sábado, 16 de março de 2024

8 San Giuseppe BUON LAVORATORE

 

Una riflessione a partire da Mt 13,54-56




 

Carissimi fratelli e sorelle, grazia e pace nei vostri cuori!

    Ogni passo che facciamo in questa novena di San Giuseppe, sentiamo ardere nel nostro cuore il desiderio profondo di seguire Gesù così, a modo Giuseppe. Accogliendo Gesù in casa sua, insieme con Maria, Giuseppe è continuamente alla scuola della Parola. A volta mi trovo a immaginare che mentre il papà Giuseppe si metteva a insegnare il ragazzo Gesù nella sua bottega ha avuto anche dell’opportunità stupende di ascoltare altre tante cose da quel giovane messia. Erano cose che al momento, rimanevano all’ombra ma che pian piano chiariva il compito di Giuseppe in quella famiglia e rafforzava sempre di più il rapporto tra padre e figlio. Gesù amava Giuseppe e ha voluto imparare lo stesso mestiere del suo papà legale. Questo breve pensiero ci introduce nel tema di questa ottava meditazione, vale a dire: San Giuseppe buon lavoratore e il testo illuminatore è Mt 13, 54-56.

    Il brano ci riporta al contesto della visita di Gesù alla sua terra Nazareth. Lui viene chiamato di figlio del falegname, non come una grata riconoscenza o un elogio, ma come espressione di disprezzo e ironia e “per affermare che Gesù era un uomo normale proprio come loro”. Tuttavia in nessun momento Gesù sente vergogna di essere chiamato così, anzi, assumendo la condizione umana, si auto proclama figlio dell’uomo e si lascia chiamare anche figlio del falegname, riconoscendo la sua origine storica e l’aiuto di colui che lo ha insegnato a lavorare. Infatti, da Giuseppe Gesù imparò “il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro”. Riguardo la sapienza di Gesù, la sua origine è divina. Però ha avuto anche molte opportunità di vedere che il mistero di Dio viene rivelato ai piccoli e ai semplici e anche espresso dalla loro vita, come nel caso di S. Giuseppe dal quale ha imparato tanto.    

    Riguardo a questo, ci dice San Giovanni Paolo II: “Il testo evangelico precisa il tipo di lavoro, mediante il quale Giuseppe cercava di assicurare il mantenimento alla Famiglia: quello di carpentiere. Questa semplice parola copre l'intero arco della vita di Giuseppe. Per Gesù sono questi gli anni della vita nascosta, di cui parla l'Evangelista dopo l'episodio avvenuto al tempio: «Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso» (Lc 2,51) Questa «sottomissione», cioè l'obbedienza di Gesù nella casa di Nazareth, viene intesa anche come partecipazione al lavoro di Giuseppe. Colui che era detto il «figlio del carpentiere» aveva imparato il lavoro dal suo «padre» putativo. Se la Famiglia di Nazareth nell'ordine della salvezza e della santità è l'esempio e il modello per le famiglie umane, lo è analogamente anche il lavoro di Gesù a fianco di Giuseppe carpentiere”.

    San Giuseppe assicurava la vita economica della sua famiglia lavorando come falegname. Il fatto che le persone si connettessero rapidamente e conoscessero Gesù con il lavoro di suo padre come falegname è un'indicazione che il signor Giuseppe aveva una vasta rete ed era ben noto come abile falegname. I clienti non solo provengono dal loro villaggio di Nazareth, ma possono anche provenire da altri villaggi. Attraverso questo lavoro di falegnameria, Giuseppe ha guadagnato il necessario per favorire vita degna all’interno della sua casa. Questa è la vera manifestazione della sua responsabilità nei confronti della sua famiglia, vale a dire garantire la loro vita economica.

    Guardando questa figura e il modo responsabile con cui portò avanti il suo compito come capo della Sacra Famiglia, ci viene da dire che Dio ha trovato in Giuseppe quello servo buono e fedele di cui parlerà Gesù ai suoi discepoli, non perché compiva bene degli ordini, ma perché nello svolgere il suo mestiere e nel provvedere a coloro che li sono stati affidati, donò continuamente sé stesso. Questo ci fa pensare alla responsabilità che abbiamo nella società e nella Chiesa come un atto di fiducia di Dio nei nostri confronti e alla necessità di crescere nella consapevolezza di essere stati chiamati a corrispondere alle aspettative di Dio, dando il meglio di noi come partecipazione degna alla stessa sua opera creatrice. Riconoscendo il progresso dei popoli e le cose belle che l’essere umano è in grado di realizzare ispirato dalla sapienza dell’Alto, il documento Gaudium et Spes definisce il Creato come “Creazione di Dio e creatività umana”. Il lavoro non solo nobilita l’essere umano ma è anche destinato a conservare la dignità del Creato. Per rafforzare ciò che abbiamo detto scrive Papa Francesco nella sua lettera apostolica Patris Corde:

     “Il lavoro diventa partecipazione all’opera stessa della salvezza, occasione di realizzazione non solo per sé stessi, ma soprattutto per quel nucleo originario della società che è la famiglia […]. La persona che lavora, qualunque sia il suo compito, collabora con Dio stesso, diventa un po’ creatore del mondo che lo circonda. La crisi del nostro tempo, che è crisi economica, sociale, culturale e spirituale, può rappresentare per tutti un appello a riscoprire il valore, l’importanza e la necessità del lavoro per dare origine a una nuova “normalità”, in cui nessuno sia escluso. Il lavoro di San Giuseppe ci ricorda che Dio stesso, fatto uomo, non ha disdegnato di lavorare”. Affidiamo a San Giuseppe tutti i lavoratori, perché – per il suo esempio e la sua intercessione – siano fedeli alle proprie responsabilità davanti a Dio, alla Chiesa, alla propria famiglia, alla società. Imploriamo al buon lavoratore Giuseppe “perché possiamo trovare strade che ci impegnino a dire: nessun giovane, nessuna persona, nessuna famiglia senza lavoro!”.

 

Salve, custode del Redentore,

e sposo della Vergine Maria.

A te Dio affidò il suo Figlio;

in te Maria ripose la sua fiducia;

con te Cristo diventò uomo.

O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi,

e guidaci nel cammino della vita.

Ottienici grazia, misericordia e coraggio,

e difendici da ogni male. Amen.

 

San Giuseppe! Prega per noi!


Fr Ndega

 

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