quinta-feira, 11 de novembro de 2021

LA RISPOSTA CRISTIANA IN TEMPI DI CRISI

 

Riflessione a partire da Dan 12, 1-3; Eb 10, 11-14; Mc 13, 24-32

 


    All’inizio di questa riflessione ci poniamo una domanda: “Come devono comportarsi i cristiani nei momenti difficili e davanti alle incertezze di questo nostro tempo? Siamo un popolo di speranza, perché la vita di chi segue Cristo è piena di senso. Il messaggio di questa liturgia è un buon motivo perché possiamo vivere la nostra vocazione con gioia, dando ragione della nostra speranza tramite la fede in Cristo. La certezza della sua vicinanza è la nostra forza. Ricordando la Giornata Mondiale dei Poveri, cerchiamo di essere fraterni e solidali, pensando più agli altri che a noi stessi. Secondo Papa Francesco, “la povertà non è frutto del destino ma conseguenza dell’egoismo”. In questo senso nessuno può dire: “Questa realtà non ha nulla a che fare con me”.  

    Il brano del profeta Daniele è uno dei testi dell’Antico Testamento che parlano di fede nella risurrezione (vedi anche 2 Mac 7, 9). Questa profezia è sorta in un periodo in cui il popolo di Israele era sotto il dominio greco e soffriva molto. Molti di loro avevano smesso di credere nel Dio dei padri e coloro che cercavano di mantenere la fede avevano bisogno di un messaggio di speranza per continuare il loro cammino. Dio è sempre presente in mezzo al suo popolo e lo motiva quando deve affrontare delle situazioni difficili. La risurrezione promessa viene compiuta con la risurrezione di suo Figlio dai morti, come primizia di una moltitudine di fratelli e sorelle che credono in Lui.   

    La lettera agli Ebrei sottolinea che il sacrificio di Cristo ha superato tutti i sacrifici che i sacerdoti compivano nell’Antico Testamento. I sacrifici che offrivano non avevano la forza per rimuovere i peccati della gente, cioè erano inefficaci. Riguardo Cristo, Egli ha offerto se stesso una volta per tutte e proprio per questo la sua offerta è stata in grado di purificarci dai peccati e fare sorgere una umanità nuova. In ogni messa celebriamo il mistero di questo unico sacrificio rinnovando la nostra adesione alla vita che esso offre, per la nostra salvezza e per tutti.  Quello che tocca a Cristo è assicurarci la salvezza; a noi tocca accoglierla e essere strumenti di essa.

    All’inizio del capitolo tredicesimo del vangelo di Marco Gesù annuncia la distruzione di Gerusalemme. Questa rivelazione ha motivato alcuni dei suoi discepoli a chiedere, riguardo i segni, il giorno e l’ora di questo drammatico avvenimento. Gesù ha usato questa opportunità per rivelare loro altre cose che devono accadere per quanto riguarda la storia e la missione della comunità da lui fondata. Lui deve tornare una seconda volta per portare la creazione alla pienezza radunando tutti i popoli intorno a sé. Così “si compie il disegno del Padre: fare di Cristo il cuore del mondo”.

    Davanti alla manifestazione gloriosa del Cristo risorto, Figlio dell’uomo, “i poteri dei cieli saranno sconvolti”, cioè, il sole, la luna, riconosciuti come dei dalle culture antiche, perderanno il loro splendore. I potenti di questo mondo che attribuiscono a sé onori divini (per questo “stelle del cielo”) assoggettando i popoli e che con i loro sistemi ingiusti condannano i poveri alla marginalità, anche loro cadranno. Lo sguardo di tutti si volgerà al Figlio dell’uomo vincitore, centro e giudice della storia. Egli porta con sé la nascita di una nuova umanità e quindi l’inizio di una nuova storia. Riguardo il giorno e l’ora di tutto questo capovolgimento, nessuno lo sa; soltanto il Padre.

    Anche se la distruzione della città di Gerusalemme è avvenuta nell’anno 70 D.C., l’intenzione di Gesù non era dare informazioni su questo evento ma sulle conseguenze di esso e di altri, per la vita dei suoi seguaci. Dobbiamo considerare che quando Marco ha scritto il suo vangelo, la comunità cristiana viveva un periodo di crisi a motivo delle ininterrotte persecuzioni, che causavano la morte di alcuni suoi membri (i martiri) e che portavano altri a rinunciare alla loro identità di seguaci di Gesù. Davvero sembrava la fine del mondo. Coloro che perseveravano si domandavano: “Cosa vuol dire tutto questo?”. Il ricordo degli insegnamenti di Gesù è stato fondamentale per una ripresa di quello che dava vero senso alla loro vita, consapevoli che se Gesù è il punto di riferimento di tutto, allora, la vita e la storia non camminano per una fine ma per un vero fine: Gesù stesso.

    Gesù è vincitore del peccato e della morte e farà vincitori tutti coloro che lo seguono. Alla sua venuta alla fine dei tempi (adempimento dei tempi) vuol trovarci “pazienti e vigilanti”, fedeli ai suoi insegnamenti per condividere con lui la sua stessa gioia. La sua Parola ci dice che le prove e difficoltà accompagnano la nostra condizione di cristiani, però ci assicura anche la vicinanza del Signore: “Sappiate che Egli è vicino, è alle porte!” Vuole soltanto essere riconosciuto e accolto. Siccome non sempre riusciamo a capire gli avvenimenti attorno a noi, dobbiamo avere fiducia nel Padre, consapevoli che “siamo nelle sue mani e, quindi, in buone mani. Nulla sfugge dal suo sguardo. Tutto è orientato secondo un piano suo di saggezza e bontà” (San Giovanni Calabria).

    Quindi, dalla nostra parte, fiducia in colui che sta conducendo la storia. Siamo stati invitati a continuare la missione di suo Figlio Gesù e dobbiamo essere attenti ai segni della sua presenza accanto a noi. Perché lui sia davvero Sovrano nella nostra vita, molti falsi idoli devono perdere il loro splendore, ad esempio, i falsi valori e le false immagini di Dio che coltiviamo, frutto delle nostre paure, la mentalità e i comportamenti contrari agli insegnamenti del Vangelo, ecc. Basta ipocrisia! Basta mediocrità! Hai una speranza per il tuo futuro! Vivi questo, proclama questo! Viviamo con gioia ed entusiasmo la nostra vocazione e tutto sarà bello per noi e per gli altri!


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

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