domingo, 9 de março de 2014

I PICCOLI GESTI CHE FANNO LA DIFFERENZA

           Chi decide di aiutare chi ha piu bisogno ha scelto di fare la cosa giusta e diventa un segno evidente della "paterna cura della Divina Provvidenza per tutti i suoi figli" (Costituzioni PSDP).  Come è bella e realizzante l'esperienza di spendere le proprie energie per gli altri, per qualsiasi causa! In questa verità sta la chiave per una "nuova civiltà".Questaci riporta l'esperienza biblica di Gesù che nel suo impegno per la realtà usa gesti di gentilezza e compassione per rivelare l'amorevole cura di Dio.  Questi gesti hanno fatto la differenza nella vita di molte persone. Di fronte alla domanda Chi è questo Gesù? la risposta si dava nella misura in cui le persone erano disposte a incontrarsi con lui, accettando il suo messaggio e impegnandosi  con il progetto che egli ha annunciato attraverso la sua pratica solidale. Coloro che vivevano ai margini della società e sono stati reintegrati, non tardarono a rendersi conto che quel Gesù era in pienezza il rivelatore  del progetto salvifico e universale di Dio. Come tutti sappiamo "Gesù non è venuto per portare una nuova religione, ma buone notizie per chi ha bisogno di liberazione. Dalla buona notizia  si capisce chi è Dio" (L. C.Susin). In realtà è dai gesti che la persona va rivelando chi è realmente.

           Siamo invitati a fare esperienza del Dio compagno, che cammina con noi ed è presente nel quotidiano delle nostre lotte, aspettandosi una risposta sempre nuova di accoglienza e solidarietà: accoglienza della sua presenza e solidarietà con gli altri. Il Dio di cui ci fidiamo libera e salva. Quindi il motivo della nostra speranza è la sua fedeltà. L'esperienza biblica ci insegna che Lui si sensibilizza davanti a tanti mali in relazione alla vita delle persone, soprattutto se sono più bisognose. Dio ama tutti, ma se possiamo dire che ha dei favoriti, osiamo dire che essi hanno dei nomi: cieco, zoppo, paralitico, sordo, ecc. Nei nostri giorni hanno altre facce: sono le vittime della fame e della miseria che rimangono ai margini del sistema capitalistico, gli analfabeti del mondo informatico, le vittime di tutti i tipi di violenza e droga, coloro che non hanno alloggio, i disoccupati e i numerosi volti sfigurati del nostro mondo. Per queste persone Dio ha un amore particolare. Su questo il teologo L. C. Susin utilizza l’espressione ‘amore con priorità’: “Amare con priorità è ciò che caratterizza una madre, secondo un vecchio proverbio arabo: “preferisce il malato fino a quando è sano, preferisce ciò che è via fino a che arriva, preferisce il piccolo fino a che cresce (...)”.

            La missione di Gesù era quella di stabilire un nuovo rapporto con Dio e tra le persone. Le persone piu bisognose al tempo di Gesù potevano ritornare a socializzare con gli altri più fiduciose e sicure, potendo contribuire in piena capacità al bene della Comunità. Alle volte è stato necessario un maggiore sforzo della Comunità per far sì che queste persone potessero vivere l’incontro con Gesù e sperimentare la vita nuova che Lui ha portato. Oggi Gesù non può più essere  visibile, ma può essere sentito e sperimentato principalmente attraverso coloro che hanno deciso di smettere di essere spettatori per diventare protagonisti di azioni in favore della vita. La sfida per noi non sta nel fare cose straordinarie, ma nei piccoli gesti che fanno davvero la differenza. Dall'esempio di Gesù siamo chiamati a fare bene tutte le cose e fare il bene a favore di chi più ha bisogno e vive ai margini della nostra società. In questo processo si realizzerà la profezia del Regno di Dio: un mondo senza emarginati, volontàdi Dio e desiderio di tutti.

Fr. Ndega
Traduzione: Giusi

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