerava justo e condenava o outro que, por sua vez, carregava, por assimilação e resignação, o nome de pecadores públicos, ou seja, um caso perdido. No encontro com Jesus encontraram o abraço da misericórdia e, portanto, um novo horizonte para a vida deles. Este foi o cenário de fundo usado por Jesus para compor esta bela história do Pai misericordioso.

    Esta parábola apresenta três personagens principais: o filho mais novo, o filho mais velho e o pai. Nosso olhar se volta de maneira especial para este último, que é o protagonista da estória. A centralidade desta estória de fato se concentra em sua maneira de amar seus dois filhos, ambos pródigos, ainda que de maneiras diferentes. Portanto, o centro não é o pecado do filho, mas o perdão do pai. A nossa atenção não vai para o filho que sai da casa do pai, mas o pai que procura o filho e faz festa pelo seu regresso a casa.

    Segundo Jesus, Deus no relaçao conosco é como um pai de família que tem filhos diferentes uns dos outros, mas que compartilha seus dons em partes iguais com todos. Ele quer que todos se sintam em casa compartilhando sua alegria como pai. Nesta família ele procura oferecer seu amor, seu cuidado e proteção, para que todos tenham boas razões para viver sempre em comunhão com ele. Quando alguém decide abandoná-lo e ir embora, não é impedido de fazê-lo porque esse pai respeita a liberdade de todos. Essa maneira de amar permite que a pessoa vá embora, mas é também garantia de boa acolhida na volta, quando decide voltar.

    Nossa experiência deve ser mais ou menos assim. Deus não impõe a sua autoridade, preferindo dirigir-se a nós com vínculos de ternura, tratando-nos como filhos e filhas adultos, isto é, “aceitando o terrível risco educativo de deixar-nos seguir o nosso próprio caminho”. Ao mesmo tempo, está sempre vigilante, esperando o menor sinal de retorno para nos dar o abraço da misericórdia e fazer festa conosco. Que bom ter um Pai assim!

    Muitas vezes nos sentimos distantes de Deus por causa de nossos pecados. Ele certamente se sente abandonado e traído, mas não deixa de nos amar. Assim, sentimos remorso; a certeza de sermos acolhidos nos motiva a cultivar o desejo de viver novamente a experiência da comunhão com Ele. Mesmo que muitas vezes não nos comportamos como filhos, Deus permanece sempre fiel à sua missão de Pai. Sua misericórdia é maior e mais poderosa que nossos erros. Precisamos redescobrir este verdadeiro rosto de Deus.

    Outro momento muito difícil para aquele pai da parábola foi o endurecimento do coração do filho mais velho em relação ao irmão, em oposição ao gesto de acolhimento do pai. Na verdade, esse filho mais velho não se sente filho, pois trata o pai como patrão e, portanto, se sente empregado; e nem se sente irmão, porque rejeita o próprio irmão. O comportamento do filho mais velho compromete a alegria e a beleza da festa, trazendo de volta o sofrimento ao coração do Pai.

    Quando alguém leva a sério um caminho de conversão, é motivo de grande alegria para o Pai. No entanto, causamos-lhe muita dor quando não partilhamos os seus sentimentos com relação aos demais irmãos e irmãs, ou seja, quando somos indiferentes aos que regressam à comunidade, aos que pedem o nosso perdão. Como falou uma vez aos discípulos, Jesus nos repete hoje: “Sede misericordiosos como vosso Pai”. A reconciliação com os outros é a condição para que nosso relacionamento com Deus seja verdadeiro. Este é o caminho da verdadeira conversão, que é longo e começa em nosso coração. Deixemo-nos tocar pelo modo misericordioso de agir de Deus e, uma vez tocados pela sua misericórdia, sejamos instrumentos dela para aqueles que precisam do nosso perdão.   


Fr Ndega


sexta-feira, 18 de março de 2022

LA NECESSITÀ DI CONVERSIONE

 

Una riflessione a partire da Es 3, 1-8a. 13-15; 1Cor 10, 1-6.10-12; Lc 13, 1-9



 

         Il tema centrale di questa riflessione è il richiamo che il Signore ci fa alla conversione. È bello sapere che Dio ci dona sempre una nuova opportunità per la nostra conversione e questo accade perché Lui non ci vuole perdere. Davanti a questo bisogna che corrispondiamo producendo i buoni frutti aspettati. Trattasi di una condizione fondamentale perché questo nostro cammino verso la pasqua sia un cammino di liberazione.

