sexta-feira, 25 de janeiro de 2019

IL LIETO ANNUNCIO AI POVERI



Riflessione su Lc 1, 1-4:4, 14-21


     La prima parte di questo vangelo vuole comunicarci che la buona novella di Gesù ha generato molti testimoni. La nostra fede è frutto dell’esperienza, quella che abbiamo ricevuto dalle persone che ci hanno preceduto insieme a quella a livello personale. Non è una “dottrina” o un’idea su Gesù che ci fa vivere con intensità la nostra fede, ma l’incontro personale con lui continuamente ricercato e desiderato: “entra nella tua stanza, nella tua intimità e prega...” Naturalmente, per un cristiano, non basta solo l’esperienza personale; ci vuole anche quella comunitaria. La vita di coloro che ci hanno preceduto continua a testimoniarci che senza l’esperienza (personale e comunitaria) di Gesù la nostra fede in lui perde poco a poco il suo significato.

      L'evangelista Luca rivolge il suo vangelo a una persona chiamata Teofilo, perché questo era un’abitudine nel primo secolo. Teofilo era una persona prominente nella società di quel tempo che diventò cristiano a causa della predicazione degli Apostoli. Teofilo significa “amato di Dio”. Questo nome porta anche un significato teologico, vale a dire, ogni persona che entra in contatto con il testo sacro è chiamata a fare l'esperienza di sentirsi amata da Dio, poiché la Scrittura è davvero una “lettera d’amore” da parte di Dio per l’umanità.

      La seconda parte del Vangelo porta l’esperienza di Gesù nella sua città natale Nazareth, il luogo dove era cresciuto. Ritorna in questo luogo guidato dallo Spirito Santo, proclamando con entusiasmo la parola di Dio come suo progetto personale di vita per un popolo che attendeva la rivelazione del Messia con fervore e passione. Gesù sceglie giustamente un momento liturgico per proclamare la priorità della sua missione. Si sente unto e mandato dallo Spirito Santo per proclamare la buona novella ai poveri e la liberazione agli oppressi. Con questa Forza, egli è in grado di ravvivare la loro speranza, facendo ritornare ai loro cuori la gioia di vivere. Questa realtà è la ragione della l’identità di Gesù e parte del piano di amore e di salvezza del suo e nostro Padre.

     La priorità di Gesù è la priorità di Dio. Così, possiamo immaginare quanto è stata grande la gioia che Gesù ha provato interiormente a causa di questo modo di agire del Padre. Dio ama ogni persona e vuole raggiungere tutti con il suo amore. Ma ci sono alcuni che hanno bisogno di un intervento urgente e con una cura speciale, perché sono rifiutati dalla società. Gesù non ha voluto aspettare. Dio ci chiede questa stessa attenzione riguardo alla realtà di chi è nel bisogno. Chiunque ha bisogno oggi non può aspettare fino a domani. Ci dice il principio di sussidiarietà: “non lasciare ad un altro quello che puoi fare e non lasciare per domani quello che puoi fare ora”.

      In Gesù, inizia un tempo completamente nuovo, cioè un tempo di grazia e di salvezza. Gesù è il Salvatore che è venuto a liberare tutti gli esseri umani che hanno perso la loro libertà a causa del peccato e delle suggestioni del male presenti nei loro cuori. La liberazione che Gesù proclama ha a che fare non solo con la schiavitù spirituale causata dal peccato. Egli vuole raggiungere anche tutta la società dove il peccato strutturale, cioè le ingiustizie, impediscono la realizzazione del progetto di Dio. Quelli considerati sfortunati da una società che ha imparato a scartare i suoi figli, sono per Gesù i “beati”. Questo è l’avvento del Regno di Dio; è venuto dal cielo “proprio per questo mondo”.

    Gesù vuole costruire una nuova umanità e società a partire da relazione fraterne umanizzate e umanizzanti. La sua “rivoluzione” è da dentro a fuori, perché è nel cuore dove si prende la decisione di essere buono o cattivo, giusto o ingiusto, di amare o di odiare, di accogliere o disprezzare. L’insieme di cambiamenti di cui la nostra società ha bisogno Gesù poteva farlo da solo, ma ha preferito contare su di noi, come nei primi tempi della Chiesa. Per essere fedeli alla missione che egli ci affida, abbiamo bisogno di essere colpiti dalla sua tenerezza e compassione, assumendo come nostra la stessa priorità della sua missione. Lo stesso spirito che lo ha guidato nella sua missione vuole guidare anche noi in modo che possiamo essere seminatori di speranza, facendo la differenza nella vita di molte persone. In questo modo possiamo rendere più visibile e credibile “la profezia che oggi abbiamo ascoltato”.

Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi

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