sexta-feira, 16 de dezembro de 2022

ESSERE COLLABORATORI DI DIO

 

Riflessione a partire da Is 7, 10-14; Rm 1, 1-7; Mt 1, 18-24



 

    Nel nostro cammino verso il Natale non poteva mancare la figura di San Giuseppe, un uomo silenzioso ma di forte partecipazione nel garantire sicurezza e protezione al Figlio di Dio venuto nel mondo, fragile e bisognoso.  Anche se Dio poteva salvare gli uomini da solo, ha voluto scegliere collaboratori per portare a compimento questo suo piano. Su questo diceva St Agostino, “Dio ci ha creato senza di noi ma non ha voluto salvarci senza di noi”.

    Nella prima lettura il re di Giuda, Acaz viene rimproverato dal profeta perché, sentendosi minacciato da una possibile ed imminente invasione, decide di fare una alleanza politico-militare con l’Assiria, invece di chiedere un segno al Signore, esprimendo fiducia nella sua presenza e protezione. Ma Dio anche se rifiutato, non si lascia fermare nel suo piano di salvare il suo popolo e per questo suscita la nascita di un discendente che renderà questo regno stabile, offrendo un futuro di speranza a tutto il popolo. Vediamo in questo discendente l’immagine di Gesù, che ci porta la salvezza, assicurando che la vera stabilità non viene dalle protezioni umane ma dalla fiducia in Dio.

    Nella seconda lettura Paolo si rivolge ai cristiani di Roma presentando se stesso non a partire dai dati anagrafici ma dalla sua nuova identità nata da un incontro con Gesù Cristo che lo ha costituito apostolo delle genti. Questa sua identità non viene dai suoi meriti ma da una scelta fatta per amore, un dono dalla grazia di Dio. Questa consapevolezza dell’Apostolo ci motiva nel nostro cammino e ci fa capire che anche noi siamo amati da Dio e santi per vocazione per diventare i suoi collaboratori nell’opera della salvezza, come testimoni del suo amore e della sua gratuità.

    Il vangelo ci introduce la figura di Giuseppe che è chiamato uomo giusto, cioè, “uno che aveva nel cuore tutta la legge del Signore”. Lui, a motivo della proposta sconcertante di Dio fatta a Maria, viene portato a fare una scelta drammatica. Quando Maria gli racconta la situazione che stava vivendo, gli assicura che si tratta di uno intervento divino.  Davanti a sé Giuseppe aveva non solo la legge del Levitico, che richiedeva di denunciare donne nella situazione di Maria, ma anche l’amore che sentiva per quella fanciulla e la sincerità delle sue parole, accettando di mettere la sua vita in gioco affinché il sogno di Dio venisse concretizzato per la salvezza del suo popolo.

    Il ‘Sì’ libero e generoso di Maria era già atteso da Dio che l’ha voluta come sua serva e l’aveva preparata per questo, ma dobbiamo ammettere che per vivere questo suo sì, a parte la grazia di Dio, Maria è stata aiutata anche dal sì di Giuseppe. Con la sua prudenza e silenzio, fa che il sogno della coppia guadagni in tempo e dà a Dio la giusta opportunità d’agire. Infatti, accanto a Giuseppe Dio provvede non solo Maria ma anche un angelo per aiutarlo a “seguire la via dell’amore e abbandonare quella della Legge”. Così viene confermata la versione di Maria sulla verità dei fatti. Entrambi sono stati guidati nella via giusta affinché quest’opera nata da una iniziativa divina non venga meno a motivo delle difficoltà umane.

    Queste due persone visitate da Dio, nella loro semplicità e piccolezza fanno della loro quotidianità una esistenza feconda, diventano nobili strumenti usati volentieri da Dio nella grande Opera della salvezza. La loro testimonianza ci aiuta a capire ciò che è lo stile di Dio e ciò che veramente piace a lui. Anche se non hanno capito quale sarebbe stato il loro compito all’inizio, non hanno messo ostacoli ai piani di Dio. Così deve essere la nostra risposta quotidiana alla chiamata divina. Non bisogna capire subito qual deve essere il nostro compito. Bisogna essere disponibili e mettere la nostra vita in gioco, fidandoci di Dio come hanno fatto Maria, Giuseppe e tanti altri.

 

Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

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