sábado, 15 de dezembro de 2018

GUIDA ALLA LETTURA DEL DOCUMENTO DEL SINODO DEI VESCOVI SUI GIOVANI


“I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”




INTRODUZIONE
     Questa guida ha come scopo quello di motivarci alla lettura e studio del documento finale del Sinodo dei vescovi sui giovani che si è svolto a Roma tra il 3 e il 28 ottobre. Dinanzi alla ricchezza di questo contenuto, possiamo dire che abbiamo nelle nostre mani una preziosità “primo per noi”, ci diceva il Papa Francesco. Questo documento si articola in 3 parti, 12 capitoli, 167 paragrafi e 60 pagine. Il filo rosso, cioè, quello che guida tutto il testo è l’episodio del discepoli di Emmaus.

I PARTE - «CAMMINAVA CON LORO»
I. UNA CHIESA IN ASCOLTO
       Ascoltare e vedere con empatia: o Sinodo sottolinea il valore dell’ascolto. Tutto parte da un ascolto empatico: i giovani desiderano essere ascoltati, riconosciuti e accompagnati con disponibilità e pazienza da parte di pastori e laici qualificati.
    Le diversità di contesti e culture: chiama l’attenzione sul mondo plurale e i suoi cambiamenti. Questo, da una parte facilita la vita, ma dall’altra genera esclusione ed emarginazione. È necessario recuperare il dinamismo della fede. 
       Un primo sguardo alla Chiesa di oggi: parla dell’impegno educativo della Chiesa che punta alla formazione integrale dei giovani. Le scuole e università hanno il loro compito, ma anche la parrocchia deve ripensare la sua azione pastorale perché sia più attraente per i giovani.
II. TRE SNODI CRUCIALI
    Le novità dell’ambiente digitale: questa è una realtà pervasiva, la rete delle opportunità, ma che porta con sé anche un lato oscuro. Bisogna entrare in questa realtà affrontando con coraggio il rapporto tra la fede e le sfide attuali.
       I migranti come paradigma del nostro tempo: questo è un fenomeno che si presenta in modo pluriforme. Molti migranti sono giovani vulnerabili, soggetti ad ogni sorta di violenza. Il ruolo profetico della Chiesa è definito da Papa Francesco con quattro parole: “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”.
      Riconoscere e reagire a tutti i tipi di abuso: prendere sul serio l’impegno a fare verità e chiedere perdono. Affrontare questo male con decisioni rigorose. Il Sinodo ha espresso gratitudine e incoraggiamento a chi ha avuto il coraggio di denunciare.
III. IDENTITÀ E RELAZIONI
      Famiglia e rapporti intergenerazionali: parla della famiglia come punto di riferimento privilegiato ponendo l’accento sul ruolo dei genitori e sui rapporti tra le generazioni. Il focus qui è sulla condivisione della fede e sull’aiuto reciproco nella testimonianza.
      Corpo e affettività: ricorda i cambiamenti che portano con sé un certo permissivismo su questi temi. La morale sessuale della Chiesa è vista come giudizio e condanna. Bisogna proporre un’antropologia dell’affettività e della sessualità capace di dare il giusto valore alla castità per la crescita della persona in tutti gli stati di vita. Aiutare i giovani a integrare la dimensione sessuale nella propria personalità, crescendo nella qualità delle relazioni in vista del dono di sé.
      Forme di vulnerabilità: questo si manifesta davanti alla mancanza di lavoro - che fa diminuire nei giovani la capacità di sognare – alla violenza e alle persecuzioni, che portano all’emarginazione. Il Sinodo fa un appello alla conversione e alla solidarietà.
IV. ESSERE GIOVANI OGGI
      Aspetti della cultura giovanile odierna: chiede di apprezzare le attività sportive dei giovani, che portano in sé una potenzialità educativa, formativa e inclusiva. Anche la musica diventa un potente canale evangelizzatore e una grande risorsa pastorale, perché offre ai giovani la possibilità di esprimere i loro talenti.
      Spiritualità e religiosità: i giovani provengono da contesti religiosi plurali e questo rivela una profonda ricerca religiosa. Loro desiderano incontrare Gesù Cristo, specialmente tramite una liturgia viva e autentica, in cui la bellezza dei segni, la cura della predicazione e la partecipazione della comunità parlano realmente di Dio e sono molto apprezzate.
        Partecipazione e protagonismo: i giovani vogliono protagonismo; chiedono di essere attivi nella evangelizzazione dei loro coetanei. Desiderano una comunità ecclesiale più autentica e fraterna dove si sentono integrati, si assumono responsabilità e sono apprezzati.
II PARTE - «SI APRIRONO LORO GLI OCCHI»
        Una nuova Pentecoste: lo Spirito ringiovanisce la Chiesa e la vita di ogni credente.
I. IL DONO DELLA GIOVINEZZA
     Gesù giovane tra i giovani: parla della giovinezza di Gesù invitando a fissare lo sguardo su di Lui. Considera che solo a partire dal suo sguardo è possibile una autentica esperienza di Dio. La sana inquietudine dei giovani è un grande dono. Loro sono un “luogo teologico”, cioè, luogo dove Dio è presente e dal quale parla alla Chiesa e al mondo.
     Diventare adulti: Sottolinea i caratteri dell’età giovanile come l’età delle scelte. È compito nostro aiutare i giovani a vivere la loro esistenza sotto il segno della missione con una pedagogia capace di interpellare, di affascinare. Proporre loro il vero senso dell’autorità e aiutarli a impostare in modo evangelico i rapporti familiari.
       Chiamati alla libertà: il vangelo che la Chiesa annuncia è il Vangelo della libertà. Cristo non toglie la libertà ma la libera, cioè, dona la vera libertà, quella responsoriale, che non può essere vissuta senza la fraternità e la solidarietà, specialmente con gli ultimi della società.
II. IL MISTERO DELLA VOCAZIONE
         La ricerca della vocazione: il concetto di vocazione è in stretta relazione con quello di missione. Ogni vita è vocazione e ha a che fare con Dio. Non è un bene privato da gestire per proprio conto. Ogni vocazione battesimale è una chiamata alla santità. È importante creare le condizione perché in tutte le comunità cristiane si sviluppi una vera e propria cultura vocazionale.
       La vocazione a seguire Gesù: la vita di Gesù rimane anche oggi profondamente attrattiva e ispirante; essa è per tutti i giovani una provocazione che interpella. Rivelando il mistero del Padre e del suo amore, Gesù svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione. In questo senso la Vergine Maria, Giovane donna è presentata come modello per la sua capacità di accogliere la chiamata di Dio e rendere possibili i suoi piani. 
        Vocazione e vocazioni: La vocazione e missione della Chiesa è la comunione con Dio e tra tutte le persone. Per questo conta sulla varietà dei carismi, che sono espressione della sua identità e doni di grazia che lo Spirito fa continuamente sorgere nella Chiesa per ringiovanirla. Dal battesimo tutti siamo chiamati alla santità in una logica di fede e di dono da essere vissuta in ogni scelta di vita che si fa: matrimonio, vita consacrata, ministero ordinato, “singole”, ecc.
III. LA MISSIONE DI ACCOMPAGNARE
      La Chiesa che accompagna: esercitando la propria funzione materna, la Chiesa è chiamata a farsi presente, sostenere e accompagnare l’itinerario dei giovani verso scelte autentiche. Accompagnare è spezzare insieme il pane e il soggetto primo di questo processo è la propria comunità, dove la trama di relazioni può sostenere la persona nel suo cammino e fornirle punti di orientamento. A questo servizio, sono chiamate tutte le persone significative nei diversi ambiti di vita dei giovani; questo include anche l’inserimento nella società.