    Nel brano del libro dell'Esodo, Dio si rivela a Mosè come un Dio che conosce la realtà di sofferenza del suo popolo e ha verso di esso uno sguardo di compassione. Ha deciso di coinvolgere Mosè nel suo progetto di liberazione portando vita nuova a coloro che speravano in Lui. Chiama anche noi oggi a stare attenti ai suoi appelli e lottare contro tutto ciò che ci rende schiavo impendendo la manifestazione della vita piena.

    Nella lettera ai corinzi, l’Apostolo Paolo prendendo l’esempio di ciò che è accaduto agli antenati riprovati nell’Antica Alleanza, ci esorta a non ridurre la nostra esperienza di Dio soltanto ai riti esterni ma di fare spazio nella nostra vita al suo volere. Quello che veramente piace a Dio non è il numero di messe che partecipiamo o la quantità di elemosina che offriamo ma l’adesione costante alla sua volontà: la conversione interiore.

    «Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» Coloro che riferiscono quelli fatti tragici a Gesù desiderano sapere se quei morti fossero stati puniti da Dio per i loro peccati: costoro attribuiscono queste morti alla giustizia punitiva di Dio. Gesù vuole eliminare questa idea (implicitamente lascia capire che la morte dei diciotto sarebbe da attribuire all'imperizia dei costruttori e la morte violenta dei Galilei all'esercizio violento del potere da parte di Pilato). Dio non ci entra. Anche oggi, davanti a morti e violenze o quello che non va nella nostra vita, non si può scaricare la colpa su Dio, ma ricercare la causa in noi stessi, nelle nostre scelte, nel nostro comportamento e atteggiamenti.

    Nella parabola della seconda parte del vangelo, Il padrone vuole tagliare l'albero infruttuoso. Quell'uomo chiede ancora del tempo. Lui si impegnerà perché l'albero produca. Gesù oggi ci insegna che deve essere l'essere umano stesso, mosso da misericordia, pietà, compassione verso i suoi fratelli a chiedere per tutti altro tempo necessario alla loro conversione. Si chiede il tempo garantendo al Signore ogni nostro impegno, opera, fatica necessaria per venire aiuto a chi bisogna convertirsi. Però ricordiamo ancora quello che Gesù dissi a Pietro: “Pietro quando sarai convertito aiuta i tuoi fratelli”. Questo vuol dire che nessuno dà ciò che non lo ha. Quando preghi per la conversione dei peccatori ti senti incluso? Chiediamo al Signore la grazia della conversione per i nostri fratelli e sorelle, ma anche per noi.


Fr Ndega

 

sábado, 12 de março de 2022

KUMSIKILIZA MWANA TUEWEZE KUISHI KAMA NDUGU

 

Kutafakari kuhusu Lk 9, 28b-36



 

Tukio la kugeuka sura kwa Yesu kulitokea baada ya siku nane ya ufunuo kuhusu mateso, kufa na kufufuka kwake na mwaliko wake kwa wanafunzi wa kumfuata kulingana na njia yake mwenyewe, yaani “Kujikana mwenyewe, kuuchukua msalaba wake na kumfuata Yesu.” Habari ya kugeuka sura kwa Yesu tena inafuatwa na tangazo la pili kuhusu kifo na ufufuko wake.

Kwa uzoefu huu Yesu aliwachukua wanafunzi watatu, Petro, Yakobo na Yohana. Kwa nini wafuasi hawa? Labda kwa sababu aliwapendelea kuliko wengine. Injili haiongei maana ya habari hii. Yesu aligeuka mbele ya wafuasi wake na ishara kuu zilikuwa nguo na mwili wake. Yesu aliwaonyesha kidogo utukufu wake na hali ya wakati ujao kuhusu mwili wa yeyote anayemfuata kwa uaminifu. Yesu anashiriki utukufu wake na wanafunzi wake kwa maana inampendeza kufanya hivyo ili wawe na furaha moja ya vile Mwalimu wao alivyo.

