sexta-feira, 8 de julho de 2022

COME POSSO DIVENTARE PROSSIMO…?

 

Riflessione a partire da Lc 10, 25-37




 

    In questo brano un dottore della legge si avvicina a Gesù e gli fa’ due domande: la prima, “Cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”; e la seconda: “Chi è il mio prossimo?” Sulla prima domanda Gesù aiuta a riscoprire l'essenza della Legge, cioè «amare Dio e amare il prossimo». Il comandamento di amare Dio si trova nel libro del Deuteronomio (6,5) e quello di amare il prossimo, nel Levitico (19,18). Se Gesù dice al dottore della legge che bastava farlo per avere la vita eterna è perché «la Legge indica la via della vita eterna se una persona ama Dio e il prossimo».

    Nell'Antico Testamento Dio ha stabilito l'Alleanza con il popolo d'Israele come suoi figli. Come vero simbolo di questa Alleanza abbiamo i Dieci Comandamenti che hanno come meta un buon rapporto con Dio e con il prossimo. Ma, secondo la mentalità ebraica, il prossimo non è chiunque, ma colui con cui si ha un legame di sangue e quindi gli estranei non possono essere considerati prossimo. Questo modo di pensare impedisce loro di avere un buon rapporto soprattutto con i Samaritani che erano considerati come loro nemici, perché hanno mescolato il loro sangue con quello degli estranei.

    Attraverso la seconda domanda: “Chi è il mio prossimo?” Il dottore della legge si aspettava che Gesù accettasse questa visione escludente. Ma Gesù racconta la parabola del “Buon samaritano”. Secondo questa parabola un uomo scese da Gerusalemme a Gerico e fu aggredito da ladri che lo lasciarono quasi morto. Sia il sacerdote che il levita videro quell’uomo caduto lungo la via e passarono oltre, ma il samaritano quando lo vide, ne sentì compassione e lo aiutò. I primi due sono simbolo di coloro che devono obbedire alla legge e, secondo questa legge, non si può toccare o essere toccati da “qualcosa di impuro” e quindi hanno cambiato strada perché passare vicini alla persona nel bisogno e sanguinando impedirebbe loro di lodare e servire Dio pienamente. Hanno dimenticato che «è un male non fare del bene in nome di Dio o della religione».

    A motivo dell’obbedienza alla legge del puro-impuro i primi due hanno negato vicinanza all’uomo bisognoso. Mentre, attraverso il suo atteggiamento compassionevole, “il samaritano ha mostrato vicinanza” perché non doveva obbedire alla legge del puro-impuro. “Il buon samaritano non ha pensato a sé stesso, ha pensato all’altro.” Attraverso questa parabola Gesù mostra che la domanda fondamentale non è “chi è il mio prossimo?”, ma “come posso essere prossimo?” Gesù corregge questa mentalità riguardo il prossimo e mostra che il vero amore a Dio si compie con la partecipazione alla vita di chi Egli ama, specialmente di chi è nel bisogno.

    Per Gesù, il vero amore si manifesta ancora di più attraverso i gesti di tenerezza e compassione. Gesù stesso è il vero “Buon samaritano” che ha preso su di sé la nostra situazione di sofferenza e ha guarito le nostre ferite dal peccato. Inoltre, Si identifica con coloro che sono “caduti lungo la via”. Siamo in grado di riconoscere la presenza di Cristo nelle persone che incontriamo abitualmente e in coloro che chiedono il nostro aiuto? La vera adorazione a Dio passa attraverso rapporti veramente umani con chi ci sta accanto. Celebrare l'Eucaristia è segno di fraternità se c’è fraternità tra noi. Altrimenti, non è il Corpo e il Sangue di Cristo che celebriamo. È impossibile avere un vero rapporto con Dio quando dimentichiamo gli altri nei loro bisogni.

     Non possiamo vivere indifferenti nei confronti degli altri, come fece Caino, vale a dire: “Sono forse io il custode di mio fratello?” (Gn 4:9). Questo è un atteggiamento di indifferenza, che ci fa negare la nostra identità cristiana. Non ho bisogno di sapere chi è il mio prossimo per amarlo e aiutarlo. Amare il prossimo e aiutarlo sono parte integrante della mia identità. Guai a me se non lo faccio! Oggi, per noi cristiani, il prossimo è colui che riconosciamo come bisognoso e decidiamo di accompagnarlo per assicurargli una vita dignitosa anche quando questo processo richiede l’impiego del nostro tempo e delle nostre risorse. Che la grazia del Signore ci aiuti ad agire come “Buoni samaritani”.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

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