sábado, 14 de março de 2020

"QUANTA SETE NEL MIO CUORE!"



Riflessione su Esodo 17, 3-7; Giovanni 4, 5-42



       L’acqua è un dono molto prezioso. Spesso, però, non lo usiamo nel modo migliore. Riconosciamo l’importanza dell’acqua solo quando ci manca. Tutta la vita del pianeta dipende dall’acqua. Ma qui vogliamo riflettere su un’altra acqua perché anche se l’acqua naturale è molto importante per la nostra sete fisica, non è soddisfacente per altre seti che ci portiamo dentro come desideri profondi, vale dire sete di amore, di giustizia, di felicità, di rispetto, di pienezza. Per questo tipo di sete abbiamo bisogno un’acqua diversa, un’acqua viva. Proviamo a domandarci: ‘Chi può darci quest’acqua? ’ e ‘come possiamo acquistare questa acqua? ’

      Come abbiamo già riflettuto, il deserto è un luogo speciale di incontro con Dio. Nel frattempo deserto è anche luogo di tentazione poiché si tratta di un’esperienza impegnativa. Il popolo di Israele è stato attirato nel deserto non per soffrire ma per fare esperienza della vicinanza di Dio in un modo tutto particolare. Ricordiamo le parole del libro del profeta Osea: “Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” (Os 2,16). Cosi anche Gesù quando si è rivelato alla Samaritana nel deserto, disse: “Sono io che parlo con te (Gv 4,26)”.

       Il nostro Dio è il “Dio della parola” e decide di parlare al suo popolo da cuore a cuore, perché il cuore è il luogo della decisione, dell’innamoramento. È nel cuore che Dio ha messo la sete e la fame della sua Parola (cfr Am 8,11). Attraverso il dono dell’acqua per saziare la loro sete nel deserto, Dio ha voluto anche rivelare l’esistenza di una sete più profonda che loro dovevano scoprire a poco a poco, cioè, la sete di conoscere meglio Dio e credere nella sua provvidenza. La pedagogia del deserto è stata anche l’opportunità di riconoscere che solo Dio è la sorgente di acqua viva per la loro sete, non altre divinità.

        Questa pedagogia divina è molta chiara anche nell’incontro di Gesù con la Samaritana. La donna è venuta al pozzo a mezzogiorno, che è un’ora improbabile per quella regione arida. Forse lei stava evitando di incontrare coloro che conoscevano la sua situazione di molti errori e per questo la disprezzavano. Questo è stato un incontro stupendo perché Gesù era un Ebreo e, secondo questo testo, i Giudei non hanno rapporti con i Samaritani. In realtà, Gesù ha tolto il muro esistente tra lui e la Samaritana. Egli vuole mostrarci che Dio non usa le misure umane.

       Gesù ha pensato questo incontro per aiutare la donna a riscoprire la gioia di vivere. Veramente, lei non ha marito, né dignità e neanche felicità. Gesù aspetta lei in “quella situazione” che fa parte del suo quotidiano.  Prima di tutto, egli chiede l’acqua, ma non per la sua sete fisica. Quale era la sua sete? Secondo Sant’ Agostino, “Colui che ha chiesto l’acqua aveva sete della fede della donna samaritana.” Ha chiesto acqua perché voleva offrire l’acqua viva, che è lui stesso. Poi, in un modo stupendo condusse la donna a distinguere tra ‘sete del corpo’ e ‘sete di vita.” Interessante è che alla fine di tutto questo, nessuno dei due ha preso dell’acqua del pozzo.

     Gesù aveva conoscenza dei molti errori della donna Samaritana, ma non l’ha condannata a causa di questo. Egli ha proposto una nuova vita e questa doveva iniziare nel suo cuore. Come lei non lo conosceva, aveva bisogno di una lenta e progressiva apertura del cuore per arrivare alla fiducia in lui, permettendogli di essere guidata e trasformata. “In primo luogo ella chiama Gesù l’Ebreo (Gv 4, 9); in un secondo momento lo chiama il Signore (Gv 4, 11.15); nel terzo, il profeta (Gv 4,19) e nel quarto in poi, il Cristo (Gv 4, 25-26.28-29)”. Questa donna ha fatto la grande scoperta della sua vita. La fretta ad annunciare questa buona notizia agli altri l’ha fatta lasciare la sua anfora, cioè, ha lasciato i suoi problemi, le sue ferite, la paura, la prostituzione, la vergogna. La donna che non era una persona vera è diventata una testimone della verità. La sua vita era motivo di scandalo, ma adesso è uno strumento utile per aiutare gli altri nel cammino della fede.

       Questo incontro di Gesù con la donna Samaritana parla molto della nostra esperienza di Dio. È l’incontro con la misericordia che fa rinascere la persona al punto che anche essa diventi misericordiosa. Come abbiamo meditato, siamo “cercatori di Dio” dalla nascita. Egli ha messo nel nostro cuore il desiderio di lui. “Se noi cerchiamo Dio è perché egli ci ha cercato per primo” (Cantico dei Cantici). Così, quella donna, che non ha un nome, siamo tutti noi chiamati ad incontrare Dio nell’ora e nel posto più improbabile della nostra giornata. Egli viene a trovarci nella nostra personale situazione con i nostri bisogni e debolezze e vuole parlare con noi cuore a cuore.

      Dio ci cerca dove eravamo perduti (ricordiamo qui l’esperienza del figlio prodigo) e lui non ci giudica a causa dei nostri errori, ma spera che possiamo accettare la sua proposta di una nuova vita. Questo movimento è lungo, ma è efficace specialmente quando riconosciamo la verità della nostra vita e accettiamo la verità che è Gesù. Se io rimango chiuso senza ammettere le mie debolezze sarà molto difficile fare una vera esperienza di Dio. Lui rivela se stesso come sorgente di “acqua viva” che sazia tutte le seti. Pertanto, accogliamo questa acqua che è fornita da Cristo in modo che anche noi possiamo diventare “una fonte d’acqua viva che scaturisce per la vita eterna”.

Fr Ndega

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