Kama illivyotokea kuhusu jangwa, Mlima pia ni mahali muhimu katika uhusiano wa Watu wa Israeli na Mungu; katika mwendo huu, Musa na Eliya wana ushiriki maalum. Katika Agano la Kale milima iliyojulikana sana ni Mlima Sinai na Horebu. Ilikuwa katika Mlima Sinai ambapo Mungu alikutana na Musa na kuwawekea Waisraeli agano. Ilikuwa katika Mlima Horebu ambapo Eliya alijiandaa kwa muda mrefu akutane na Mungu. Katika Agano Jipya Yesu alitumia sana mahali huko mlima kama rejeo la uhusiano wake na Baba na kama eneo la matukio muhimu katika kazi yake. Kulingana na utamaduni mmoja wa zamani, tukio la injili ya siku ya leo lilitokea juu ya mlima Tabor.   

    Uwepo wa Musa na Elia unaongea kuhusu rejea la ufunuo katika Agano la Kale. Waliongea na Yesu wakionyesha kwamba hakuna usumbufu kati ya mafundisho yao na mafundisho ya Yesu, bali uhusiano na mwendelezo. Lakini kulingana na sauti iliyosikika kutoka kwenye wingu, mwendelezo huu, ambao ni Yesu, lazima kuwa kipaumbele katika maisha ya wanafunzi kwa sababu ni Yesu peke yake kwa mamlaka aliyoyapokea kutoka kwa Baba ili kufundisha na kutafsiri kamili lile lililosemwa na mababu wa zamani.  

    Kusikiliza katika Biblia ni kitenzi chenye nguvu sana. Hii ni tabia ya myahudi mbele ya Neno la Mungu, akiweka vitendoni yale aliyosikia. Kusikiliza kuna uhusiano na kushika au kutenda. Baba anashuhudia kuhusu Mwana wake, anamweka kama rejeo la maisha yetu: “Huyu ni Mwanangu mpendwa, msikilizeni”. Huu ni pia mwaliko ili tufananishe maisha yetu kulingana na Neno la Yesu. Neno la Yesu ni kipimo ili mtu awe pia mwana mpendwa wa Mungu kama Yeye. Tunashiriki katika kugeuka sura kwa Yesu kupitia kusikiliza makini kwa Neno lake.

    Kuhusu mambo hayo Mtakatifu Yohana Calabria alisema: sisi ni makini sana kwa maneno ya binadamu na kuhusu hiyo ni sawa. Lakini tunapaswa kuwa na uangalifu zaidi kwa Neno la Mungu ambalo huweka wakfu, yaani linalifanya lile linalosema.” Mtakatifu Yohane Calabria alikuwa anasema hasa kuhusu injili ambayo ni sheria ya Shirika la Poor Servants of Divine Providence. Katika sehemu nyingine ya maandiko yake Mt. Calabria alisema: “Ikiwa sisi huamini katika maneno ya Kuweka wakfu – Consecration - katika misa, yaani “twaeni mle wote, twaeni mnywe wote”, tunapaswa kuamini pia wakati Yesu asema: “Msiwe na wasiwasi” au “Baba yeno wa mbinguni anajua kwamba mnahitaji vitu hivyo vyote” au “mtafuteni kwanza ufalme wa Mungu na matakwa yake, na hayo yote mtapewa kwa ziada.” katika maneno mengine, kutokana na Maneno ya Yesu tunaalikwa kuwa “Injili hai.” Hiki ni kipimo ili tuweze kuutambua uso uliogeuka wa Yesu katika nyuso zenye mateso za ndugu zetu mwetu.

