sexta-feira, 24 de dezembro de 2021

EGLI È UNO DI NOI

 

Riflessione a partire da Is 52, 7-10; Hb 1, 1-6; Gv 1, 1-18



 

    Stiamo vivendo un tempo di gioia e di ringraziamento, il Natale del Signore. Tutto sembra avere più colori, più luce e più significato, nonostante la sfida di questo nostro tempo pandemico. Ma il clima che ci fa vivere il natale ci aiuta a superare tutto questo, perché Dio è con noi. Egli è diventato uomo incarnando la nostra realtà affinché possiamo diventare divini incarnando la sua identità. Il messaggio della nascita di Gesù è un messaggio di grande gioia per tutti, perché il Salvatore è nato per tutti. Rallegriamoci perché Dio ci porta la salvezza dimorando in mezzo a noi!

    La salvezza è opera di Dio, ma si realizza nel mondo con la partecipazione umana. Maria e Giuseppe sono il nostro esempio concreto. Attraverso la semplicità dell'evento e delle persone coinvolte, Dio ci mostra il suo modo di agire per compiere la grande opera della salvezza. Questo ci fa ricordare un proverbio africano che dice: “Persone umili, facendo cose semplici ed in piccoli posti sono in grado di cambiare il mondo”. I grandi cambiamenti di cui la nostra società ha bisogno devono accadere nel cuore di ogni persona. La nuova società accadrà quando tutti prenderemo coscienza della necessità di cambiare noi stessi, piuttosto che cercare di cambiare gli altri.

    Nella prima lettura, dopo l'esperienza dell’esilio il popolo d'Israele vive un tempo di rinnovamento e riscopre la propria vocazione come popolo di Dio. Il senso della sua vocazione non è usare vendetta contro i nemici, ma proclamare una buona notizia, che è messaggio di pace, di gioia, di salvezza. Trattasi di un messaggio di incoraggiamento e di speranza che deve raggiungere tutti affinché tutti i popoli possano fare esperienza della salvezza. Come nuovo popolo di Dio, noi siamo gli eredi di questo messaggio, cioè, proclamare la salvezza di Dio in Gesù Cristo.  

    Tutto ciò che Dio ha fatto nella nostra vita deve essere proclamato. “La gioia che è risultato di questa sua azione non sarà piena per noi se non la proclamiamo agli altri”. Questo movimento inizia in Dio stesso, che è il Dio della parola. Ha creato tutte le cose e le sostiene con la potenza della sua parola. Così, la seconda lettura testimonia che egli dopo aver parlato nel passato tramite i nostri antenati, parla oggi e continua a parlare perché la parola è stata sempre con lui. Questa Parola è Gesù Cristo, il mediatore della nuova ed eterna alleanza per il quale siamo stati salvati.

    "La parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". Il Figlio di Dio, la sua Parola eterna, è la ragione di tutto ciò che fu creato. Questa Parola si fece carne nel grembo della Vergine Maria, rivelando il vero volto di Dio: quello di un Padre pieno di misericordia e compassione. Egli è la misericordia che si lascia trovare e toccare, portando una nuova proposta di vita. Ma non basta riconoscere la misericordia di Dio in Gesù; è anche necessario permettere di essere toccati da questa misericordia e plasmati dal suo messaggio di amore e di pace.

    In Gesù, Dio è uno di noi. Il Figlio di Dio si è abbassato al nostro livello per elevarci al suo, quello di figlio di Dio. Infatti la sua nascita ha fatto diventare tutti gli uomini una sola famiglia. Nel Figlio fatto uomo siamo diventati figli di Dio, come ci dice Sant’Agostino: “Avendo un Figlio unigenito, Dio l’ha fatto figlio dell’uomo, e così viceversa ha reso il figlio dell’uomo figlio di Dio”. Non fu facile accogliere Gesù allora e non lo è in questi nostri giorni, perché viene nel silenzio, nel quotidiano ordinario delle persone, cioè senza eventi straordinari: è necessario prestare attenzione, fare silenzio ed ascoltare. Egli è il Dio del quotidiano e ci chiama all’essenziale.

    Anche se viviamo in una società consumista, che impedisce la nostra attenzione all’essenziale nella nostra vita, dobbiamo essere attenti, il Natale non è consumismo. È la festa della rivelazione del mistero dell'amore di Dio che fa diventare il cuore umano dimora di valori veri. Dio ci ama liberamente e generosamente, senza meriti da parte nostra. Questa esperienza ci porta a fare lo stesso; così il Natale sarà più di un periodo nell’anno. Sarà sempre Natale, se impariamo ad amare veramente offrendo del nostro meglio in vista di una società più giusta e fraterna per il bene di tutti.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

sábado, 11 de dezembro de 2021

IL SIGNORE È CON NOI

 

Riflessione a partire da Sof 3, 14-17; Fil 4, 4-7; Lc 3, 10-18



“Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele!”; “Fratelli, siate sempre lieti nel Signore!” Come si vede, il tema centrale di questa liturgia è la gioia. Infatti, questa domenica è chiamata domenica della gioia. Anche se non è ancora Natale, questi brani intendono anticipare nel nostro cuore il clima che vivremo fra poco.

Sofonia afferma che abbiamo più motivi per la gioia che per la tristezza poiché il Signore è Salvatore in mezzo a noi e ci rinnova con il suo amore. Secondo San Paolo la gioia è il nostro distintivo perché il Signore è vicino a noi sempre. Davanti a situazioni che ci fanno paura e portano scoraggiamento la nostra risposta deve essere la preghiera fervorosa e la carità ardente.

La buona notizia di Gesù inizia con l’attività di Giovanni Battista, il più grande dei profeti, lo dirà lo stesso Gesù. Però la sua vera grandezza si è dimostrata nel riconoscere la grandezza del Signore, considerando sé stesso come soltanto una voce che grida nel e dal deserto preparando la strada a colui che deve venire. Tramite il gesto del battesimo egli motivava la gente all’incontro con la misericordia di Dio che è accessibile a tutti perché il Signore vuole salvare tutti.

Il predicatore Giovanni ha raggiunto grande credibilità tra alla gente, a tal punto che molti venivano a trovarlo, ma la ragione di tanta credibilità non erano solamente le sue parole, ma anche la sua umiltà e il suo stile di vita semplice. Anche se non ci fossero state le sue parole, la sua vita era già un vero annuncio della nuova realtà che Gesù ci ha portato. Come Giovanni anche noi possiamo fare la differenza nella vita di molte persone. Ma non c’è profezia senza ‘esperienza di deserto’, cioè, della Parola di Dio che poi si traduce in condivisione, solidarietà, giustizia.

Questa è la risposta alla domanda: “e noi, che cosa dobbiamo fare?”  è la Parola stessa che ci dice cosa fare. Non possiamo restare indifferenti, facendo finta che non abbia niente a che fare con noi. Dopo aver ascoltato la Parola attraverso la bocca di Pietro le folle diranno: “Uomini, che cosa dobbiamo fare?” è la Parola che fa ardere il cuore e provoca il desiderio di conversione. Solo se la nostra vita è cambiata dalla Parola possiamo essere testimoni credibili di una buona notizia poiché la testimonianza di vita è più efficace delle parole. In questo senso Giovanni Battista è un modello stupendo perché “vive prima su se stesso quello che consiglia agli altri”.

Giovanni era così credibile da essere ritenuto il Cristo. Potendo approfittare della situazione in suo favore, non l’ha fatto. Egli trovava senso nell’annunciare un altro più grande di lui, viveva per questo. San Paolo dirà più tardi: “Per me, il vivere è Cristo”. Riguardo alla riservatezza e sincerità di Giovanni, ci consiglia Sant’Agostino: “Prendete esempio dal Battista che, scambiato per il Cristo, dice di non essere colui che gli altri credono sia… si guarda bene dallo sfruttare l’errore degli altri ai fini di una sua affermazione personale… riconoscendo semplicemente quello che era”.

Ecco come dobbiamo preparare le vie del Signore: essere autentici e sinceri come Giovanni, consapevoli della nostra vera identità, per non occupare nella vita delle persone il posto che appartiene a Cristo. Come Giovanni, cerchiamo di essere solo la voce che serve come veicolo perché la Parola raggiunga il cuore degli altri. E per arrivare a questo abbiamo bisogno di essere cambiati dalla Parola in modo da diventare veri e gioiosi testimoni di essa. Solo chi vive un percorso serio di conversione personale è in grado di contribuire alla conversione degli altri. Allora, che cosa dobbiamo fare? Lo stile di vita semplice e distaccato del Battista è la risposta. Seguiamolo!


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

sábado, 4 de dezembro de 2021

LA SALVEZZA ALLA PORTATA DI TUTTI

 

Riflessione a partire da Bar 5, 1-9; Fil 1, 3-6, 8-11; Lc 3, 1-6


 

    La liturgia di questa domenica ci invita ancora ad accogliere il Signore che viene a portarci la salvezza. Dobbiamo prepararci bene per poter ricevere il Messia in qualsiasi momento. L'Avvento ci aiuta a renderci conto che per una vera preparazione dobbiamo cambiare il nostro cuore. Nella prima lettura, le parole del profeta Baruc motivano il popolo esiliato in Babilonia e proclamano la liberazione che sta per arrivare. Dopo la sofferenza provata durante questo periodo potranno tornare a casa, a Gerusalemme, con grande gioia perché Dio si è ricordato di loro e li conduce alla luce della sua gloria. Questa realtà prefigura la nostra salvezza in Cristo. Nella seconda lettura, Paolo riconosce con gioia la carità e fratellanza dei Filippesi che molto ha concorso alla diffusione del vangelo accolto da essi con entusiasmo e prontezza. È per mezzo di Cristo e del suo vangelo che i Filippesi e i cristiani di ogni tempo possono generare buoni frutti a gloria di Dio.

    Il Vangelo parla di Giovanni Battista raggiunto dalla Parola di Dio nel deserto. Nella Bibbia il deserto è un luogo speciale per l'esperienza di Dio e della sua Parola. In quel luogo molte persone scelte dal Signore si prepararono per assumere la loro missione secondo la volontà di colui che li aveva chiamati. Giovanni Battista è una di queste persone. Lui è l'ultimo e il più grande dei profeti. Nel suo testo Luca menziona eventi storici, capi politici e religiosi per darci una precisazione del contesto di allora e per mostrare che per mezzo del suo messaggero, Dio entra nella vita concreta delle persone coinvolgendosi nella loro quotidianità e offrendo la sua misericordia.

    Dio non parla direttamente ma attraverso gli eventi della storia umana. Ci colpisce il fatto che anche se vengono citati nomi di persone importanti e nobili del popolo, Dio non va al palazzo né rivolge la sua Parola a quei capi; va, piuttosto, nel deserto, da uno sconosciuto, uno che non conta tanto per quella società. Non interessa a Dio quelli che dominano e pensano di aver il destino delle persone nelle loro mani. Ciò che richiama l’attenzione di Dio è l’atteggiamento di ascolto alla sua Parola e la disposizione per fare la sua volontà. Nella sua esperienza di deserto Giovanni ha fatto spazio nella sua vita alla Parola e, per questo è stato raggiunto da essa. “Una persona può raggiungere il cuore delle altre solo quando la Parola ha raggiunto il proprio cuore”, afferma Raniero Cantalamessa.  

    La venuta di Giovanni segue il piano di Dio che ha un tempo giusto per ogni cosa. La sua Parola trasforma la vita di Giovanni in uno strumento di salvezza. Siccome Giovanni è un ponte tra l'Antico e il Nuovo Testamento, la sua opera annuncia l’inizio dei tempi messianici. Lui è soltanto una voce che prepara le vie per la Parola; ha vissuto per questo. La voce è intimamente legata alla Parola: “senza la Parola la voce non ha contenuto e senza la voce la Parola non ha suono”. Giovanni preparò la gente per ricevere il Messia mediante un battesimo di conversione. Attraverso questo segno annunciava la misericordia di Dio che è accessibile a tutti perché è disegno di Dio che la sua salvezza giunga a tutti: “Ogni essere umano vedrà la salvezza di Dio!” Quindi, il segno di Giovanni prefigura il passaggio dal peccato e dalla morte alla grazia e alla vita nuova offerta dal Messia Gesù.

    Il battesimo di Giovanni è diverso dal nostro battesimo, ma entrambi sono un'opportunità per vivere una nuova vita e richiedono un atteggiamento interiore di conversione. Per noi la vita nuova è dono di Cristo e frutto della sua missione. Il battesimo cristiano garantisce la partecipazione alla vita di Dio stesso; si tratta di un segno esterno ma che indica una trasformazione interiore da una vita di peccato e di morte alla vita nuova della Grazia. Ci sono ancora ostacoli da superare nella nostra vita affinché possiamo assumere in profondità questa realtà, vivendo in un modo nuovo la nostra relazione con Dio e con gli altri.  Portando l’esempio di Giovanni, l'Avvento ci propone di occuparci dell’essenziale, vivendo la nostra quotidianità nella semplicità, aperti e disponibili ai piani di Dio sulla nostra vita per diventare anche noi strumenti della sua misericordia, della sua salvezza.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi