sábado, 17 de novembro de 2018

HA UNA SPERANZA PER IL NOSTRO FUTURO



Riflessione a partire Dan 12, 1-3; Eb 10, 11-14; Mc 13, 24-32


        All’inizio di questa riflessione vogliamo porci una domanda: “Come devono comportarsi i cristiani nei momenti difficili e davanti alle incertezze di questo nostro tempo? Siamo un popolo di speranza, perché la vita di chi segue Gesù Cristo è piena di senso. Il messaggio di questa liturgia è un buon motivo perché possiamo vivere la nostra vocazione con gioia, dando ragione della nostra speranza tramite la fede in Cristo. La certezza della sua vicinanza è la nostra forza. Ricordando la Giornata Mondiale per i Poveri, cerchiamo di essere profeti di speranza contro le profezie di sventura che non permettono di pensare una migliore situazione per i più poveri dalla nostra società. Cosa ha a che fare questo con noi? Ci dice papa Francesco, “I profeti sono dalla parte dei poveri perché sanno che è da questa parte che Dio sta”.  

      Il brano del profeta Daniele ci parla di giudizio e risurrezione. Questo è uno dei testi dell’Antico Testamento che parlano di fede nella Resurrezione (vedi anche 2 Mac 7, 9). Questa profezia è sorta in un periodo in cui il popolo di Israele era sotto il dominio greco e soffriva molto. Molti di loro avevano smesso di credere nel Dio dei padri e coloro che cercavano di mantenere la fede avevano bisogno di un messaggio di speranza per continuare il loro cammino. Dio è sempre presente in mezzo al suo popolo, lo motiva quando deve affrontare delle situazioni difficili ed è pronto a ricompensare con vita piena coloro che perseverano fino in fondo nella causa della sua giustizia.

       La lettera agli Ebrei sottolinea che il sacrificio di Cristo ha superato tutti i sacrifici che i sacerdoti compivano nell’Antico Testamento. I sacrifici che offrivano non avevano la forza per rimuovere i peccati della gente, cioè erano inefficaci. Riguardo Cristo, Egli ha offerto se stesso una volta per tutte e proprio per questo la sua offerta è stata in grado di purificare tutti dai loro peccati e fare sorgere una umanità nuova. In ogni messa celebriamo il mistero di questo unico sacrificio rinnovando la nostra adesione alla vita che esso offre, per la nostra salvezza e per tutti.  

       All’inizio del capitolo tredicesimo del vangelo di Marco Gesù annuncia la distruzione di Gerusalemme. Questa rivelazione ha motivato alcuni dei suoi discepoli a chiedere riguardo i segni, il giorno e l’ora di questo drammatico avvenimento. Gesù ha usato questa opportunità per rivelare loro altre cose che devono accadere riguardo la storia e la missione della comunità da lui fondata. Lui deve tornare una seconda volta per portare la creazione alla pienezza radunando tutti i popoli intorno a sé. Così “si compie il disegno del Padre: fare di Cristo il cuore del mondo”.

        Davanti alla manifestazione gloriosa del Cristo risorto, Figlio dell’uomo, “i poteri dei cieli saranno sconvolti”, cioè, il sole, la luna, riconosciuti come dei dalle culture antiche, perderanno i loro splendore. I potenti di questo mondo che attribuiscono a sé onori divini (per questo “stelle del cielo”) assoggettando i popoli e che con i loro sistemi condannano i poveri alla marginalità, anche loro cadranno. Lo sguardo di tutti si volgerà al Figlio dell’uomo vincitore, centro e giudice della storia. Egli porta con sé la nascita di una nuova umanità e quindi l’inizio di una nuova storia. Riguardo il giorno e l’ora di tutto questo capovolgimento, nessuno lo sa; soltanto il Padre.

     Anche se la distruzione della città di Gerusalemme è avvenuta nell’anno 70 D.C., l’intenzione di Gesù non era dare informazioni su questo evento ma sulle conseguenze di esso e di altri, per la vita dei suoi seguaci. Dobbiamo considerare che quando Marco ha scritto il suo vangelo, la comunità cristiana viveva un periodo di crisi a motivo delle ininterrotte persecuzioni, che causavano la morte di alcuni di suoi membri (i martiri) e che portavano altri a rinunciare alla loro identità di seguaci di Gesù. Davvero sembrava la fine del mondo. Coloro che perseveravano si domandavano: “Cosa vuol dire tutto questo?”. Il ricordo degli insegnamenti di Gesù è stato fondamentale per una ripresa di quello che dava vero senso alla loro vita, consapevoli che se Gesù è il punto di riferimento di tutto, allora, la vita e la storia non camminano per una fine ma per un vero fine: Gesù stesso.

      Gesù è vincitore del peccato e della morte e farà vincitori tutti coloro che lo seguono. Alla sua venuta alla fine dei tempi (adempimento dei tempi) vuol trovarci “pazienti e vigilanti”, fedeli ai suoi insegnamenti per condividere con lui la sua stessa gioia. La sua Parola ci dice che le prove e difficoltà accompagnano la nostra condizione di cristiani, però ci assicura anche che “è per la nostra perseveranza che saremo salvi”. Questo è un messaggio che ci riempie di speranza. Siccome non sempre riusciamo a capire gli avvenimenti attorno a noi, dobbiamo avere fiducia nel Padre, consapevoli che “siamo nelle sue mani e, quindi, in buone mani. Nulla sfugge dal suo sguardo. Tutto guidato da un piano suo di saggezza e bontà” (S. G. Calabria). Quindi, dalla nostra parte, fiducia in colui che sta conducendo la storia. Siamo stati invitati a continuare la missione di suo Figlio Gesù e dobbiamo essere attenti ai segni della sua presenza accanto a noi. Perché lui sia davvero Sovrano nella nostra vita, molte falsi idoli devono perdere il loro splendore, ad esempio, i falsi valori e le false immagini di Dio che coltiviamo, la mentalità e i comportamenti contrari agli insegnamenti del Vangelo, ecc. Basta ipocrisia! Basta mediocrità! Hai una speranza per il tuo futuro! Vivi questo, proclama questo! Viviamo con gioia ed entusiasmo la nostra vocazione e tutto sarà bello per noi e per gli altri!

Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi

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