sexta-feira, 6 de março de 2020

LA NOSTRA TRASFIGURAZIONE QUOTIDIANA



Riflessione su Mt 17, 1-9




      Sei giorni dopo aver presentato le condizione per seguirlo, Gesù prende tre dei suoi discepoli e sale su un alto monte. Il monte è molto significativo nel vangelo di Matteo. Questo evangelista scrive ai giudei e pertanto la sua intenzione è sempre presentare Gesù come il nuovo Mosè. Il monte nella Bibbia è un luogo privilegiato per l’esperienza di Dio e specialmente in questo vangelo il monte è molto menzionato perché è stato il punto di riferimento nei grandi avvenimenti della vita e missione di Gesù. Dall’inizio della vita pubblica fino all’ascensione, Matteo presenta 7 monti. Il numero 7, segno di pienezza e totalità, ci aiuta a capire l’importanza di questo luogo nell’esperienza rivelatrice di Gesù come Figlio amato.

       Vogliamo ricordare brevemente gli avvenimenti di questi monti per rafforzare ciò che abbiamo detto prima: Il Monte delle tentazione - durante le tentazioni, Gesù è portato su un monte altissimo dove ha confermato la sua fedeltà al progetto del Padre (Mt 4,8s). Il Monte delle Beatitudini - quando Gesù fa il discorso inaugurale del Regno di Dio, egli sale sul monte (Mt 5). Il Monte della preghiera - dopo la prima moltiplicazione dei pane egli congeda la folla e sale sul monte, in disparte, a pregare (14,23). Il Monte della moltiplicazione dei pani – la situazione ricorda l’evento delle Beatitudini, cioè, Gesù sale sul monte e lì si ferma e attorno a lui si raduna molta folla (15,29s). Monte del Calvario (27), Monte della Ascensione (28) e nel capitolo 17 troviamo il Monte della trasfigurazione. Vogliamo soffermaci su quest’ultimo.

       Gesù prende con sé alcuni discepoli e sale insieme su un alto monte. Secondo la tradizione cristiana, questo monte si chiama Tabor. Là egli è trasfigurato davanti a loro. Gesù fu trasfigurato davanti a loro e la bellezza di questa esperienza ha trasfigurato il loro modo di vedere. Gesù ha mostrato loro un po’ della sua gloria e la realtà futura della vita di coloro che lo seguono fedelmente. Egli invita loro a fare l’esperienza “dell’Alto” perché possano vedere meglio e capire il senso della sua consegna e il senso della loro partecipazione alla sua missione.

       La presenza di Mosè e di Elia fa riferimento alla rivelazione nell’Antico Testamento. Questi due parlavano con Gesù mostrando che non c’è rottura tra i loro insegnamenti e gli insegnamenti di Gesù, anzi, una continuità. Ma secondo la voce uscita dalla nube, è Gesù che ha l’autorità di insegnare e interpretare ciò che fu detto dagli “Antenati”. Il Padre rende testimonianza al suo Figlio con affetto, e lo presenta come punto di riferimento della nostra vita. Tutti siamo invitati ad ascoltarlo. Ascoltare nella Bibbia è un verbo molto importante; esprime il giusto atteggiamento dell’Ebreo pio di fronte alla Parola di Dio, assumendo l’impegno di praticare ciò che ha sentito. Così ascoltare la parola è intimamente correlato alla sua pratica.

      Gesù è la rivelazione massima di Dio. Nessun altro può rivelare Dio come egli fa. Veramente Dio ha parlato ai nostri padri. Ma “in questi giorni” tutto ciò che Dio continua a manifestare alla gente lo fa attraverso il suo Figlio Gesù. Anche coloro che non conoscono Gesù ricevono la rivelazione di Dio per mezzo di lui. In ogni fratello che loro sono capaci di aiutare possono trovare il proprio Cristo, che si identifica con coloro che sono più bisognosi (cfr Mt 25,31-46). La misura è l’amore/compassione. I loro gesti di compassione parlano di Cristo.

       I discepoli “avevano il desiderio di rimanere sulla montagna, ma una voce dal cielo li invitò ad ascoltare e obbedire Gesù”. Dio ci invita spesso a fare esperienza profonda della sua presenza come è successo ai discepoli sul monte, per esempio, quando partecipiamo ad una celebrazione o a una giornata di preghiera e così via. Esperienze come queste rafforzano la nostra fede e il nostro zelo per l’opera di Dio. Naturalmente vogliamo che questa esperienza abbia lunga durata. Ma il nostro cammino di fede è fatto tra “scalare il monte” (simbolo del rapporto personale con Dio) e “scendere il monte” (simbolo della esperienza di fraternità).

        Ogni giorno siamo invitati a sperimentare una trasfigurazione tramite l’ascolto e pratica della Parola di Gesù. Questa esperienza ci fa recuperare “l’ascolto dell’interiorità che ci porta in alto, sul monte, a fissare lo sguardo su Cristo” e ci aiuta anche a riconoscerlo nei volti sfigurati di molti fratelli e sorelle intorno a noi ed avere verso di loro gli stessi sentimenti e atteggiamenti di Gesù Cristo.  “Ascoltare la sua parola ci dà la forza di seguirlo fino alla fine”.  Qui abbiamo il modo giusto per rispondere alla proposta di vivere anche noi da “figli amati” di Dio nel Figlio amato Gesù.

Fr Ndega



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