sábado, 28 de novembro de 2020

ATTESA GIOIOSA E VIGILANTE

 

Riflessione a partire di Is 63: 16-17; 64: 1, 4-8; 1Cor 1, 3-9; Mc 13: 33-37

 

        Stiamo iniziando il tempo di avvento. Trattasi di un tempo di attesa vigilante e gioiosa per la venuta del Signore. Secondo la dinamica di questo tempo, durante le due prime settimane riflettiamo sulla sua venuta nella gloria alla fine dei tempi, cioè all’adempimento dei tempi poiché il mondo e la storia non camminano per una fine ma per un vero fine: Gesù stesso. Le due settimane in seguito, ci fanno riflettere sul mistero della sua prima venuta nella nostra storia, incarnandosi nella nostra realtà, diventando uno di noi.

      Il profeta Isaia, Giovanni Battista e la Vergine Maria sono i personaggi più importanti durante questo periodo per il loro coinvolgimento e contributo nella preparazione e compimento della venuta del Salvatore dell’umanità. Le due parole che accompagnano questo periodo sono: vigilanza e attesa. Le due camminano insieme perché la nostra attesa non è passiva, da spettatori bensì una attesa vigilante e operosa. Attendiamo perché è certo che viene; vigiliamo per accoglierlo bene.

     Nella prima lettura, il profeta Isaia rivolge a Dio una intensa preghiera, riconoscendolo come Padre. Da una parte, il profeta ricorda con gratitudine la fedeltà di Dio che compie cose stupende per salvare il suo popolo; dall'altra parte riconosce la mancanza di corrispondenza da parte del popolo sentendosi anche lui degno di rimprovero come membro di questo popolo. Questa preghiera motiva a confidare in Dio che è Padre, che ha plasmato ogni persona ed è disposto a dare una nuova opportunità a chiunque voglia tornare da Lui. Che possiamo prendere sul serio quest’opportunità.

      Nella seconda lettura, Paolo ringrazia Dio per l'azione della sua grazia nella comunità dei corinzi la quale è diventata feconda come risposta a quest’azione. Questa comunità ha atteso la venuta del Signore non in qualsiasi modo, ma con una fede operosa come espressione del loro impegno dinanzi ai doni che hanno ricevuto. L'auspicio di San Paolo è che questa comunità continui con fermezza nel messaggio ricevuto su Gesù e cresca nella fede in Lui che è fidabile.

       Nel vangelo, Gesù ci chiede di essere pronti per la Sua venuta e ci invita a vigilare perché Egli, il “padrone di casa”, può venire in ogni momento, senza preavviso. Il tempo che ci è dato non è solo kronos (quantità di tempo), è anche e principalmente Kairos (qualità di tempo), opportunità di conversione e, quindi, di salvezza! Siamo invitati a “riprendere il rapporto di amicizia con il tempo e scoprirlo abitato da una presenza” che vuole essere riconosciuta e accolta. Il Signore viene per portare gioia. Quindi “stiamo attenti per non perdere l’occasione di essere felici!”

       “State attenti, vegliate…” con questa esortazione Gesù manifesta tutto il suo amore per i suoi e il desiderio di ricompensarli per la loro fedeltà. Come loro, anche noi siamo servi, amministratori dei doni di Dio. Abbiamo dei compiti e responsabilità affidati dal Signore per la cura della sua casa, cioè, il mondo, le sorelle, i fratelli, ecc. Il Signore che viene vuole trovarci vigilanti nell’ascolto e pratica dei suoi insegnamenti. Questi atteggiamenti traducono la vigilanza vera del servo buono e fedele che spera il ritorno del suo signore.

      Gesù ci chiede di essere pronti a che cosa? “Allo splendore dell'incontro. E non con un Dio minaccioso, che è la proiezione delle nostre paure e mentalità”, ma con il Dio buono che viene per fare festa con noi e darci la ricompensa per la nostra fedeltà nel vivere dell’amore con cui dobbiamo rapportarci e prenderci cura a vicenda. Questo è il vero volto di Dio rivelato da Gesù. Quindi “il messaggio non è di paura ma di gioia perché il Signore viene definitivamente per essere la luce della nostra vita” scacciando via la notte dell’infedeltà e dell’ipocrisia che nega la nostra identità di servi buoni e fedeli e nega anche questo vero volto di Dio. 

     Il rischio che corriamo è quello di essere trovati addormentati senza renderci conto di essere visitati. San Giovanni Paolo II diceva che “uno dei grandi mali del nostro tempo è l’eclisse della coscienza” – che non riesce a distinguere il bene dal male e il dolce dall’amaro. In questo senso, è importante la preghiera non come una ripetizione di formule, ma come un dialogo costante con il Signore per mantenere viva questa coscienza. Riguardo a questo dialogo, afferma Santa Teresa d’Avila: “Un dialogo a tu per tu con Colui dal quale sappiamo di essere amati”.

     Il Signore vuole entrare nella nostra vita. L’avvento ci porta proprio questo messaggio: Apriamo il cuore alla speranza perché lui vuole portare la gioia. Se il Signore entra nella tua vita ti chiederà di cambiare qualcosa, ma questo non deve essere un problema per te perché colui che ti chiede di cambiare ha cose migliori per te: ti porta la gioia. Per questo, coraggio, fiducia! La nostra realtà sta “gravida” del Signore! Che possiamo essere pronti a riconoscerlo e ad accoglierlo in ogni momento, in ogni situazione e in ogni persona che ci si avvicina.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

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