domingo, 28 de maio de 2017

ESSERE DISCEPOLO PER FARE NUOVI DISCEPOLI


Atti 1, 1-11; Ef 1, 17-23; Mt 28, 16-20


             Questi testi parlano del mistero della presenza di Gesù. Egli non ha lasciato il Padre quando è venuto da noi e non ci ha lasciato quando è tornato al Padre. L’Ascensione di Gesù parla di una modalità nuova della sua presenza in mezzo a noi, annunciando una nuova fase della sua missione. Questo è il tempo della Chiesa, la comunità dei discepoli di Gesù. Questo messaggio è molto chiaro nei due testi di Luca, il Vangelo e gli Atti degli Apostoli. Nel Vangelo Luca ci presenta gli atti di Gesù, e nel libro degli Atti degli Apostoli ci propone le azioni dei suoi discepoli assistiti dal suo Spirito, forza che garantisce la presenza di Gesù in mezzo a loro.

          Le apparizioni di Gesù per alcun tempo hanno motivato i discepoli a riscoprire il senso e la gioia di essere discepoli. L’esperienza di vedere Gesù risorto era totalmente nuova per loro e Gesù sapeva che c’era bisogno di pazienza a causa della loro poca fede. Secondo il testo del Vangelo, alcuni di essi dubitavano ancora. Sicuramente questo non è stato un dubbio circa la realtà della risurrezione del maestro Gesù, ma riguardo la propria capacità di annunciare questo fatto. Erano undici perché Giuda non era più nel gruppo, ma questo numero può è anche simbolico. Come il numero dodici è simbolo delle dodici tribù d'Israele, il numero undici vuole significare la missione a tutti i popoli del mondo. I Discepoli saranno inviati a diffondere il Vangelo a tutto il mondo.

             Nella prima lettura, attraverso le sue parole, Gesù li ha aiutati a capire il rapporto tra tutto ciò che egli ha fatto ed insegnato con la realtà del regno di Dio. La realtà di questo regno è rivelata attraverso i miracoli di Gesù e continuerà a svilupparsi tramite le azioni della Chiesa fino agli estremi confini della terra. Ma prima di iniziare questa importante missione per il mondo intero, gli apostoli hanno ricevuto la potenza dall’alto. Per questa forza sono davvero pronti ad essere strumenti della salvezza di Dio facendo nuovi discepoli per Cristo. Lo stesso Spirito che era presente al principio della creazione e all’inizio della missione di Gesù guiderà il lavoro della comunità dei suoi discepoli, ‘illuminando gli occhi del loro cuore e portando loro a una profonda conoscenza di lui’.

            I discepoli sono stati chiamati da Gesù per andare insieme su un monte in Galilea. Da quel posto sono stati inviati per evangelizzare. Questo andare e fare le cose insieme è il primo segno che la comunità di discepoli di Gesù è chiamata a portare animata dallo Spirito di unità. Ognuno è chiamato a mettere il proprio impegno per promuovere questa unità come ragione di identità. Noi abbiamo ricevuto doni da Dio perché siamo doni gli uni gli altri in vista dello sviluppo dell’unico corpo, che è vivo e santo perché è lo stesso Spirito che opera in esso. Così, la presenza di Gesù è fondamentale per la vita e l’efficacia dei suoi membri, perché il corpo senza il capo è morto. Un giorno egli disse ai suoi: “Senza di me non potete fare nulla”.

          Gesù solo ha autorità data dal Padre per rivelare il suo piano di salvezza. Egli ha condiviso questo potere con i suoi discepoli affinché loro possano fare nuovi discepoli tra la gente. I discepoli sono stati inviati come messaggeri di buona notizia a tutta l’umanità, perché il Vangelo non ha confini. Ma loro non andranno da soli. Gesù ha promesso di accompagnarli tutto il tempo. Anche se la sua presenza fisica non c’è più, il suo Spirito assicura la sua vicinanza nel loro cammino, perché se egli ha agito con il Padre e lo Spirito, nello stesso modo lo Spirito porterà con sé Gesù e il Padre. Se i discepoli si lasciano guidare dallo Spirito saranno capaci di coinvolgere molti altri nel progetto di Gesù che è il progetto Trinitario. Essere discepolo di Gesù è essere dimora della Trinità.

           I due angeli chiesero ai primi discepoli e oggi a noi: “Perché state a guardare il cielo?” È certo che, come cristiani abbiamo bisogno di orientare la nostra attenzione su Gesù, che è il nostro modello e il nostro capo e la dov’è il capo vogliamo stare anche noi che siamo le sue membra. Ma non possiamo rimanere fermati a guardare il cielo. Come suoi discepoli siamo chiamati a continuare la sua opera, preparando il suo ritorno alla fine dei tempi. Il Signore vuole che noi siamo attenti e efficaci nel nostro servizio perché “Beati quei servi che il Signore troverà servendo al suo ritorno”. L’impegno cristiano per la vita umana nella costruzione della pace e unità tra le gente è un segno della nostra preparazione per questo suo ritorno.

             Allora, “La vita cristiana è un cammino; non un cammino triste ma gioioso”, perché con Gesù siamo in processo di ascensione al cielo, ma con i piedi firme su questa terra di missione. La nostra vita cristiana è contemplazione e azione, è fede e opere. I segni della presenza di Gesù nel mondo sono riconosciuti per l’amore di coloro che credono in lui e seguire le sue passi. La motivazione per questo ci viene dallo Spirito che non solo abita in noi ma opera dentro di noi per farci diventare nella pratica ciò che siamo nel nome, cioè “Cristiani”, “Altro Cristo”. Per questo diciamo, viene Spirito Santo!

Fr Ndega
Revisione: Giusi

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