sábado, 20 de janeiro de 2018

LA VOCAZIONE COME UN INVITO ALLA CONVERSIONE


Riflessione su Giona 3, 1-5.10; Mc 1,14-20


     In continuità alla riflessione scorsa, anche questa volta il nostro argomento è vocazionale. La differenza è che la volta scorsa siamo stati invitati a visitare/partecipare alla quotidianità del Maestro Gesù; questa volta è lui stesso che viene nella nostra quotidianità in modo molto semplice e affascinante e ci fa la sua proposta coinvolgente, difficile da rifiutare. Forse non riusciamo a seguirlo subito come Lui vuole, ma egli accetta che prendiamo sul serio un processo di conversione che ci faccia conformare pian piano la nostra vita al suo stile di essere e di vivere.
        Il primo testo parla della missione del profeta Giona e la conversione della gente di Ninive, capitale assira. Giona è un profeta un po’ particolare. Dio gli ha dato una missione, come ha fatto con gli altri profeti, ma anziché assumerla, ha preso la decisione di allontanarsi dalla presenza di Dio. Dopo un periodo nel grembo della balena ha ripreso la sua missione, però con alcune resistenze personali perché non andava d’accordo con il modo d’agire di Dio. Giona è un ebreo che è chiamato a una missione in mezzo a un popolo nemico degli ebrei. Allora, mentre Dio manda ad annunciare la conversione, il profeta annuncia la distruzione. Per fortuna la gente ha creduto in Dio e ha cambiato i suoi atteggiamenti. È soltanto questo che Dio aspetta da ciascuno dei suoi figli, vale a dire un atteggiamento sincero di conversione a lui, non importa la nazione a cui appartenga.
        Questa è l’intenzione di Gesù quando inizia la sua vita pubblica. Quando Giovanni è stato arrestato, quando cioè la profezia della Parola di Dio non era più proclamata, Gesù ha capito che era arrivato il suo turno. Allora egli lascia la Giudea dove ha fatto l’esperienza del battesimo e del deserto e va in Galilea proclamando il vangelo di Dio. Il centro del suo messaggio è la vicinanza del Regno di Dio e quindi, l’invito alla conversione come atteggiamento fondamentale per accogliere questo Regno. Diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete nel Vangelo”. Con Gesù il tempo raggiunge la sua pienezza. Il tempo di cui parla qui non è Kronos come quantità del tempo, ma kairòs, cioè l’occasione opportuna di trovare Dio e la sua salvezza. Con Gesù è ormai tempo di sentire Dio che ci è veramente vicino.
        Nella persona di Gesù il Regno diventa una realtà concreta. Credere e accettare questo regno vuol dire accettare di seguire Gesù che porta la proposta di una società totalmente nuova che cambia totalmente la vita di chi è coinvolto. Così Gesù passa e vede due fratelli, cioè fissa lo sguardo sulla famiglia che nei suoi rapporti e nel lavoro di ogni giorno va generando vita e costruendo la storia. Gesù si offre come punto di riferimento, chiamando questi fratelli a dare un senso vero alla loro quotidianità: “venite con me e vi farò pescatori di uomini”. Gesù è molto chiaro e la sua proposta è coinvolgente e affascinante. Da questi fratelli egli vuol costruire un mondo di fratelli. Questa proposta invita a lasciare tutto subito, cioè con totale disponibilità: primo le reti, poi la famiglia…    
       Secondo questo testo, l’invito alla conversione coincide con la chiamata a seguire Gesù. La chiamata fondamentale fatta ad ogni uomo è quella di andare dietro Cristo e con Cristo per dare un senso vero alla propria vita, come i primi discepoli che continuarono ad essere pescatori ma in modo diverso. Se ho una professione o se sono sposato o se ho una delle vocazioni di servizio ecclesiale o se sono ancora in ricerca, dopo il confronto con la parola di Gesù, non posso continuare lo stesso, devo prendere posizione, vivendo la mia vocazione o ricerca diversamente.  La quotidianità e la realtà della comunità sono stati molto importanti nella vita di Gesù e dei suoi primi discepoli. Questi sono per noi i luoghi dove Dio ci visita continuamente e ci propone una metanoia, cioè un cambiamento di mentalità, di modo d’agire, di ragionare, di vivere.
      Per vivere bene la vocazione bisogna lasciare qualcosa o molte cose. “Però è importante ricordare anche che discepolo non è chi lascia qualcosa, ma chi ha incontrato qualcuno. Quello che si perde è compensato abbondantemente con quello che si trova”. È proprio così la nostra avventura con Gesù; non sappiamo dove va finire, ma lui sa. Bisogna avere il coraggio di fidarsi di lui che ha avuto il piacere di affidarci il suo Regno. Quindi siamo chiamati a unire la nostra vita alla sua per dare un senso nuovo alla nostra vita. Come i primi discepoli che hanno lasciato tutto e con prontezza hanno risposto al Signore che li chiamava, affidiamoci a Gesù, lasciando le nostre “sicurezze” e tutto ciò che ci impedisce di vivere la nostra vocazione con totale disponibilità al servizio del Regno.\

Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi

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