sábado, 13 de junho de 2020

PRESENZA VIVA E REALE


Riflessione su Deut 8,2-3.14b-16a; 1Cor 10,16-17; Giovanni 6, 51-58

 

      Celebriamo la festa del Corpo e Sangue di Cristo, cibo e bevanda di vita, dono d’amore che dura per sempre, cioè l'Eucaristia. Questo è sacramento della presenza di Gesù vivo in mezzo a noi. L’origine di questa festa è l’Ultima Cena nel Giovedì santo, ma il clima di silenzio e riflessione del vespro del Venerdì Santo ci impedisce di celebrare con grande gioia. Per questo il papa Urbano IV, nel 13° secolo ha istituito questa celebrazione del Corpo e del Sangue di Cristo.

     Tramite questa solennità e processione, noi possiamo proclamare pubblicamente la nostra fede e il nostro amore per l’Eucaristia e sentire Cristo rinnovando il suo gesto d’amore per la nostra salvezza. Anche se questo periodo drammatico causato pela pandemia ci impedisce di uscire sulle vie e piazze per una proclamazione pubblica della nostra fede, ma non ci impedisce di intensificare la nostra fede ed il nostro amore per l’Eucaristia, presenza viva e reale di Colui che dona se stesso ogni giorno per la nostra salvezza.  Egli stesso ci invita al banchetto della vita in modo da poter condividere la sua grande gioia e la vita eterna.

       Il brano del Deuteronomio ribadisce che Dio stesso nutre il suo popolo. Ancora dal tempo nel deserto, il popolo di Israele ha avuto la possibilità di conoscere Dio come Provvidente, colui che dà un cibo diverso da quello d’Egitto. Gli israeliti hanno ricevuto la Manna grazie alla generosità divina per rinnovare la loro forza fisica e motivare il ringraziamento a Dio, che è sempre stato presente in mezzo a loro.

       Nella lettera ai Corinzi San Paolo afferma che il vero cibo che Dio dà al suo popolo nuovo è il suo Figlio Gesù. Egli stesso invita tutti a vivere in comunione con lui tramite la celebrazione del suo corpo e sangue. Anche se siamo in tanti, siamo diventati un solo corpo a causa dell’unico Pane che è Cristo stesso. L’unità tra le membra e l’impegno fraterno diventano condizione fondamentale perché il messaggio che portiamo sia credibile.

       Nel Vangelo Gesù invita il suoi ascoltatori ad accogliere la rivelazione circa la sua identità come il pane disceso dal cielo, non solo per gli esseri umani, ma per la vita dell’universo, vale a dire: “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna (Gv 3, 16)”. Il Figlio si dona come cibo che dura per la vita eterna per fare la volontà del Padre che è la sorgente della vita. È lui che fa sgorgare la vita all’interno di ogni persona che riceve il suo Figlio.

       Siamo qui dinanzi all’essenza degli insegnamenti di Gesù come Salvatore e Redentore del mondo. Ma i suoi contemporanei non riuscivano a capire perché conoscevano la condizione umana di Gesù. Conoscevano i suoi genitori cioè Giuseppe e Maria e probabilmente hanno frequentato insieme la stessa scuola. Di certo non potevano accettare che questo loro collega fosse disceso del cielo. Tuttavia queste difficoltà non hanno impedito a Gesù di rivelare il senso pieno alla loro vita.

       Gesù parla di vita senza fine che è disponibile per tutti. La condizione per ricevere questa vita è mangiare la sua carne e bere il suo sangue, perché egli è la vita e vivrà in coloro che lo ricevono. Questo è un gesto d’amore che Gesù fa liberamente perché il suo desiderio è rimanere tra gli uomini e in ogni persona. Questo è il mistero dell’Eucaristia. Questo è il grande dono del Dio che non vuole vivere lontano dagli esseri umani.

       L’Eucaristia è il tesoro della Chiesa, cioè il centro della sua esperienza. L’ Eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa vive dell’Eucaristia. Nella visione del Vaticano II, “tutta l’attività della Chiesa scaturisce dall’ Eucaristia e trova in essa la sua finalità”. È così per tutti noi che mangiamo lo stesso pane e beviamo lo stesso calice. Questa esperienza è la pienezza del nostro rapporto con Dio e fonte di ispirazione per il nostro impegno per la fraternità.

     Gesù è il cibo che Dio ci ha dato e continua a darci perché abbiamo la vita in pienezza. Dall’incarnazione alla croce e risurrezione, la vita di Gesù è stata una continua offerta come vero cibo di Dio per la vita del suo popolo. L’Eucaristia che celebriamo ci assicura che la generosità di Dio non si è fermata, ma continuerà per sempre.

      Ogni giorno Cristo rinnova il suo gesto d’amore per la nostra salvezza. Egli stesso ci invita al banchetto della vita, si offre come cibo e ci serve come l’unico in grado di riempire il nostro cuore desiderosi di Dio e della sua stessa vita. Lo scopo dell’Eucaristia è proprio conformare la nostra vita pian piano alla vita di Colui che riceviamo.

     "Quando mangiamo il cibo ordinario il nostro corpo assimila questo cibo per avere buona salute. Così, il cibo è assimilato da nostro corpo. Per quanto riguarda l’Eucaristia, il pane della vita, il risultato è diverso: quando riceviamo Gesù, siamo noi che siamo assimilati da lui. In altre parole, Gesù ci assume, ci porta con sé perché viviamo di lui e per lui. Egli dimora in noi e noi in lui. Egli ci unisce a sé, facendoci partecipare della stessa comunione che egli vive con il Padre. In questa esperienza, siamo diventati colui che celebriamo a causa della crescita del corpo stesso. Così, quando celebriamo l’Eucaristia con profondità le nostre relazioni cambiano e diventiamo strumenti di unità, di riconciliazione e di pace secondo gli stessi sentimenti di Cristo.


Fr Ndega

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