      L’accompagnamento comunitario, di gruppo e personale: accompagnare è una missione da compiere non solo a livello personale ma anche di gruppo. Nell’accompagnamento spirituale si impara a riconoscere, interpretare e scegliere nella prospettiva della fede, in ascolto di quanto lo Spirito suggerisce all’interno della vita di ogni giorno. Esso motiva alla frequenza del sacramento della Riconciliazione, ad assumere responsabilità e ad accogliere la diversità come una opportunità per la comunione fraterna e la crescita reciproca.
         Accompagnatori di qualità: il diacono Filippo è presentato qui come modello: mettesi a disposizione dello Spirito, trova un modo di entrare in relazione, suscita delle domande che portano a una decisione e si fa da parte con umiltà. In questo senso, l’accompagnatore deve essere un persona equilibrata, di ascolto, di fede e di preghiera, che si misura con le proprie fragilità. Per questo sa essere accogliente, correggendo fraternamente, senza assumere comportamenti possessivi e manipolatori. È importante cercare una formazione specifica per questo ministero.
IV. L’ARTE DI DISCERNERE
        La Chiesa, ambiente per discernere: discernere è la dinamica spirituale attraverso cui una persona, un gruppo o una comunità cerca di riconoscere e di accogliere la volontà di Dio nel concreto della loro situazione. Lungo la storia della Chiesa questo processo ha avuto una varietà di significati ma con molti elementi comuni. Esso non è mai riducibile alla sola dimensione individuale ma interpella tutta la comunità che alla luce della Parola si mette in ascolto di ciò che lo Spirito suggerisce attraverso l’esperienza spirituale dei suoi membri.
       La coscienza in discernimento: la coscienza è un luogo privilegiato di intimità con Dio, in cui la Sua voce si fa presente. In questo senso, non si riferisce alla “consapevolezza di sé”, ma attesta una presenza trascendente. La formazione della coscienza è il cammino di tutta la vita e richiede una cura interiore: silenzio, preghiera, pratica sacramentale, insegnamento della Chiesa e pratica del bene.
      La pratica del discernimento: il discernimento è compreso come autentica forma di preghiera e lavoro della coscienza. Ad ogni persona in questo processo è richiesto la familiarità con il Signore, il confronto regolare con la guida spirituale, la pratica sacramentale, la disposizione del cuore per ascoltare la voce dello Spirito e la disponibilità di mettere ordine nella propria vita. La responsabilità della decisione viene confermata dall’esperienza fraterna e dal servizio ai poveri.
III PARTE - «PARTIRONO SENZA INDUGIO»
       Una Chiesa giovane: l’immagine della Chiesa giovane che sogniamo è quello di Maria Maddalena, che abitata da un profondo amore per il Signore, corre dai discepoli provocando il loro movimento verso Gesù. La Chiesa vuole raggiungere tutti i giovani, camminare con loro e, tramite loro, ascoltare la voce del Signore che ci chiede conversione del cuore e rinnovamento delle strutture. Tutti i giovani, nessuno escluso, sono nel cuore di Dio e anche nel cuore della Chiesa.
I. LA SINODALITÀ MISSIONARIA DELLA CHIESA
       Un dinamismo costitutivo: i giovani ci chiedono di camminare insieme in un processo sinodale continuo. A partire dall’assemblea e dal documento finale le Conferenze Episcopali e le Chiese particolari sono invitate a continuare il processo di discernimento in un modo partecipativo e corresponsabile con lo scopo di elaborare soluzioni pastorali specifiche.
       Uno stile per la missione; “Sinodale” è uno stile per la missione che esorta a passare dal “io” al “noi”, considerando i diversi volti, sensibilità, origini e culture. Si richiede di apprezzare i diversi carismi che lo Spirito dà a tutti evitando il clericalismo e vivendo l’autorità come servizio. Sia sinodale anche il dialogo ecumenico e interreligioso: parresia nel parlare e umiltà nell’ascoltare.
II. CAMMINARE INSIEME NEL QUOTIDIANO
       Dalle strutture alle relazioni: l’esigenza di camminare insieme riguarda non soltanto la Chiesa a livello universale ma anzitutto le singole comunità. Ciò comporta di passare dalla logica della delega al coinvolgimento. Bisogna ripensare la pastorale della parrocchia e le sue strutture in cui si sviluppino relazioni autentiche favorendo esperienze significative nella vita dei giovani.
       La vita della comunità: le nostre comunità sono marcate dalla diversità, un mosaico di molti volti. Questo permette ai giovani di inserirsi nella vita sociale, portando la gioia del vangelo. Nell’annuncio e catechesi è importante rinnovare l’impegno per i linguaggi e le metodologie, ma senza perdere di vista l’essenziale: l’esperienza liturgica tramite cui i giovani crescono nella sensibilità della diakonia, trovando nel volontariato e nel servizio la via per incontrare il Signore.
       Pastorale giovanile in chiave vocazionale: la Chiesa è chiamata ad essere una casa per i giovani, caratterizzata da un clima di famiglia fatto di fiducia e confidenza. Essendo la vocazione il nucleo intorno a cui si integrano tutte le dimensioni della persona, solo nella dimensione vocazionale tutta la pastorale può trovare un principio unificante. Per questo bisogna che l’intera pastorale della Chiesa sia portata avanti in chiave vocazionale, specie quella giovanile.
III. UN RINNOVATO SLANCIO MISSIONARIO
    Sfide riprese che richiedono impegni concreti: l’ambiente digitale - impregnare di Vangelo le sue culture e le sue dinamiche; i migranti - accogliere, proteggere, promuovere e integrare. le donne nella Chiesa - una coraggiosa conversione culturale e cambiamento nella pratica pastorale; la sessualità - proporre loro una antropologia che dia il giusto valore alla castità, aiutandoli a integrare la dimensione sessuale nella propria personalità; sull’economia, politica, lavoro - favorire e accompagnare l’inserimento dei giovani in questo mondo; i contesti interculturali, interreligiosi il dialogo ecumenico - i giovani cristiani sono chiamati all’unità, aprendosi anche ai giovani di altre tradizioni e mantenere con loro dialoghi autentici che favoriscano la conoscenza reciproca e guariscano dai pregiudizi e stereotipi.
IV. FORMAZIONE INTEGRALE
       In un mondo dove tutto è connesso, ci vuole un nuovo approccio formativo che sappia unificare le diverse dimensioni della persona. La nostra presenza nelle scuole e università deve essere significativa in vista della formazione integrale dei giovani. Bisogna valorizzare l’esperienza di missione giovanile investendo con generosità passione educativa, tempo prolungato e anche risorse economiche. Alla fine il Sinodo formula tre proposte per favorire il rinnovamento: formazione congiunta di laici, consacrati e sacerdoti; includere nella preparazione al sacerdozio o alla vita consacrata una preparazione specifica riguardante la pastorale dei giovani; all’interno di un autentico discernimento si verifichi il cammino formativo in senso esperienziale e comunitario.
CONCLUSIONE

     Il Sinodo ricorda che tutti siamo chiamati alla santità e solo a partire da quest’unica vocazione si possono articolare le differenti forme di vita. I giovani hanno bisogno di santi che formino altri santi, mostrando così che “la santità è il volto più bello della Chiesa”. Anche i giovani possono insegnarci molto su questo. Attraverso la santità dei giovani la Chiesa può rinnovare il suo ardore spirituale e il suo vigore apostolico. I giovani ci fanno ritornare al nostro primo amore.

Fr Ndega - per il Servizio di Animazione Vocazionale - Negrar (VR)
Revisione dell'italiano: Chiara Perazzolo

Nenhum comentário: