sábado, 9 de maio de 2020

LE CRISI SONO DA GESTIRE NON DA RIFIUTARE



Riflessione a partire da At 6, 1-7; 1Pt 2, 4-9; Gv 14,1-12



       Diceva un autore: “La crisi è opportunità di crescita”. Tutti noi sin dalla nascita abbiamo affrontato i nostri momenti di crisi (ed abbiamo ancora tanto da affrontare!). Quante persone per la difficoltà di capire e gestire questi momenti finiscono male! Per non arrivare a questo punto abbiamo bisogno di un accompagnamento, un punto di riferimento, un progetto di vita, un qualcuno o qualcosa su cui appoggiarci. Anche parlando di Chiesa possiamo dire che il suo percorso è sempre stato segnato da crisi che sono segno della sua dinamicità e vitalità. È la certezza della presenza di Colui che è il Cammino, la Verità e la Vita che le fa superare ogni avversità rendendola più “matura” e più consapevole della sua vera identità e missione.  

     L’esperienza dei primi cristiani ci fa capire che fin dall’inizio è stata la sinodalità la via giusta per risolvere le difficoltà sorte all’interno della comunità. Persone di buona reputazione, piene di Spirito, di sapienza e disponibili al servizio fraterno venivano scelte come profezia di una evangelizzazione più integrale a partire dalla propria esperienza comunitaria. Non sono i criteri umani a gestire la nostra vita di discepoli ma la docilità allo Spirito e l’obbedienza alla Parola che ci rende impegnati nella società e più accoglienti riguardo la diversità.

     Secondo Pietro, noi che crediamo in Cristo formiamo in Lui un edificio spirituale, una nazione santa, il tempio vivo di Dio. Chiamandoci dalle tenebre alla luce, Dio ci ha acquistato per essere il suo popolo e la finalità della nostra esistenza non è altro che proclamare le sue opere ammirevoli. Cerchiamo, dunque, di vivere la fede in Colui che è la speranza che non delude mai, permettendo che sia Lui porte a compimento l’opera che ha iniziato nella nostra vita.

     Il contesto del brano del vangelo è quello dell’ultima cena. Gesù fa il suo discorso d’addio e provoca una grande crisi all’interno della comunità dei discepoli. Loro hanno vissuto esperienze intense con il maestro e queste hanno configurato la loro identità. Vogliono stare insieme a lui per sempre. Non riescono ad andare avanti senza di lui poiché hanno scoperto in lui la ragione della loro esistenza. Senza di lui tutto è incertezza e paura. Ora, tutto sembra crollare davanti a loro.

      In tempi di crisi, quando tutto sembra perdere di senso, Gesù chiede di non aver paura ma fede. L’evangelista Giovanni usa qui lo stesso verbo usato nell’avvenimento della tempesta. Per loro, l’assenza del maestro è come affrontare una tempesta senza sapere cosa fare. Proprio per questo Gesù rivolge loro parole di conforto e incoraggiamento, invitandoli alla fede e fiducia in Dio e nella sua presenza costante in mezzo a loro. È necessario superare la paura perché disturba l’esperienza di fede ed impedisce di essere coraggiosi testimoni. 

     Gesù ha detto che prenderà discepoli con sé perché dove è lui siano anche loro. La condizione di Gesù è di pienezza della gioia e della condizione divina. Lui vuole che i suoi possano sperimentare la stessa condizione: la gioia di appartenere al Padre. Gesù vuole coinvolgere i discepoli nella stessa comunione che egli vive con il Padre. La condizione per questo è quella di accoglierlo come via, verità e vita: la via che conduce al Padre; la verità di Dio per l’umanità e l’intera verità dell’uomo a Dio; e la vita dell’Eterno che Lui dona in modo libero e abbondante a tutti.

       Gesù non propone un cammino verso il Padre; la sua stessa persona è il cammino. Egli è immagine visibile del Dio invisibile. Nella sua persona si realizza la più perfetta sintesi tra divinità e umanità. Per questo egli diventa il cammino sicuro per vedere il Padre e fare l’esperienza della sua misericordia. “La nostra fede non è basata su un insieme di regole da seguire oppure dottrine da imparare, ma in una persona, Gesù”. Egli è la stessa immagine del Padre. Chiunque vede Gesù vede il Padre perché Egli e il Padre sono una sola cosa. Questo vuol dire che anche se sono diversi, sono la stessa realtà divina che non si può separare. Egli non ha bisogno di mostrare il Padre; stare con lui è stare con il Padre. Quanto più cerchiamo di conoscere Gesù tanto più entriamo in intimità con il Padre.

       Come espressione della proposta di Gesù, la vita cristiana è un cammino verso il Padre perché Gesù stesso è il punto di riferimento della verità che cerchiamo e la pienezza della vita che desideriamo. Alle volte nel nostro cammino ci sono delle situazioni che causano paura e che turbano il nostro cuore impedendoci di fare una profonda esperienza della presenza di Gesù vivente. Oggi egli ci invita alla fede e alla fiducia in Dio Padre che ci ama e ci attira a sé con legami di tenerezza e misericordia. La fede ci permette di essere testimoni coraggiosi di questo volto di Dio, proclamando la verità della vita senza fine che Cristo dona a tutti tramite la sua morte e risurrezione.

Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi


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