sábado, 11 de junho de 2022

“DIO È TRINITÀ PERCHÉ È AMORE”

 

Prv 8, 22-31; Rm 5, 1-5; Gv 16, 12-15


 

    Vogliamo riflettere sul mistero della Santissima Trinità. Trattasi della relazione di comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Un unico Dio in tre Persone. È una comunione d’amore perché Dio è amore. L’amore è l’identità di Dio. Così, “Dio è Trinità, perché è amore” (L. C. Susin).

    Dio è unico ma non vive da solo perché ha voluto essere e vivere in comunione. Tutta la creazione scaturisce dal suo essere e dal suo mistero di amore. Tutte le creature sono chiamate a entrare in questa dinamica d’amore che è la Trinità, ed essere manifestazione della sua bontà. Lodiamo Dio per la sua comunione d’amore, dicendo Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo...

    Quando facciamo il segno della croce, cioè, “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, parliamo dell’identità di Dio ed esprimiamo il nostro senso di appartenenza a Lui, che è presente in noi e in ogni luogo; Egli è sopra tutti e in tutti. Egli si rivela a tutti e si fa incontrare da tutti, ma continua ad essere un mistero perché non c'è nulla che possa imporre limiti al suo essere.

    Secondo S. Agostino, “Dio è tanto inesauribile che quando è trovato è ancora tutto da trovare”. Quando Egli si rivela, si dà totalmente, ma non siamo in grado di assimilare tutto. Esiste un racconto sul sopraccitato santo che ci aiuta a riflettere sulla Trinità come un mistero non da essere capito ma accolto. Più ci apriamo a questo mistero più possiamo sentire la sua azione in noi.

     “Un giorno Sant’Agostino stava camminando sulla riva del mare, interrogandosi sul mistero della Santissima Trinità. Si domandava: “come Dio può essere uno e trino allo stesso tempo?” Improvvisamente, vide un bambino piccolo che faceva un buco nella sabbia e correva verso il mare, prendeva un po’ d’acqua e la metteva nel buco. Dopo aver osservato questo movimento del bambino per un po’ di tempo, Agostino decise di chiedergli il significato di quel gioco. Questi rispose dicendo: “Io cerco di mettere tutta quell’acqua in questo piccolo buco”. Molto stupito, Agostino disse: “Questo è impossibile!”. Allora il bambino gli disse: “E’ più facile per me mettere tutta quell’acqua in questo buco che tu possa capire il mistero della Santissima Trinità”. Alla fine, il bambino scomparve e S. Agostino domandò a sé stesso: ‘Quel bambino non era forse un angelo?!’”

    Nella lettura del libro dei Proverbi la sapienza viene personificata. Essa si autodefinisce come prima creatura di Dio e allo stesso tempo la sua collaboratrice nella creazione di tutto ciò che esiste. È nella persona di Gesù, Verbo eterno del Padre, che questa sapienza trova il suo culmine e visibilità. Ella si rivela nel nostro quotidiano attraverso la Parola e i suggerimenti dello Spirito con dei segni molto concreti. L’apertura e docilità ad essa sono le condizioni per le scelte giuste e per la felicità.

    La seconda lettura riprende la realtà che abbiamo riflettuto la settimana scorsa, vale a dire: abbiamo ricevuto lo Spirito che ci rendi figli. L’azione dello Spirito in noi conferma la nostra filiazione divina, cioè, la nostra partecipazione alla stessa vita di Gesù e quindi, alla stessa comunione che Egli vive con il Padre e lo Spirito, comunione del Dio che non sa fare altra cosa eccetto amare.

    Quando Gesù rivela ai discepoli l’intima comunione trinitaria non vuole dare delle informazioni per mantenere occupata la loro mente, vuole coinvolgerli in un rapporto di amore, fondamentale per la loro identità e missione. Saranno loro a rendere visibile la sua presenza nel mondo e, quindi, hanno bisogno di una guida sicura affinché la verità insegnata dal maestro non venga meno in mezzo alle tante difficoltà che sicuramente troveranno lungo il loro cammino.

    La guida sicura di cui hanno bisogno è lo Spirito Santo che in questo brano viene chiamato Spirito della verità, non perché porterà una verità nuova nel mondo ma perché guiderà i discepoli alla comprensione della verità rivelata da Gesù. In altre parole, la funzione specifica dello Spirito Santo “consiste nel far capire e far vivere la parola di Gesù, rendendola operante nella vita dei discepoli”. Per quest’opera Lui riceverà dal Figlio i beni della salvezza, che hanno la loro origine nel Padre. Il fine è sempre quello di rendere accessibile a tutti quello che è stato preparato per tutti, suscitando, così, la fede in Gesù, salvezza di Dio per il mondo.

    Il messaggio sulla comunione trinitaria è il grande contributo che il cristianesimo offre alla nostra società che si lascia spesso condurre dall’individualismo e dalla competizione, che distruggono le relazioni. Per non essere ingoiati da questa mentalità bisogna che rimaniamo uniti a Cristo, secondo il desiderio che ha manifestato nella sua preghiera: “Che siano una cosa sola; come tu, Padre, sei in me e io in te; siano anch’essi in noi, affinché il mondo creda”. Nell’intimità della nostra relazione con il Figlio, sentiamo anche in noi l’azione del Padre e dello Spirito. La nostra esperienza di Gesù nell’Eucaristia è un’esperienza della Santissima Trinità; Egli è in mezzo a noi e dentro di noi. Egli stesso ci unisce a sé, ci unisce tra di noi e così viviamo a partire da Lui, a partire dall’amore della Trinità.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

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