sábado, 14 de setembro de 2019

LA GIOIA DI PERDONARE E DI ESSERE PERDONATO



Riflessione a partir di Lc 15, 1-32


      Il quindicesimo capitolo del vangelo di Luca è molto famoso tra le parabole di Gesù. Questo è chiamato capitolo delle parabole di misericordia, vale a dire la parabola del pastore che perde la pecora (4-7), della donna che perde la moneta (8-10) e del padre che perde il figlio (11-32). Queste parabole mostrano l’atteggiamento compassionevole di Dio verso i peccatori e la gioia di trovare nuovamente quello che si era perduto.

     “Gesù è il volto della misericordia del Padre” e ha rivelato questa misericordia non soltanto con parole ma anche e soprattutto con i gesti. Per questo, dice il brano, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori. Non avrebbero fatto questo passo se non avessero avuto la certezza di essere bene accolti da Gesù. Dall’altra parte abbiamo un secondo gruppo, formato dai farisei e dagli scribi, che preferiscono la critica, la lamentela, la resistenza.

        Tutti i due gruppi, anche se hanno un’esperienza diversa di Dio e atteggiamenti diversi nei suoi confronti sono figli e sono amati. Nessuno dei due conosceva il vero volto di Dio poiché un gruppo si considerava dei giusti e condannava l’altro che a sua volta portava, per assimilazione e rassegnazione, il nome di peccatori pubblici, cioè, un caso perduto. Nell’incontro con Gesù hanno trovato l’abbraccio della misericordia e, quindi, un nuovo orizzonte per la loro vita. Questo è stato lo scenario di fondo usato da Gesù per comporre e raccontare queste bellissime parabole.

        Nella parabola del pastore che perde sua pecora, abbiamo l’immagine di Dio Padre che ha un’attenzione speciale verso tutti, va in ricerca del peccatore e non ‘riposa’ finché non lo incontra e lo coinvolge nuovamente nella sua comunione. Nella parabola della donna che perde una moneta, Dio è come una madre che usa tutta la tenerezza e cura per ricongiungere nuovamente a sé ogni persona che si è allontanata dalla sua comunione e fa festa per la gioia di averla trovata.

       Nella parabola del padre che perde il figlio, la centralità punta sul modo del padre di amare i due figli, ambedue prodigi, anche se in modi diversi. Secondo Gesù, Dio nei nostri confronti è come un padre di famiglia che ha due figli e condivide i suoi doni in parti uguali con tutti. Vuole che vivano lo spirito di famiglia partecipando alla sua gioia di padre. In questa famiglia lui cerca di offrire il suo amore, la sua cura e protezione, affinché i suoi due figli abbiano buone ragione per vivere sempre in comunione con lui. Quando qualcuno decide di abbandonarlo e andare via, non è impedito di farlo perché questo padre rispetta la libertà di ciascuno. Questo suo modo di amare permette di andare via ma assicura anche una buona accoglienza a chi ritorna da lui.

      Deve essere più o meno così la nostra esperienza. Dio non impone la sua autorità, preferendo rivolgersi a noi con legami di tenerezza, trattandoci da adulti, cioè “accettando il terribile rischio educativo di lasciarci andare per la nostra strada”. Allo stesso tempo è sempre vigilante, aspettando il più piccolo segno di ritorno per darci l’abbraccio della misericordia e fare festa con noi. Tante volte ci sentiamo lontani da Dio a causa dei nostri peccati. Certamente Egli si sente abbandonato e tradito, ma non smette di amarci. Così sentiamo rimorso e la certezza di essere bene accolti ci motiva a tornare da Lui e riprendere la comunione con Lui. Anche se spesso non ci comportiamo come figli, Dio rimane sempre fedele alla sua missione di Padre. La sua misericordia è più grande e potente dei nostri errori. Abbiamo bisogno di riscoprire questo vero volto di Dio.

      Un altro momento molto duro per quel padre della parabola è stato l’indurimento di cuore del figlio maggiore verso suo fratello e riguardo al gesto di accoglienza del Padre. Veramente, questo figlio maggiore non si sente figlio, visto che tratta il padre da padrone, e quindi si sente un impiegato; e non si sente neanche fratello, perché rifiuta il proprio fratello. Il comportamento del figlio maggiore mette a rischio la gioia e la bellezza della festa.

     Quando qualcuno prende sul serio un cammino di conversione è motivo di grande gioia per il Padre. Però gli causiamo un grande dolore quando non condividiamo dei suoi sentimenti nei confronti degli altri, cioè quando siamo indifferenti nei confronti di coloro che ritornano alla comunità. Come ha parlato ai discepoli una volta, Gesù ripete a noi oggi: “Siate misericordiosi come vostro Padre.” La riconciliazione con gli altri è la condizione perché il nostro rapporto con Dio sia vero. Questa è la via della vera conversione, che è un lungo cammino e comincia nel nostro cuore. Lasciamoci colpire dal modo misericordioso di Dio di agire e una volta toccati dalla sua misericordia possiamo essere strumenti di essa per coloro che hanno bisogno del nostro perdono.

Fr Ndega

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