terça-feira, 23 de agosto de 2022

LA SALVEZZA È UN DONO E NON UN MERITO

 

Riflessione a partire da Lc 13, 22-30




 

    Gesù è in cammino verso Gerusalemme. Questa direzione ha un senso più spirituale che geografico. Come sappiamo, Gesù va a compiere la sua opera di salvezza in questa città famosa per l’uccisione dei profeti. Viene seguito da molte persone e quando viene interpellato sul numero di quelli che si salvano, non risponde direttamente. Coglie l'occasione per chiedere più impegno personale nella sua sequela come condizione per entrare nel regno. Non basta essere suoi discepoli per ottenere la salvezza, Egli suggerisce la porta stretta come una sfida.

    Se Gesù annuncia una porta stretta è perché c'è anche una porta larga. Parlando ai giovani nel 1993, S. Giovanni Paolo II distinse chiaramente queste due vie, dicendo: “Rifiutate la via facile: la via del lusso, del crimine, del disprezzo del bene e della fuga dalla responsabilità. L'alcolismo, l'uso di droghe e l'immoralità non dovrebbero avere opportunità nella vostra vita. Passate attraverso la porta stretta. Scegliete la strada che conduce alla vita eterna e alla felicità con Dio”.

    Gesù dice che la porta stretta è la via che conduce alla vita e solo pochi possono trovarla. “Questa è la porta della pazienza, della saggezza, della dedizione, della generosità, della gentilezza, della gratitudine e del lavoro”. Per quanto riguarda la porta larga, questa è una via facile che porta alla rovina e ci sono molti che la percorrono. Quindi, la porta stretta diventa la condizione fondamentale per avere un buon risultato nella sequela di Cristo.

    Nel nostro ambiente, la porta stretta è un simbolo del nostro sforzo per superare una cattiva mentalità o tendenza, i cattivi atteggiamenti e comportamenti, la fatica nel rapportarsi bene con gli altri. In questo processo, siamo noi i primi a trovare un risultato buono o la sfortuna, perché ciò che facciamo per gli altri causa una situazione buona o cattiva anche per noi. Quindi, il bene che ci aspettiamo per la nostra vita lo dobbiamo agevolare per gli altri. Se vogliamo essere felici, dobbiamo facilitare questa situazione buona per chi vive intorno a noi e ha problemi come noi.

    L’interesse per la situazione dell’altro fratello e sorella viene ricordato molte volte nelle Sacre Scritture: quando Dio domanda a Caino, “Dov’è tuo fratello?”; oppure quando Gesù dice alla donna samaritana, “Va a chiamare tuo marito!”. Recentemente Papa Francesco ha proclamato a tutto il mondo che “Nessuno si salva da solo. O ci salveremo tutti o periremo tutti”.

    “Signore, aprici! Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze!” riferendoci a questo passo del Vangelo abbiamo qui un’allusione all’Eucaristia e al catechismo, attraverso i quali dimostriamo una “certa” conoscenza di Dio. Possiamo parlare molto bene di Gesù per mostrare che lo conosciamo. Potremmo anche pensare che parlare meglio degli altri ci garantisca un vantaggio in modo da ricevere alcune ricompense da Dio. Ma, secondo questo brano, le parole non bastano per entrare nel regno di Dio. La salvezza non è un nostro merito, ma un dono della generosità di Dio.

    Come mai diciamo di conoscere Gesù e lui dice che non ci conosce? Questo perché nella Bibbia il verbo conoscere significa una relazione di intimità, un'esperienza profonda che ci conforma alla persona che amiamo e ci fa incarnare la sua proposta. Nel nostro caso, significa vivere a partire da Cristo: “…Non io, ma è Cristo che vive in me”. Senza questa relazione non c'è identità. Chi rende testimonianza è perché ha visto qualcosa. Non si diventa testimone di Gesù senza esperienza di Lui. E l’esperienza che abbiamo di Lui non ci rende migliori degli altri in modo da assicurarci la salvezza. Non vogliamo rimanere fuori bussando alla porta chiusa disperati, dicendo di aver fatto tante cose per Dio mentre abbiamo dimenticato ciò che realmente importa alla fine: aver fatto tanto per gli altri. Possa la grazia di Dio guidarci affinché possiamo fare la sua volontà e trovare la vita.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

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