    Wanafunzi walitamani kubaki mlimani, lakini sauti iliyotoka mbinguni ikawaalika kumsikiliza Yesu na kutoka nje ya uzoefu huu wamepatikana kuandamana naye mpaka upeo. Mara nyingi Mungu ametualika kufanya uzoefu wa uwepo wake kama ilivyotokea kwa wale mlimani, mfano, wakati tunaposhiriki katika sherehe fulani ama siku za maombi, uzoefu wa undugu na kadhalika. Uzoefu kama huu unaiimarisha imani yetu na hamu yetu kwa ajili ya kazi ya Mungu. Lakini safari yetu yapaswa kutendeka kati ya “kupanda mlimani” (mfano wa uzoefu wa Mungu wa kibinafsi) na “kushuka mlimani” (mfano wa changamoto za undugu na kazi). Kila siku tunaalikwa kufanya uzoefu wa “kugeuka sura” tena na tena kwa kusikiliza Neno la Yesu na kufanya mazoezi kuhusu Neno hili. Uzoefu huu unatusaidia kutambua uso wa Yesu katika nyuso za ndugu wengi kandokando yetu na kuona hisia na tabia sawasawa na zake kwa ajili yao. “Kusikiliza neno lake kunatupatia nguvu ya kumfuata mpaka mwisho.” Hii ni njia kamili ili tuweze pia kuishi kama “wana wapendwa” wa Mungu.   


Fr Ndega

ESCUTAR O FILHO PARA SERMOS MAIS FRATERNOS

 

Reflexão a partir de Gn 15, 5-12.17-18; Fil 3, 17-4.1; Lc 9, 28b-36



 

    Em nosso caminho para a Páscoa, depois de refletir sobre a experiência de Cristo no deserto e receber dele o exemplo de como vencer as tentações, somos convidados a subir com ele em uma alta montanha para fazer uma experiência de transfiguração, para mudar nossas imagens erradas de Deus e aderir plenamente ao seu projeto de vida. Para isso não nos faltam exemplos.

    Abraão é conhecido como nosso "pai na fé", porque foi o primeiro a dar total adesão ao plano de Deus, foi convidado a deixar seu povo, seu país e por-se a caminho. Ele não sabia para onde estava indo e o que lhe aconteceria, mas escolheu acreditar em Deus e acolher a sua promessa como garantia em sua jornada. Essa sua atitude leva o próprio Deus a concluir com ele uma aliança à qual permanece fiel até a última geração. Precisamos de uma fé como a sua, baseando nossa vida e nosso futuro na palavra de Deus.

    Paulo, escrevendo aos filipenses, apresenta-se como modelo para a comunidade por ter deixado tudo por causa da fé em Jesus Cristo. Como testemunha da boa nova da salvação, ele está disposto a ir até o fim na fidelidade. Ele critica fortemente os "inimigos da cruz de Cristo", ou seja, aqueles cujo comportamento parece negar a Obra de Cristo para a salvação, tentando assim desviar a comunidade do essencial de sua fé. A fé em Cristo que somos chamados a viver é o que fundamenta nossa esperança na vida eterna e na renovação de todas as coisas.

    O evento da transfiguração de Jesus, segundo a versão lucana, ocorreu oito dias após o anúncio do mistério de sua paixão, morte e ressurreição. Ao mesmo tempo, ele convida os discípulos a se unirem a ele “renunciando a si mesmos, carregando a propria cruz e lhe seguindo”. Isso foi contra todas as expectativas deles sobre o homem que eles reconheceram como o Cristo de Deus. Mesmo que Jesus tenha mencionado a ressurreição, seus corações estavam perturbados e, portanto, eles não conseguiram entender bem.

    Então, Jesus decidiu levar alguns deles consigo a um alto monte. Lá ele foi transfigurado diante deles. Essa experiência transfigurou tambem o modo deles de ver. Jesus mostrou um pouco de sua glória e a realidade futura da vida daqueles que o seguem fielmente. Ele os convida a fazer a experiencia do “Alto” para que possam ver e compreender melhor o significado de sua oferta e a participação deles em sua missão. “É bom estarmos aqui”, exclama Pedro. Foi precisamente isto: os discipulos foram convidados para fazer uma experiencia da beleza de Deus na pessoa de Jesus.

    A presença de Moisés e Elias se refere à revelação no Antigo Testamento. Estes dois falavam com Jesus sobre sua entrega em Jerusalém, que está em sintonia com toda a preparação realizada na Antiga Aliança. A voz do Pai que se faz ouvir, ou seja: “Este é o meu Filho amado, escutai-o”, o apresenta como ponto de referência para a nossa vida. Todos somos convidados a escuta-lo. Escutar na Bíblia é um verbo muito importante; expressa a atitude correta do judeu piedoso diante da Torá, Palavra de Deus, assumindo o compromisso de praticar o que ouviu. Assim, escutar a Palavra está intimamente relacionado à sua prática.

    Jesus é a revelação maxima de Deus. Ninguém mais pode revelar Deus como ele. Verdadeiramente Deus falou através dos nossos pais, mas “nestes dias”, tudo o que Deus continua a revelar às pessoas ele o faz através de seu Filho Jesus. Mesmo aqueles que não o conhecem, recebem a revelação de Deus através dele. Em cada irmão e irmã que são capazes de ajudar, podem servir o próprio Cristo, que se identifica com os que são necessitados (cf. Mt 25, 31-46). A medida é amor/compaixão. Os gestos de compaixão deles falam de Cristo.

    Os discípulos “tinham o desejo de permanecer no monte, mas uma voz do céu os convidou a escutar e obedecer a Jesus”. Muitas vezes Deus nos convida a fazer uma experiência profunda de sua presença como aconteceu com Abraão ou como os discípulos na montanha, por exemplo, quando participamos de uma celebração ou de um dia de oração e assim por diante. Experiências como essas fortalecem nossa fé e nosso zelo pela obra de Deus. É claro que queremos que essa experiência perdure por muito tempo. Mas o nosso caminho de fé é feito entre "escalar montanha" (símbolo da relação pessoal com Deus) e "descer da montanha" (símbolo da experiência da fraternidade).

    Todos os dias somos convidados a experimentar uma nova transfiguração escutando e praticando a Palavra. De que me serve esta experiência se não para me tornar mais próximo dos que me rodeiam, mais compassivo com eles? Em suma, esta experiência me faz reconhecer nos rostos desfigurados de tantos irmãos e irmãs o rosto transfigurado de Cristo e ter em relação a eles os mesmos sentimentos e atitudes do mestre. Nas pessoas que sofrem, Cristo continua sofrendo em nosso meio. Escutar  sua palavra nos motiva a escutar mais os necessitados e a ser mais concretos em nossas ações. Só assim podemos responder à proposta de vivermos como "filhos amados" de Deus.


Fr Ndega

ASCOLTARE IL FIGLIO PER VIVERE DA FRATELLI

 

Riflessione a partire da Gn 15, 5-12.17-18; Fil 3, 17-4,1; Lc 9, 28b-36



 

    Nel nostro cammino verso la Pasqua, dopo aver riflettuto sull’esperienza di Cristo nel deserto e ricevuto da lui l’esempio di come vincere le tentazioni, siamo invitati a seguirlo su un alto Monte per fare un’esperienza di trasfigurazione, perché possiamo cambiare le nostre immagini sbagliate di Dio e dare piena adesione al suo progetto di vita. Per fare questo non ci mancano gli esempi.

    Abramo è conosciuto come il nostro “padre nella fede”, perché fu il primo a dare totale adesione al progetto di Dio. Egli fu invitato a lasciare la sua gente, il suo paese e a mettersi in viaggio. Non sapeva dove doveva arrivare, ma scelse di credere in Dio e di accogliere la sua promessa come garanzia nel suo viaggio. Questo suo atteggiamento porta lo stesso Dio a concludere con lui un’alleanza alla quale si mantiene fedele fino all’ultima generazione. Abbiamo bisogno di una fede come la sua, fondando la nostra vita e il nostro futuro sulla Parola di Dio.

    Paolo scrivendo ai filippesi, si presenta come modello per la comunità per il fatto di aver lasciato tutto a causa della fede in Gesù Cristo. Come testimone della buona novella della salvezza, è disposto ad andare fino alla fine nella fedeltà. Critica fortemente i “nemici della croce di Cristo”, cioè, coloro il cui comportamento sembra negare l’Opera di Cristo per la salvezza, tentando con questo di deviare la comunità dall’essenziale della sua fede. La fede in Cristo che siamo chiamati a vivere è ciò che fonda la nostra speranza nella vita eterna e nel rinnovamento di tutte le cose.

    L’evento della trasfigurazione di Gesù, secondo la versione lucana, accadde otto giorni dopo l’annuncio del mistero della sua passione, morte e risurrezione. Allo stesso tempo, invita i discepoli ad unirsi a lui “rinnegando se stessi, portando la loro croce e seguendo Lui”. Questo era contro tutte le loro aspettative circa l’uomo che avevano riconosciuto come il Cristo di Dio. Anche se lui ha menzionato la risurrezione, il loro cuore era disturbato e per questo non riuscivano a capire bene.

    Allora, Gesù decise di prendere con sé alcuni di loro e portarli sul monte. Là egli fu trasfigurato davanti a loro. Questa esperienza trasfigurò il loro modo di vedere. Gesù mostrò un po’ della sua gloria e la realtà futura della vita di coloro che lo seguono fedelmente. Egli invita loro a fare l’esperienza “dell’Alto” perché possano vedere meglio e capire il senso della sua offerta e il senso della loro partecipazione alla sua missione. “È bello per noi essere qui”, esclama Pietro. È stato proprio questo: sono stati invitati a fare l’esperienza della bellezza di Dio nella persona di Gesù.

    La presenza di Mosè ed Elia fa riferimento alla rivelazione nell’Antico Testamento. Questi due parlavano con Gesù sulla sua consegna in Gerusalemme, che è in sintonia con tutta la preparazione realizzata nell’Antica Alleanza. La voce del Padre che si fa sentire, vale a dire: “Questo è il Figlio mio l’amato, ascoltatelo”, ci presenta Gesù come punto di riferimento della nostra vita. Tutti siamo invitati ad ascoltarlo. Ascoltare nella Bibbia è un verbo molto importante; esprime il giusto atteggiamento dell’Ebreo pio di fronte alla Torà, Parola di Dio, assumendo l’impegno di praticare ciò che ha sentito. Così ascoltare la parola è intimamente correlato alla sua pratica.

    Gesù è la rivelazione massima di Dio. Nessun altro può rivelare Dio come egli fa. Veramente Dio ha parlato ai nostri padri. Ma “in questi giorni” tutto ciò che Dio continua a rivelare alla gente lui lo fa attraverso il suo Figlio Gesù. Anche coloro che non conoscono Gesù ricevono la rivelazione di Dio per mezzo di lui. In ogni fratello e sorella che sono in grado di assistere possono servire lo stesso Cristo, che si identifica con coloro che sono nel bisogno (cfr Mt 25,31-46). La misura è l’amore / la compassione. I loro gesti di compassione parlano di Cristo.

    I discepoli “avevano il desiderio di rimanere sulla montagna, ma una voce dal cielo li invitò ad ascoltare e obbedire Gesù”. Dio ci invita spesso a fare esperienza profonda della sua presenza come è successo con Abramo o come i discepoli sul monte, per esempio, quando partecipiamo ad una celebrazione o a una giornata di preghiera e così via. Esperienze come queste rafforzano la nostra fede e il nostro zelo per l’opera di Dio. Naturalmente vogliamo che questa esperienza abbia lunga durata. Ma il nostro cammino di fede è fatto tra “scalare una montagna” (simbolo del rapporto personale con Dio) e “scendere la montagna” (simbolo della esperienza di fraternità).

    Ogni giorno siamo invitati a sperimentare una nuova trasfigurazione tramite l’ascolto e pratica della Parola. Di che mi giova questa esperienza se non per diventare più vicino a chi mi sta accanto, più compassionevole nei suoi confronti? Insomma, questa esperienza mi fa riconoscere nei volti sfigurati di tanti fratelli e sorelle il volto trasfigurato di Cristo ed avere verso di loro gli stessi sentimenti e atteggiamenti del maestro. Nella loro sofferenza, Cristo continua sofferente in mezzo a noi. L’ascolto della sua Parola ci motiva ad ascoltare di più chi è nel bisogno e essere più concreti nelle nostre azioni. Solo così possiamo rispondere alla proposta di vivere da “figli amati” di Dio.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi