domingo, 12 de novembro de 2017

FARE DELLA VITA UN COSTANTE ‘KAIROS’


Riflessione su Sap 6, 12-16; 1 Tes 4, 13-18; Mt 25, 1-13


       Dio si fa trovare e si anticipa nell’incontro con noi. La sapienza è la sua ispirazione e questa è accessibile a tutti, ma bisogna cercarla. Colui che cerca la sapienza mai sarà deluso perché è stato cercato in anticipo. Il testo della prima lettura ci fa ricordare un brano del profeta Isaia che dice: “Cercate il Signore mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino”. Dio realizzando un grande esodo verso l’essere umano ha provocato l’esodo dell’essere umano verso di lui. La rivelazione di se stesso è prima di tutto un movimento di Dio verso di noi e soltanto così è stato possibile il nostro movimento verso di Lui. Su questo ci dice l’autore Carlo Dallare che “un giorno può esserci data la grazia di scoprire che non siamo noi ad aver raggiunto Dio per conoscerlo, ma che è stato lui ad averci preceduto nell’incontro e averci messo in cammino”. Sant’ Agostino fa un riferimento a questo quando fa parlare il Signore con queste parole: “Tu non mi cercheresti se non mi avessi già trovato”.   
      La seconda lettura è un richiamo a coltivare la speranza come una virtù che ci mette nella via giusta verso la pienezza della nostra vita, vale a dire, trovare Dio faccia a faccia. Così, l’esperienza della morte diventa inevitabile, prima di tutto, non come una separazione ma come un incontro, non come una perdita ma come un guadagno, non come disperazione ma come compimento della nostra speranza. Tutto questo perché camminiamo verso ciò che ci aspetta e che non può essere paragonato a nulla che si sperimenta su questa terra. Questo è ciò che Dio ha preparato per coloro che lo amano e lo cercano con sincerità di cuore. Per questo la vita cristiana deve essere vissuta “come un cammino, non un cammino triste ma gioioso”, perché porta con sé i mezzi propri che ci fa sperimentare in anticipo ciò che aspettiamo, l’incontro con colui che è già venuto a trovarci.

        Continuando la nostra riflessione sulla realtà dell’incontro, vogliamo rivolgere la nostra attenzione sul vangelo, che ci presenta una proposta concreta in questo senso. Prima di tutto c’è uno sposo che deve arrivare ma non si sa l’ora; poi ci sono dieci ragazze che con le loro lampade, aspettano l’opportunità per entrare con lo sposo alla festa di nozze. Siccome il tempo dello sposo è diverso dal tempo delle ragazze, loro si addormentano. Alcune tra di loro hanno agito saggiamente, portando anche l’olio con sé. Alla fine, questo olio ha fatto tutta la differenza perché è stato caparra di esito della attesa e segno concreto di una scelta fatta con saggezza. 

    Questa parabola delle ‘dieci vergini’ richiama la nostra attenzione su un incontro prenotato in cui lo sposo, che è Cristo, si fa trovare e aspetta di essere accolto bene. Egli è lo sposo che desidera molto questo incontro e prende l’iniziativa di trovarci. Abbiamo la lampada della fede per riconoscerlo e anche l’olio, cioè, i mezzi che mantengono questa fede, ma non sempre ci rendiamo conto che questa fede può spegnersi per la mancanza “d’olio” e portarci alla disperazione. Per ri-conoscere lo sposo bisogna conoscerlo. Questo verbo indica relazione di intimità. Il desiderio dello sposo è trovarsi con ciascuno di noi e vivere un rapporto profondo in cui egli si offre totalmente. Qualche riserva in questo processo non viene mai da lui ma dalla nostra capacità di prepararsi e coinvolgersi bene in questo incontro. L’ espressione ‘non vi conosco’ non è una condanna ma nasconde questo grande desiderio, vale a dire, “voglio vivere con te un rapporto profondo”.

       Alla fine di questa vita saremo giudicati sull’amore, cioè la fede dimostrata in opere. Il rapporto con il Dio che ci ama necessariamente ci rimette agli altri. Colui che vive per se stesso non riesce a conoscerlo. Proprio perché esiste una relazione di intimità con Dio ha senso il grido-invito di andare incontro allo sposo. Non cammina verso Dio chi ha cercato di vivere lontano da lui durante tutta la sua vita. Nel nostro tempo ci sono offerte molte opportunità per avvicinarci a lui. Dio sta aspettando per questo. Secondo S. Giovanni Calabria, “Dio non ha fretta, ha tutta l’eternità davanti a sé”. Per sintonizzarsi con il suo cuore bisogna fare della vita un costante ‘Kairòs’, cioè, tempo opportuno. Questo tempo è chiamato “Oggi”. Ogni giorno Dio ci chiama a un salto di qualità, assumendo la responsabilità delle scelte che facciamo. Come Dio sempre si anticipa per trovarci, proviamo a non lasciare per domani ciò che deve essere fatto oggi. Oggi è tempo di amare, perché siamo amati molto di più, oggi è tempo di prendersi cura perché siamo curati da lui molto di più, oggi è tempo di perdonare perché siamo perdonati di più, oggi è tempo di desiderare perché siamo desiderati da lui molto di più, oggi è tempo di mettere più sforzo di andare incontro a Cristo perché Egli ha voluto fare tutto fino all’estremo per trovarci.
  

Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi

Nenhum comentário: