sábado, 27 de novembro de 2021

ALZARE IL CAPO E IMPEGNARSI NELLA VITA

 

Riflessione a partire da Lc 21, 25-28. 34-36



 

    Abbiamo iniziato un nuovo periodo nella liturgia della Chiesa chiamato Avvento. Questo Tempo di Avvento rafforza la nostra speranza nell’attesa della seconda venuta del Signore alla fine dei tempi, ma anche ricorda la sua prima venuta preparandoci per celebrare la sua nascita nel Natale. La liturgia di questo periodo è un invito a vigilare affinché possiamo riconoscere ed accogliere i segni della presenza del Signore nella nostra vita quotidiana. È anche un invito alla gratitudine perché il Signore ci viene incontro sempre, per donarci la sua salvezza. Tutti i grandi eventi richiedono una premurosa preparazione in modo che possano essere adeguatamente celebrati. Così è il Tempo dell’Avvento riguardo il grande avvenimento della Incarnazione del Figlio di Dio nella nostra storia.

    Dopo aver predetto la distruzione del tempio e della città di Gerusalemme, Gesù usa un linguaggio simbolico per preparare il cuore dei suoi seguaci per quello che deve accadere. Lui rivela anche i segni che accompagneranno questi eventi drammatici: capovolgimento delle immagini false di Dio e del rapporto con la divinità, afflizioni, sofferenze e grande tribolazione. Questo, certamente ha spaventato i discepoli. Però Gesù continua il discorso parlando della sua venuta vittoriosa e gloriosa portando gioia e salvezza a quanti sperano in Lui. È venuto, viene sempre e verrà. Bisogna soltanto alzare il capo e fissare lo sguardo in colui che è il punto di riferimento attorno a cui tutto ruota. La Liturgia delle Ore ci ricorda: “il disegno del Padre è fare di Cristo il cuore del mondo”. Circa il giorno e l’ora della sua venuta nessuno lo sa, eccetto il Padre. Per questo è importante vigilare.

    Quello che Gesù aveva predetto infatti è avvenuto con la distruzione del tempio e della città santa nell’anno 70 e le costanti persecuzioni ai suoi discepoli. Loro sono stati provati nella loro fede e molti hanno smesso di credere e seguire Gesù. Sembrava che fossero soli in mezzo a tutto quel caos. Ma Gesù stesso aveva promesso loro la sua costante assistenza quando disse: “Io sono con voi sempre, fino alla fine dei tempi”. Queste parole sono un invito alla testimonianza fedele come mezzo di vigilanza. Hanno il compito di continuare la missione del Maestro, facendo attenzione ai segni della sua venuta, riconoscerlo ed accoglierlo. Vuole ricompensarli per la loro fedeltà.

    Questo brano ci dice che Cristo è vincitore e farà vincitori tutti coloro che lo seguono. La sua venuta porta la nascita di una nuova umanità e dà inizio a una nuova storia. Ma per essere coinvolti in questa novità bisogna che accada uno sconvolgimento fuori e dentro di noi. Quando tutto sembra non aver senso nella nostra vita, quando tutto sembra crollare a causa delle difficoltà che a volte affrontiamo e davanti alla tendenza a vivere piegati su noi stessi, Egli invita ad alzare il capo e fissare lo sguardo su di Lui, cioè a guardare oltre, ad essere realisti ma positivi.  È pertinente riprendere la domanda su cui abbiamo riflettuto qualche tempo fa: Come dovrebbero reagire i cristiani in situazioni difficili? E come aveva detto ai primi seguaci, Gesù ci assicura che le avversità fanno parte del cammino di chi Lo segue in ogni momento, ma non sono l’ultima parola e non devono togliere la nostra attenzione da quello che è essenziale nella nostra vita: la certezza della sua vicinanza attiva ed efficace accanto a noi.

    La liturgia cerca di rafforzare la nostra fede e di ravvivare la nostra speranza nell'azione salvifica di Dio, che è fedele e sempre sarà, perché questa è la sua identità. Questo ci fa ricordare il passato con gratitudine, vivere il presente con fedeltà e guardare il futuro con speranza. E la speranza cristiana non parla di un “non ancora” soltanto, ma anche di un “già venuto”. È questo che ci fa camminare con entusiasmo, anche in mezzo alle difficoltà. Dopo tutto il caos saremo vittoriosi con il Signore vittorioso. Secondo un proverbio, “non c'è notte, anche se lunga, senza alba”. Pertanto, per coloro che seguono Cristo, le situazioni difficili non sono segni della fine dei tempi, ma un tempo nuovo, un tempo per vivere la nostra vocazione con più entusiasmo, gioia e speranza, per testimoniare fedelmente la presenza del Signore in mezzo a noi. Accogliamo i segni dei tempi come aiuto per riconoscere la presenza del Signore e per vivere in modo nuovo i suoi insegnamenti.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

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