quinta-feira, 14 de março de 2024

6 San Giuseppe UOMO DI PREGHIERA

 

Una riflessione a partire da Lc 2,22-23




 

Carissimi fratelli e sorelle, grazia e pace nei vostri cuori!

    Siamo ormai nel sesto giorno della nostra novena e davvero stiamo imparando tanto da questo uomo Giuseppe. Se nella volta scorsa abbiamo riflettuto sul suo sposalizio con la Beata Vergine Maria, vissuto con amore, gioia e fedeltà, ora, vogliamo considerare tutto questo in relazione alla sua vita interiore, al suo rapporto con Dio. Infatti, il tema di questa sesta meditazione è San Giuseppe uomo di preghiera e il testo che ci aiuterà come riferimento è quello di Lc 2, 22-23.

    Siamo nel contesto della presentazione del Bambino Gesù al tempio. Giuseppe accompagna Maria in questo rituale seguendo quello che prescrive la Legge del Signore. L’atteggiamento di Giuseppe è quello di uomo giusto perché custodiva nel cuore questa Legge (Sl 118, 11.17), cioè, aveva intimità, relazione profonda con la Parola di Dio, poiché per i giudei la Legge è Parola di Dio e la Parola di Dio è la Legge. Si tratta di una legge che non schiavizza o porta alla morte, ma che fa vivere (Sl 118, 50) e porta alla gioia (Sl 118, 77.174). È in questa scuola che Giuseppe è stato educato. Ha imparato a custodire nel cuore i voleri del Signore come faceva molto bene la Madonna. Ecco perché si capivano a vicenda! Erano intimi della Parola e guidati da Essa. Come succedeva a Maria così anche a Giuseppe: viveva una quotidianità abitata dalla esperienza della Parola (Sl 118, 97). Nella sua relazione con il Signore certamente ripeteva tante volte: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” (Sl118, 105).

    Anche se abbiamo già parlato del silenzio di San Giuseppe, riflettendo sulla sua carità, è conveniente riprenderlo riguardante la preghiera. È tramite questo silenzio che possiamo capire il suo profilo interiore. Il silenzio di Giuseppe era un silenzio fecondo perché abitato dal confronto quotidiano con la Parola/Legge del Signore e in “un clima di profonda contemplazione del mistero nascosto da secoli, che prese dimora sotto il tetto di casa sua”. Sicuramente ci sono stati tanti giusti come Giuseppe, che custodivano la Parola/Legge del Signore nel proprio cuore, ma nessuno, al di là della Madonna, ha avuto l’onore e il privilegio di Giuseppe. Ecco la ragione della fecondità delle sue azioni e della sua capacità di donarsi, come esprime in modo molto bello San Paolo VI:

    “Il sacrificio totale, che Giuseppe fece di tutta la sua esistenza alle esigenze della venuta del Messia nella propria casa, trova la ragione adeguata nella «sua insondabile vita interiore, dalla quale vengono a lui ordini e conforti singolarissimi, e derivano a lui la logica e la forza, propria delle anime semplici e limpide, delle grandi decisioni, come quella di mettere subito a disposizione dei disegni divini la sua libertà, la sua legittima vocazione umana, la sua felicità coniugale, accettando della famiglia la condizione, la responsabilità ed il peso, e rinunciando per un incomparabile virgineo amore al naturale amore coniugale che la costituisce e la alimenta” («Insegnamenti di Paolo VI», VII [1969] 1268).

    A partire da questo profillo interiore e capacità contemplativa, possiamo definire San Giuseppe come una persona di preghiera. Anzitutto, la vera preghiera non ha lo scopo di far conoscere a Dio le nostre situazioni, lotte, problemi, sofferenze, ecc., che, secondo Gesù, può diventare un “spreco di parole”, poiché “il Padre vostro sa che avete bisogno di tutte queste cose prima che le chiediate”. La vera preghiera, invece, consiste “nell’ascoltare, afferrare e compiere la volontà di Dio”. Ecco perché nella preghiera che Gesù insegnerà, oltre a chiedere di dire “Padre nostro” chiederà anche che la disposizione dei discepoli sia quella di fare la volontà di questo Padre: “Non tutti che dicono Signore, Signore, entreranno nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. Ora, Colui che è il nostro modello di totale obbedienza alla volontà del Padre, “ha imparato ad essere fedele ed obbediente dagli esempi del Fiat di Maria e del Fiat di Giuseppe”.

    Nel coltivare la sua vita interiore, Giuseppe cercava di dare un senso ai suoi rapporti, al suo lavoro e alle sue preoccupazioni mostrandoci che “per essere un buon e vero seguace di Cristo non servono grandi cose, ma basta avere le virtù dell'ordinario, semplice e umano, ma sincero e autentico”. L’ordinario non è il banale, poiché abitato da una Presenza paterna/materna che ci accoglie e ci accompagna teneramente. Quindi, “impariamo da san Giuseppe ad essere persone di preghiera, a coltivare una vita profonda, a saper comprendere e cogliere il senso del nostro lavoro, fatica e impegno, ad essere più responsabili per la vita degli altri e per aiutare le persone ad avvicinarsi a Dio”. È proprio così: più ci avviciniamo a Dio, più Egli ci invia agli altri.

 

Salve, custode del Redentore,

e sposo della Vergine Maria.

A te Dio affidò il suo Figlio;

in te Maria ripose la sua fiducia;

con te Cristo diventò uomo.

O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi,

e guidaci nel cammino della vita.

Ottienici grazia, misericordia e coraggio,

e difendici da ogni male. Amen.

 

San Giuseppe! Prega per noi!

 

Fr Ndega 

Revisione dell'italiano: Giusi

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