Una
riflessione a partire da Luca 16, 19-31
Attraverso
la parabola del povero Lazzaro e il ricco opulone, il Vangelo ci richiama a una
dura realtà: la grande disuguaglianza tra le persone. La Chiesa in America
Latina già negli anni ‘70 denunciava: “Strutture ingiuste
stanno generando ricchi sempre più ricchi a spese dei poveri sempre più poveri”.
Questa situazione è totalmente disapprovata da Dio che, nella sua bontà, fa piovere
su giusti e ingiusti, buoni e cattivi in modo che quello che Lui ha fatto per
tutti sia disponibile a tutti. Il Cantico di Maria testimonia molto bene questa
realtà in un'esplosione di giubilo per il modo d’agire di Dio, eguagliando i
disuguali perchè possono convivere su un piano di parità. Alla fine, non cidovrebbero essere vincitori o vinti, ma fratelli e sorelle con
pari diritti e dignità.
Dio
si identifica con la situazione dei più deboli e più poveri. Ogni ingiustizia
fatta a loro raggiunge l'immagine di Dio presente in loro. Nella vita eterna,
la situazione si inverte, dimostrando che Dio non abbandona quelli che
confidano in lui. Chi usa di quello che possiede per disprezzare l'altro gioca
la vita nella spazzatura, perché la vita non consiste nell'abbondanza dei beni
posseduti, ma nella capacità di fare del bene. Come ha detto saggiamente San
Giovanni Calabria: “i poveri ci sono perchè i ricchi possano salvarsi”.
Questa riflessione vuole ricordaci che
la situazione dei poveri ha molto a che fare con noi, perché il peccato sociale
è il risultato di un accumulo di peccati personali. Per questo ognuno deve assumersi
non solo la conversione dei peccati personali, ma anche la responsabilità per i
peccati sociali, che fa parte della nostra “missione riparatrice”. Dobbiamo
passare da uno stile di vita dispendioso, basato alle volte sull’ indifferenza,
per uno stile di vita più semplice che si accontenta di poco e solidarizza con
coloro che non hanno. Dio ci salva per amore, ma molto valorizza i nostri gesti, come
Benedetto XVI ha espresso in una delle sue lettere per la Quaresima:
"infatti la salvezza è un dono, è grazia di Dio, ma per fare effetto nella
mia esistenza richiede il mio consenso, una accoglienza dimostrata sui fatti,
cioè la volontà di vivere come Gesù, camminando dietro di lui".
Fr. Ndega
Revisione: Giusi
Nenhum comentário:
Postar um comentário