domingo, 24 de janeiro de 2021

NON TORNARE AD ESSERE COME PRIMA

 

Riflessione su Giona 3, 1-5.10; Mc 1,14-20


 

    Nel cammino verso il dono totale di sé, Gesù decide di entrare nel quotidiano delle persone invitandole a condividere il suo quotidiano. Egli non fa violenza alla libertà di nessuno; viene come un amico in modo molto semplice e ci fa la sua proposta coinvolgente, difficile da rifiutare. Come ai primi discepoli, anche oggi Gesù ci visita, si interessa di noi e ci chiama a seguirlo. Forse non riusciamo a seguirlo subito come Lui vorrebbe, ma egli accetta che facciamo un primo passo, così come siamo e possiamo. Sicuramente dopo averlo incontrato, il nostro quotidiano non sarà più come prima, e allora è giusto cercare di crescere nella capacità di conformare pian piano la nostra vita alla sua. È questo il processo di conversione che coinvolge ogni persona chiamata a seguirlo da vicino.

     Il primo brano parla della missione del profeta Giona e la conversione della gente di Ninive, capitale assira. Giona è un profeta un po’ particolare. Egli è un ebreo che è chiamato a una missione in mezzo a un popolo nemico degli ebrei. Ha tentato di rifiutare, ma poi finisce per accettare. Però, mentre Dio manda ad annunciare la conversione, il profeta annuncia la distruzione. Per fortuna la gente di Ninive ha creduto in Dio e ha cambiato i suoi atteggiamenti. È soltanto questo che Dio aspetta da ciascuno dei suoi figli, vale a dire un atteggiamento sincero di conversione a lui, non importa la nazione a cui appartenga.

      Questa è l’intenzione di Gesù quando inizia la sua vita pubblica. Quando Giovanni è stato arrestato, quando cioè la profezia della Parola di Dio non era più proclamata, Gesù aveva capito che era arrivato il suo turno. Lascia la Giudea dove ha fatto l’esperienza del battesimo e del deserto e va in Galilea proclamando il vangelo di Dio. Il centro del suo messaggio è la vicinanza del Regno di Dio e quindi, l’invito alla conversione come atteggiamento fondamentale per accogliere questo Regno. Diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete nel Vangelo”. Con Gesù il tempo raggiunge la sua pienezza. Il tempo di cui parla qui non è Kronos come quantità del tempo, ma kairòs, cioè l’occasione opportuna di trovare Dio e la sua salvezza. Con Gesù è ormai tempo di sentire Dio che ci è veramente vicino.

        Nella persona di Gesù il Regno diventa una realtà concreta. Credere ed accettare questo regno vuol dire accettare di seguire Gesù che porta la proposta di una società totalmente nuova che cambia totalmente la vita di chi è coinvolto. Così Gesù passa e vede due fratelli, che nel lavoro di ogni giorno cercano di aiutarsi a vicenda, generando vita e costruendo la storia. Gesù si offre come punto di riferimento, chiamando questi fratelli a dare un nuovo senso alla loro quotidianità: “venite con me e vi farò pescatori di uomini”. Gesù è molto chiaro e la sua proposta è coinvolgente e affascinante. Da questi fratelli egli vuol costruire un mondo di fratelli. Questa proposta invita a lasciare tutto subito, cioè con totale disponibilità: primo le reti, poi la famiglia…    

      Secondo questo testo la chiamata a seguire Gesù implica prendere sul serio un cammino di conversione. La chiamata fondamentale fatta ad ogni persona è quella di andare dietro Cristo e con Cristo per dare un senso vero alla propria vita, come i primi discepoli che continuarono ad essere pescatori ma in modo diverso. Dopo aver incontrato Cristo non è possibile continuare la propria vita nello stesso modo di prima, perché l’autenticità di tale incontro mi invita a prendere posizione, vivendo la mia quotidianità in un modo diverso. “Il quotidiano non è il banale. È abitato da una presenza”. Attraverso il quotidiano Dio ci visita continuamente e ci propone una metanoia, cioè un cambiamento di mentalità, di modo d’agire, di ragionare, di vivere.

      Per vivere bene la vocazione bisogna lasciare qualcosa o molte cose. “Però è importante ricordare anche che discepolo non è chi lascia qualcosa, ma chi ha incontrato qualcuno. Quello che si perde è compensato abbondantemente con quello che si trova”. È proprio così la nostra avventura con Gesù; non sappiamo dove va a finire, ma lui sa. Bisogna avere il coraggio di fidarsi di lui che ha voluto affidarci il suo Regno. Quindi siamo chiamati a unire la nostra vita alla sua per poter dare un senso nuovo alla nostra vita. Come i primi discepoli che hanno lasciato tutto e con prontezza hanno risposto al Signore che li chiamava, affidiamoci a Gesù, lasciando le nostre false sicurezze e tutto ciò che ci impedisce di vivere la nostra vocazione con totale disponibilità al servizio del Regno.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi 

sábado, 9 de janeiro de 2021

SIAMO STATI RIGENERATI

 

Riflessione a partire di Isa. 55, 1-11; 1Gv 5, 1-9; Mc 1, 7-11




 

        La liturgia della Chiesa Cattolica oggi celebra la festa del Battesimo di Gesù che segna la fine del Tempo di Natale e l’inizio del Tempo Ordinario. Se il battesimo di Gesù è l’inizio della sua vita pubblica, a partire da questa liturgia ci viene data l’opportunità di accompagnarlo nell’esercizio del suo ministero in Palestina. Questa è anche un'occasione per ricordare il nostro battesimo e rinnovare il nostro impegno cristiano, vivendo la vocazione di figli amati di Dio, come Cristo.

         Nella prima lettura, Isaia ci fa capire che esiste una sete e una fame molto più profonde di quelle che sentiamo per l’acqua e il cibo materiale. Cerchiamo senso, felicità, pienezza. Dio sa che ne abbiamo bisogno e per questo ci invita a un incontro: “Cercate il Signore mentre si fa trovare”. Si mostra accessibile per questo incontro e ci invita a cercarlo perché Egli è l’Unico in grado di saziare i desideri più profondi che portiamo nel cuore. Così l’invito: “Venite all’acqua! Mangiate gratuitamente!” diventa: “Venite a me!” Gesù porterà a pieno compimento questa offerta gratuita e generosa di Dio facendosi cibo e acqua viva per tutti; “dalla sua pienezza riceviamo grazia su grazia”.

       “Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede”. È la fede in Gesù Cristo che ci rende forti e in grado di vincere ogni avversità che si presenta nel nostro quotidiano. Questa fede l’abbiamo ricevuta nel nostro battesimo attraverso cui siamo diventati “altri cristi”, cioè, siamo invitati a vivere come Lui, continuando la sua opera per l’edificazione della Chiesa e la salvezza dell'umanità. Perché la nostra fede sia efficace e feconda è necessario che viviamo con coerenza il battesimo che abbiamo ricevuto, cioè, la nostra identificazione con Cristo. Per questo Don Calabria invita: “La nostra fede sia concreta, coerente! Nessun contrasto tra la fede che professiamo e la condotta che abbiamo”. Ringraziamo Dio per il dono di poter condividere la sua stessa vita.

        Il vangelo è diviso in due parti: nella prima parte Giovanni parla di Gesù e del battesimo con lo Spirito Santo che Lui ha portato al mondo (7-8) e nella versione di Matteo, lo stesso Giovanni sperava di essere battezzato con questo battesimo. La seconda parte racconta il momento in cui Gesù viene per essere battezzato da Giovanni. Egli cambia i piani del Battista, viene in persona per essere battezzato e si mette in coda con i peccatori.

