Una riflessione a partire da Lc 24, 46-53
La festa di
oggi parla di una presenza/assenza di Gesù, una nuova modalità della sua
presenza. Dopo essere risorto dai morti Egli apparve per molto tempo ai suoi
discepoli per infondere incoraggiamento e passare alcune consegne, vale a dire:
confermò loro nella missione, li donò la sua pace e lo Spirito Santo. Voleva
dire proprio questo: “Ora tocca a voi”. Questo non vuol dire che si è lavato le
mani, anzi, aggiunse: “Sarò con voi sempre.” Egli non è più visibile ma può
essere credibile. Non è più vivo, in carne e ossa fra i discepoli, ma resterà in
ogni persona attraverso lo Spirito.
Se alle volte ci chiudiamo in noi
stessi per paura, lo Spirito ci viene a ricordare che non siamo soli e ci infonde
coraggio per raccontare con gioia la bellezza di essere innamorato di un Dio
che si fa vicino e si mette a servizio dell’essere umano, che ci dona tutto e
non ci esige nulla. Luca menziona due aspetti per esprimere come i discepoli
devono continuare la missione affidatagli dal maestro.
Il primo
aspetto è quello della tavola: mentre era a tavola dà loro delle istruzioni. I discepoli ricevono indicazioni per la missione vivendo
l’intimità e familiarità con il maestro attorno
a tavola. Questo rimanda all’eucaristia e ai tanti insegnamenti che ci vengono
offerti mentre viviamo questa esperienza di comunione con il maestro e tra di
noi. L’eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa vive dell’eucaristia. Tutto nella
nostra pastorale parte dall’eucaristia e converge verso di essa.
Il secondo aspetto è quello di
Betania: “Li condusse fuori, verso Betania. Betania ci ricorda l’esperienza di
amicizia che Gesù viveva con Marta, Maria e Lazzaro. Questo rafforza la certezza che Gesù vuole mantenere una
relazione personale con ciascuno. Se prima era insieme con i discepoli, ora è
dentro di loro perché “quando Gesù è salito al cielo il cielo stesso è sceso
sulla terra”.
La forza dall’Alto che ci viene
donata ci assicura che Gesù, il nostro capo, è salito al cielo non per
separarsi da noi ma per
prepararci un posto. Senza merito nostro, possiamo entrare in cielo perché, portando
la nostra umanità con sé ci rende partecipe della sua stessa condizione. Questo
vuol dire che sarà sempre con noi perché siamo in lui. Mentre camminiamo su
questa terra siamo pellegrini di una speranza che non delude, perché il nostro
traguardo è Cristo; “la sua luce illumina la strada, la sua grazia ci fortifica
nel cammino e la sua misteriosa presenza ci protegge e ci conforta”.
Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi
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