sábado, 18 de setembro de 2021

LA VIA DELLA VERA GRANDEZZA

 

Sap 2, 12.17; Giac. 3, 16-4,3; Mc 9,30-37


 

    In un mondo dove è sempre crescente la corsa per i primi posti, la ricerca per i titoli e i privilegi e la tendenza a volere prendere dei vantaggi sugli altri, la Parola di Dio ci ricorda la necessità di agire con sapienza e cercare i veri valori: l’unica via per trovare la vera felicità. È molto chiaro l’invito a cambiare la mentalità e l’atteggiamento affinché possiamo seguire Gesù in modo autentico.

    Il brano della Sapienza parla sulla testimonianza del giusto e della opposizione di coloro che non accolgono la sua testimonianza e lo trattano in modo cattivo, anche tramando la sua morte. Questo succede a causa della sua fedeltà a Dio. Tutto quello che dicono gli avversari diventa una conferma dell’identità di colui che si sente figlio di Dio; Egli stesso verrà in suo soccorso, salvandolo dai suoi nemici. Questa è un’immagine di Cristo che ha sofferto molto a causa della sua fedeltà al progetto di Dio e con il suo sacrificio ha portato salvezza anche per coloro che lo opprimevano. Come Lui, anche noi siamo invitati a mettere la nostra vita in gioco, fidandoci di colui che ci ha chiamati e ci è tanto vicino.

    Il secondo brano ribadisce che la sapienza che porta la perfetta conoscenza, viene dall’alto perché Dio stesso ne è la vera sorgente. La persona che si lascia condurre da questa sapienza può fare bene le sue scelte, diventando strumento di pace, di unità e comunione nella comunità; sarà sempre disposta ad ascoltare gli altri e a donare se stessa per il loro bene.

    Il vangelo continua il messaggio sull’identità di Gesù e l’invito a seguirlo per ottenere vita piena. Gesù ha percepito che i suoi avevano bisogno di conoscere il senso vero della sua identità come Messia di Dio e capire bene le sue proposte; per questo ha deciso di usare una opportunità speciale in un posto in disparte per insegnare loro. Perché non ha voluto che la gente sapesse dove era lui con i suoi? Perché l’idea di messia che la gente aveva, era lontana dalla sua identità e per questo era anche pericolosa per la formazione dei suoi discepoli.

   Senza la presenza della folla, Gesù si sente più libero per parlare ai suoi con sincerità sulla sua sofferenza, morte e risurrezione, ma loro sembrano lontani dal loro maestro. Non capivano perché non erano attenti, avevano altre motivazione e pensieri. Per loro era più importante discutere circa posizioni e privilegi, che accompagnare il maestro verso la totale consegna di sé. Così, vediamo che anche se i discepoli entrano nella casa con Gesù, sembrano ancora fuori. Per questo Egli li chiama a sé come la prima volta; li chiama a sintonizzarsi con Lui, a vivere in comunione con Lui, con i suoi sentimenti e suoi pensieri, a capire la ragione della sua consegna fino alla fine.

    Allora, con pazienza e prendendo un bambino come esempio, Gesù li aiuta a capire la sua rivelazione e le condizioni per seguirlo. Chi decide di seguire Gesù deve condurre la sua vita secondo una logica diversa dalla mentalità di questo mondo. Se nel Vangelo di domenica scorsa egli ha detto che è donando la vita che si può salvarla, oggi ci dice che è necessario essere ultimi e servi degli altri per essere primi. È sempre la logica degli opposti.

    Questa realtà rivela l’identità propria del Maestro Gesù che si è fatto servo per amore. Lui si rivela come Figlio dell’uomo a causa del suo coinvolgimento con la nostra realtà. Nel Vecchio Testamento troviamo questa espressione nei libri di Daniele e di Ezechiele. Secondo Daniele questo “Figlio dell’uomo” riferisce alla gloria di colui che arriverà alla fine dei tempi (Dan 7:13). Secondo la versione di Ezechiele, “Figlio dell’uomo” è il titolo usato da Dio nei confronti del suo profeta ed esprime la condizione fragile e mortale dell’essere umano (Ez. 2,1, 3:1.25, 17,2). Quindi, questo è il senso usato da Gesù per parlare della sua identificazione con la condizione umana e il mistero della passione, morte e risurrezione da cui sorge una nuova umanità. Così, possiamo capire il senso della pedagogia paziente e creativa di Gesù nei confronti dei suoi discepoli, “stolti e lenti di cuore”.

    I bambini hanno un posto speciale nel cuore di Gesù. Egli ha detto che il Regno di Dio appartiene a loro e chi vuole entrare in questo regno deve diventare come loro. L’esempio dei bambini è speciale per noi perché  ci aiutano a cercare ciò che è più importante nella vita: la verità, la semplicità di cuore, il fidarsi, ecc. Come i primi discepoli anche noi non riusciamo a capire tutto su Gesù e le sue proposte, ma se gli diamo il permesso, egli può aprire la nostra mente e cambiare il nostro cuore perché sia secondo le sue aspettative su di noi. Gesù ci chiama a una relazione personale con lui ed è solo all’interno di una relazione che possiamo assimilare la sua persona e capire cosa vuole da noi, cioè, il senso della nostra partecipazione come suoi collaboratori nella sua opera redentrice. L’esempio dei “piccoli” ci aiuti a capire l’intenzione di Gesù sulla nostra vita e ad accettare le sue proposte, spendendo tutte le nostre energie a causa sua, “fino alla morte, fino alla vita”.

 

Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

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