segunda-feira, 11 de março de 2024

3 San Giuseppe PADRE NELLA CARITÀ

 

 Una riflessione a partire da Lc 2,22-24




 

Cari fratelli e sorelle, grazia e pace nei vostri cuori!

Ecco, siamo già al terzo gradino della nostra salita verso la solennità di San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria. Delle virtù teologali, fede, speranza e carità, siamo arrivati alla più grande di tutte: la carità. Il nostro compito ora è riflettere su San Giuseppe Padre nella carità. Il nostro testo di riferimento è Lc 2, 22-24. Si tratta dell’episodio della presentazione del bambino al tempio. Insieme con Maria, Giuseppe compie con amore e umiltà ciò che la Legge del Signore prescrive, favorendo, come fa un buon padre, l’inserimento del figlio nel quotidiano della sua gente.

Il presente rito riferito da Luca include il riscatto del primogenito e illumina la successiva permanenza di Gesù dodicenne nel tempio. Il riscatto del primogenito è un altro dovere del padre, che è adempiuto da Giuseppe. Nel primogenito era rappresentato il popolo dell'alleanza, riscattato dalla schiavitù per appartenere a Dio. Anche a questo riguardo Gesù, che è il vero «prezzo» del riscatto (cfr. 1Cor 6,20; 7,23; 1Pt 1,19), non solo «compie» il rito dell'antico testamento, ma nello stesso tempo lo supera, non essendo egli un soggetto da riscattare, ma l'autore stesso del riscatto.

La grandezza di San Giuseppe consiste nel fatto che egli fu lo sposo di Maria e il padre di Gesù. In quanto tale, ‘si pose al servizio dell’intero disegno salvifico’, come afferma San Giovanni Crisostomo. San Paolo VI dice che la sua paternità si è espressa concretamente “nell’aver fatto della sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero dell’incarnazione e alla missione redentrice che vi è congiunta; nell’aver usato dell’autorità legale, che a lui spettava sulla sacra Famiglia, per farle totale dono di sé, della sua vita, del suo lavoro; nell’aver convertito la sua umana vocazione all’amore domestico nella sovrumana oblazione di sé, del suo cuore e di ogni capacità, nell’amore posto a servizio del Messia germinato nella sua casa” (omelia, 19 marzo 1966).

La carità di Giuseppe consiste nell’essere un padre che ha amato tanto suo figlio e sua moglie. Un uomo di silenzio, di posture etiche dal punto di vista del vissuto della fede e dei principi della vita familiare. Solo l’amore ci può dare una luce per capire come ha vissuto Giuseppe, come è stato un lavoratore onesto e degno d’essere il Custode del Santo Figlio di Dio. Secondo il Papa Francesco “Gesù ha visto la tenerezza di Dio in Giuseppe” (PC, n. 2). Questa sarebbe un’altra affermazione della carità vissuta in famiglia, da cui Giuseppe è stato il protagonista. Se Lui ha trasmesso a Gesù la tenerezza di Dio, troviamo un modello di padre che non solo ha protetto il bambino e la sposa dai pericoli del suo tempo, ma che ha messo in pratica con l’amore silenzioso ed operante, la tenerezza che sarebbe canale della grazia di Dio per la Sacra Famiglia.

La Carità cristiana ha avuto il suo inizio concreto proprio nella casa di Nazareth, ”luogo fisico e storico dove la Carità divina si è realizzata; è la dimora di Dio con gli uomini (Ap 21,3) dove l’onnipotenza dell’Altissimo si rende compagna di lavoro, lotta, sudore, ansie, speranze e gioie di ogni uomo sotto le spoglie di un bambino prima, e di un falegname poi”. È nel silenzio di Nazareth che la Carità in persona cresce, senza fare miracoli, senza chiamare l’attenzione, ma vivendo uno stile di vita comune a buona parte dell’umanità, sottomesso ai suoi genitori. Ecco la base di quello che conosciamo come inno alla carità, definita da San Paolo come “la più alta e la più desiderata virtù a cui l’essere umano possa aspirare” (1Cor 13,1-13). La mette proprio al di sopra di tutti i carismi, anche del martirio, “la testimonianza più alta alla quale erano chiamate le prime comunità”.

E tutto questo ha la sua base fisica a Nazareth sotto la guida di San Giuseppe. La carità nasce e cresce nel silenzio e dal silenzio. Ecco perché è grande la carità di Giuseppe! È grande perché è silenziosa. Se andiamo a cercare nella bibbia qualcosa che ha detto San Giuseppe certamente ci deluderemo perché non troveremo alcuna parola. Tuttavia, la sua vita parla molto. Lui ci ha mostrato con i suoi gesti, che più di mille parole vale il silenzio delle sue attitudini. Questo è il servo buono e fedele a cui il Padre ha affidato i più grandi tesori della Chiesa, vale a dire, Gesù e Maria. Questo santo uomo ha fatto della sua vita servizio attraverso il dono totale di sé stesso senza lamentarsi e per questo diventa modello di perseveranza e fedeltà nel prendersi cura. Egli ci insegna a riconoscere nella nostra vita i nostri più cari tesori: la nostra relazione con Dio, la nostra vita cristiana, la nostra famiglia, i nostri amici, la nostra missione, la Chiesa, il nostro lavoro… In tutto questo vogliamo come Giuseppe donarci totalmente a Gesù e a Maria nella carità e disporre il meglio di noi, cioè, tutto ciò che siamo e abbiamo al servizio di Dio.

 

Salve, custode del Redentore,

e sposo della Vergine Maria.

A te Dio affidò il suo Figlio;

in te Maria ripose la sua fiducia;

con te Cristo diventò uomo.

O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi,

e guidaci nel cammino della vita.

Ottienici grazia, misericordia e coraggio,

e difendici da ogni male. Amen.

 

San Giuseppe! Prega per noi!


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

 

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