      È stato un momento sconcertante per Giovanni che si considerava una voce soltanto, indegno anche di chinarsi per sciogliere i lacci dei suoi sandali. Ma alla fine concorda con Gesù. Più avanti lo stesso Gesù riconoscerà la grandezza di Giovanni mettendo la sua umiltà come esempio per tutti noi. Giovanni battezzava il popolo con acqua come segno di conversione, ma Gesù non aveva bisogno di conversione. Perché allora ha accettato di essere battezzato?

       Per Gesù questa è stata un’occasione per mostrarsi solidale con i peccatori, compiendo la profezia di Isaia: Egli è il servo del Signore umile e mite, che non disprezza nessuna traccia di bene e opera per la salvezza di tutti”. Fin dal battesimo vediamo come Gesù manifesta il suo essere misericordioso per il suo gesto di mescolarsi con i peccatori, coinvolgendosi nel loro quotidiano. Con il suo gesto Gesù apprezza anche l’opera di Giovanni, confermando che Dio cerca un popolo ben disposto, che torni a Lui con tutto il cuore.

         Dice il brano che uscendo dall’ acqua, l’identità di Gesù viene confermata con la discesa dello Spirito su di Lui e la testimonianza del Padre, vale a dire: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in Te mi sono compiaciuto”. Il Padre si compiace del Figlio perché fa la sua volontà, che è salvare i peccatori. Questa voce sarà udita di nuovo nell’evento della trasfigurazione. Sulla montagna, il Padre ha mostrato il suo amore per il Figlio invitando tutti ad ascoltarlo e vivere da amati, come Lui. I due eventi sono un invito a coinvolgersi nella stessa comunione che il Figlio prova con il Padre.

       Dopo questa esperienza, Gesù si sente motivato dallo Spirito a iniziare la sua opera di salvezza proponendo una nuova nascita a tutti coloro che sono chiamati ad essere figli amati nel Figlio. Il battesimo che Gesù suggerisce è la capacità di partecipare alla sua stessa vita. Il segno distintivo che ci viene stampato, cioè la nuova identità di figli di Dio, non può essere spazzato via. Rimane per sempre! Questa nuova vita è dono di Cristo stesso e compimento della sua missione.

    Attraverso questo segno esteriore moriamo veramente alla vita di peccato, e sperimentiamo la risurrezione per una nuova vita in Cristo. Siamo stati rigenerati e diventati “altri cristi” per fare la differenza in un mondo che si allontana sempre di più dalla proposta di vita predicata da Giovanni e incarnata da Gesù. Egli è la luce vera che illumina tutti. Chi lo segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. Così, a partire da Lui la nostra nuova condizione come figli amati è quella di contribuire a far conoscere sempre di più il progetto d’amore del Padre per tutti i suoi figli.


Fr Ndega 

Revisione dell'italiano: Giusi


domingo, 3 de janeiro de 2021

LA LUCE CHE ILLUMINA OGNI PERSONA

 

  Riflessione a partire da Sir 24, 1-2.8-12; Ef 1, 3-6.15-18; Gv 1, 1-18



       Stiamo vivendo un tempo di gioia e di gratitudine, il Natale del Signore. Tutto sembra avere più colore, più luce e più senso, anche i momenti contradittori e dolorosi della nostra vita. Questo è il risultato della presenza di Dio in mezzo a noi. Egli ha assunto la nostra natura umana per insegnarci ad essere umani in modo vero. Ringraziamo Dio perché continuamente ci offre l’opportunità di rinnovare la nostra vita. Rallegriamoci ed esultiamo perché Dio ha deciso di portarci la salvezza e, nella sua sapienza, “ha posto le radici in mezzo a noi”.

       Il brano del vangelo odierno è il prologo del vangelo di Giovanni che per la ricchezza di elementi che ci porta, “non sembra una introduzione ma una sintesi di tutto questo quarto vangelo”. La prima espressione, vale a dire, “In principio…” ci richiama l’inizio del libro della Genesi, che ci parla della creazione. Così si capisce che l’intenzione di Giovanni è di sottolineare che con il Verbo Gesù Cristo avviene una nuova creazione: “L’attività di Gesù, inviato dal Padre, consiste nel fare nascere un uomo nuovo; la sua azione corona l’opera creatrice iniziata da Dio “in principio”.

       Quello che la prima lettura sottolinea riguardo la sapienza, nella sua “lode a Dio tra i benedetti” di Dio, l’evangelista Giovanni attribuisce a Gesù, Verbo fatto uomo, pieno di grazie e di verità. Non solo era con Dio e collaborava con Lui ma “era Dio”, la sua realtà più intima, che si esprime come Verbo. “Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui”, senza di Lui nulla è stato fatto di tutto ciò che esiste e nulla possiamo fare con risultato. Per questo è pieno di senso l’espressione della liturgia delle ore: “Il piano del Padre è fare di Cristo il cuore del mondo”.

         Il Figlio, che è anteriore alla creazione e ragione di tutto ciò che fu creato, si fece carne nel grembo di una donna, la Vergine Maria, rivelando Dio come un Padre pieno di bontà e compassione. Il Padre è proprio così, e se la nostra esperienza ci dice diversamente stiamo sbagliando strada. Se nel passato Dio si è servito dei nostri antenati per guidare le persone nelle sue vie, costituendo con loro una prima alleanza, lo ha fatto assistito dal suo Verbo. Con l’incarnazione il Verbo si è reso visibile come mediatore della nuova e eterna alleanza, portando a compimento in modo pieno e definitivo il piano di salvezza che Dio ha voluto per tutti i popoli.

        Il Padre è rivelato da Gesù e si rivela in Gesù. Però in Gesù contempliamo non solo l’immagine del Padre ma anche il progetto di essere umano sognato dal Padre. Per questo non basta riconoscere in Gesù la salvezza di Dio e sapere che Dio ci ama; bisogna anche abbracciare la sua proposta di vita, il progetto di uomo nuovo che Egli porta. Egli è la misericordia che si lascia trovare e toccare e seguire. “A quanti l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio”. Accogliere Gesù vuol dire credere in Lui e seguirlo, accettando di conformare la propria vita alla sua. È questa la via per partecipare alla vita stessa di Dio come suoi figli. La chiave è Cristo, il Figlio.

       Gesù è venuto al mondo come luce per illuminare ogni essere umano poiché eravamo sotto il dominio delle tenebre: tenebre dell’ignoranza, del peccato, della morte. Di fronte al rischio di lasciarci dominare nuovamente, non possiamo dimenticare che è stato per la libertà che Cristo ci ha liberato e dalla sua pienezza abbiamo ricevuto grazia su grazia. Quindi non ci manca l’aiuto necessario affinché possiamo piacere a Dio in tutto. Non dobbiamo rendere vana la grazia di Dio in noi optando di vivere lontano da Lui, in contrasto con il progetto di essere umano portato da Gesù.

       Con il suo inno di lode a Dio Padre, San Paolo ribadisce che “In Lui (Gesù) il Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo”. È bello constatare che la nostra esistenza non è stata all’improvviso neanche frutto del caso. Siamo un progetto d’amore del Padre, sognati dall’eternità e ogni giorno Egli plasma in noi il cuore del Figlio” perché possiamo seguirlo nella fedeltà. Quindi, non seguiamo una dottrina ma una persona, Gesù Cristo, diventata il centro della nostra vita, perché soltanto attraverso di Lui è possibile raggiungere la salvezza. Anche senza saperlo, siamo illuminati ogni giorno dalla sua luce per essere testimoni della luce e della verità, come lo fece Giovanni Battista. Anche coloro che non conoscono Gesù sono illuminati dalla sua luce poiché l’amore di Dio non ha limiti né confini. Così, un giorno conosceranno la verità che rende l’essere umano veramente libero.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi