sábado, 20 de maio de 2023

LA NOSTRA QUALITÀ DI VITA IN CAMMINO DI SALITA

 Riflessione a partire da Mt 28, 16-20 





    La centralità della nostra riflessione è il mistero della presenza di Gesù dopo che ha assegnato ai discepoli la continuazione della missione che il Padre gli ha affidato. Egli non ha lasciato il Padre quando è venuto da noi e non ci ha lasciato quando è tornato al Padre. L’Ascensione di Gesù parla di una modalità nuova della sua presenza in mezzo a noi, annunciando una nuova fase della sua missione.

    Possiamo dire che questo è il tempo della Chiesa, la comunità dei discepoli assistiti dal suo Spirito, forza che garantisce la presenza di Gesù in mezzo a loro. Le apparizioni di Gesù hanno motivato la comunità a riscoprire il senso e la gioia di essere discepoli. Ma sarà con la venuta dello Spirito, che diventeranno testimoni gioiosi e coraggiosi del Signore Risorto.

    Nel vangelo Gesù si trova con i suoi discepoli, condivide con loro l’autorità che ha ricevuto dal Padre e li invia a fare nuovi discepoli non per sé stessi ma per il Regno. Diventare dimora della Trinità è una prerogativa che appartiene non solo agli undici ma ad ogni nuovo discepolo di Cristo. I discepoli si prostrano davanti a Lui ma hanno ancora dei dubbi riguardo quello che vedono, non sono veramente sicuri di quello che devono fare. Alla fine, il Signore assicura la sua presenza ogni giorno accompagnandoli passo dopo passo nella missione che devono compiere: “Io sono con voi tutti i giorni…”

    Gesù sta partendo ma dice che rimane. Egli rimane vicino e attivo, confermando con segni concreti le parole dei discepoli. E’ la garanzia della sua costante presenza che motiva un gruppo così fragile a portare avanti il tesoro dell’evangelizzazione, l’annuncio della salvezza. Ogni discepolo di Cristo è chiamato a rendersi conto di questa verità: non è lui a fare qualcosa ma Colui che lo ha chiamato e non l'abbandona, anzi, si fa vicino perché abbia esito nella missione. Il punto di riferimento della missione non è la debolezza del discepolo ma la forza di Cristo nella sua vita e nella vita dei nuovi discepoli tramite la sua testimonianza.

    I due angeli chiesero ai primi discepoli e oggi a noi: “Perché state a guardare il cielo?” Come cristiani abbiamo bisogno di fissare la nostra attenzione su Gesù, che è il nostro modello e il nostro capo e là dov’è il capo vogliamo stare anche noi che siamo le sue membra. Ma non possiamo rimanere fermi a guardare il cielo lamentandoci per quello che non abbiamo. Come discepoli di Gesù siamo chiamati a continuare la sua opera con gratitudine e gioia.

    “La vita cristiana è un cammino; non un cammino triste ma gioioso”, perché con Gesù siamo in processo di ascensione al cielo, ma con i piedi fermi su questa terra. La vita cristiana è contemplazione e azione, è fede e opere. I segni della presenza di Gesù nel mondo sono riconosciuti per l’amore di coloro che credono in lui e seguono i suoi passi. Tutto questo ci viene dallo Spirito che non solo abita in noi ma opera dentro di noi per farci diventare nella pratica, nelle nostre azioni, ciò che siamo nel nome, cioè “Cristiani”, “altri Cristi”.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi 

sábado, 13 de maio de 2023

JESÚS NOS ENVIARÁ OTRO PARÁCLITO.

 

Reflexión sobre Hechos 8.5-8. 14-17; 1Ped 3. 15-18; Jn 14, 15 – 21




 

A partir de estos textos ya se comienza a hablar sobre la persona y la misión del Espíritu Santo, amor del Padre y del Hijo, dado para acompañar la misión de la comunidad de discípulos, para que puedan llegar a la plena comprensión de la revelación que el Maestro hizo y ser fecundos en el testimonio que están llamados a dar, aun en medio de las adversidades.

Según el texto de los Hechos de los Apóstoles, después de la persecución de la Iglesia en Jerusalén, muchos discípulos huyeron para continuar la evangelización en otros lugares. A partir del entusiasmo de Felipe en Samaría, muchos samaritanos recibieron la palabra de Dios con alegría. Los signos que Felipe realiza confirman la verdad de su palabra. Pedro y Juan son enviados desde Jerusalén para ayudar en el trabajo de Felipe, como señal de comunión de toda la Iglesia, que, guiada por el Espíritu Santo y atenta a los signos de los tiempos, realiza un apostolado fecundo para la salvación de las personas.

La evangelización no tiene límites y tiene la intención de remover el muro de separación que divide a las personas, trayéndoles los valores evangélicos. Esa misión está motivada por el Espíritu Santo, dado, no para la experiencia cerrada de un grupo, sino que es uno para todos. A través de él, aquellos que siguen a Jesús están siempre listos para “dar una respuesta a todos aquellos que piden una razón de la esperanza que está en ellos”. Este es un trabajo que debe realizarse con gentileza y respeto para que se haga la voluntad de Dios. Los misioneros son a penas instrumentos. En verdad, es Dios quien trabaja a través de su Espíritu trayendo transformación y gran alegría en la vida de las personas.

En el Evangelio, Jesús continúa su discurso de despedida y habla con sus discípulos de corazón a corazón, expresando sus profundos sentimientos hacia ellos. En este discurso él revela por un lado su comunión íntima con el Padre y, por otro, su propuesta vital a los discípulos para que puedan triunfar en su misión. Diciendo: “si aman, guardarán mis mandamientos”, a ellos les pide un compromiso concreto con sus enseñanzas, su Palabra. La Palabra no se resume en mandamientos, es mucho más. La Palabra “actúa en los que creen” (1 Tes. 2, 13), crea, genera, enciende, abre horizontes, ilumina pasos, siembra vida en los campos, da vida”.

La dificultad de entender el profundo significado del discurso del maestro y la falta de sintonía con sus sentimientos (“Si me amasen, se alegrarán…” Jn 14, 28) entristecen el corazón de los discípulos. Entonces, Jesús, como siempre, viene en auxilio de la debilidad de ellos e infunde coraje al hablar sobre la venida del Espíritu Santo a sus vidas. Este Espíritu actuará como un paráclito, pues tiene la función de quien consuela, defiende, protege, intercede en favor de ellos.

Pero, el texto atribuye al Espíritu la expresión “otro paráclito”, porque Jesús fue el primero. La acción de este Espíritu los llevará a comprender plenamente el significado de todo lo que Jesús hizo y enseñó como expresión de su amor libre y total, para que, a través de la experiencia del amor mutuo puedan tornar visible a los otros la presencia del propio Jesús. Así, el Espíritu hace presente a Jesús en ellos, el amor lo hace visible para los demás.

Vivimos en un mundo en el que el amor fue vaciado de su significado original, es decir, amo si puedo tener una ventaja, o amo hasta cierto punto, o amo a algunos y a otros no. Jesús no habla de un amor diferente, un amor verdadero y la veracidad del amor de una persona es medida por la capacidad de donarse y servir, sin discriminar a las personas. Aquellos que realmente aman sólo quieren el bien de la persona amada. Es a ese amor que Jesús nos llama hoy y es ese amor que nos vuelve verdaderamente libres y creíbles.

Amar a Jesús como él quiere es un don que nos es dado a través de la escucha fiel y constante de su Palabra. A través de la Palabra y de la acción del Espíritu, el Padre plasma en nosotros cotidianamente el corazón de Hijo para amarnos como él. No es un amor que me lleva a hacer a penas lo que me gusta, sino que me vuelve capaz de sacrificarme por los otros. Es un amor que me hace dejar mi egoísmo e ir al encuentro de los otros y sus necesidades. Este es el amor que vuelve fecundo nuestro apostolado, y solamente el Espíritu Santo puede mantener vivo ese amor en nuestros corazones. Por lo tanto, imploramos con confianza: ¡Ven, Espíritu Santo, enséñanos a amar como Jesús quiere!


Fr Ndega

Traduciòn: Nomade de Dios

GESÙ CI INIVIERÀ UN ALTRO PARACLITO


Riflessione su Atti 8,5-8.14-17; 1Pt 3,15-18; Gv 14, 15-21




 

    A partire da questa domenica si comincia a parlare della persona e missione dello Spirito Santo, donato per accompagnare la missione della comunità dei discepoli in modo che loro possano giungere alla piena comprensione della rivelazione che ha fatto il maestro ed essere fecondi nella loro testimonianza, anche in mezzo alle avversità.

    Dopo la persecuzione contro la chiesa di Gerusalemme, molti discepoli scappano per continuare l’evangelizzazione in altri luoghi. A partire dall’impegno di Filippo in Samaria molti Samaritani accolgono con gioia la parola di Dio. Se sei seguace di Gesù sei chiamato a fare la differenza nella vita di chi ti sta accanto, cioè, ad essere motivo di gioia per lui. Però, questo è possibile solo mediante lo Spirito Santo. Senza la sua guida facciamo fatica a impegnarci per il bene dell’altro.

    In continuità a questo messaggio, la seconda lettura ci dice che dobbiamo essere sempre pronti a “rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi”.  Questo non va fatto con arroganza, ma con dolcezza e rispetto affinché la volontà di Dio sia fatta. Ecco perché hai bisogno dello Spirito! È Lui che ti fa crescere nella consapevolezza di essere solo uno strumento. È Dio che opera dei cambiamenti e dona grande gioia nella vita delle persone.

    Nel Vangelo Gesù continua il suo discorso d’addio. Da una parte rivela la sua intima comunione con il Padre e dall’altra la condizione fondamentale per l’esito della missione dei discepoli. Egli chiede loro che si impegnino a mettere a frutto i suoi insegnamenti, come segno del loro amore verso il maestro. Non si ama a parole. Chi dice di amare qualcuno /qualcuna deve imparare ad essere concreto nel suo modo di amare.

    Gesù infonde coraggio nei discepoli, parlando della venuta dello Spirito Santo nella loro vita. Questo Spirito agirà come paraclito, cioè, colui che consola, difende, protegge, intercede. Il termine usato è quello di “altro paracleto”, perché è stato Gesù il primo. L’azione di questo Spirito li porterà a comprendere appieno le parole e i gesti di Gesù motivando i discepoli a rendere visibile agli altri la presenza dello stesso Gesù attraverso l’amore vissuto vicendevolmente.  

    Viviamo in un mondo nel quale l’amore è stato svuotato del suo senso originale, cioè io amo se posso averne vantaggio, oppure io amo fino a un certo punto; ancora, io amo alcuni, ma gli altri no. Gesù ci parla di un amore diverso; un amore vero e la veracità dell’amore di una persona è misurata dalla capacità di donar-si e servire, senza aspettare contraccambio. Chi ama veramente vuole soltanto il bene della persona amata. È questo amore che ci rende veramente liberi e credibili ed è a questo amore che Gesù ci chiama quest’oggi.

    Amare Gesù come lui vuole è un dono che ci viene dato dall’ascolto fedele e costante della sua Parola. Tramite la Parola e l’azione dello Spirito, il Padre plasma quotidianamente in noi il cuore del Figlio al fine di amare come lui. Non è un amore che mi porta a fare solo ciò che mi piace ma che mi rende capace di sacrificarmi per gli altri, cioè, a dimenticare me stesso per soccorrere l’altro. Vuol dire che metto l’altro al centro delle attenzioni e non me stesso. Questo è l’amore che rende fecondo il nostro apostolato e solamente lo Spirito Santo può mantenere vivo questo amore nel nostro cuore.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi