domingo, 7 de abril de 2019

NEANCH’IO TI CONDANNO…



Riflessione su Gv 8, 1-11


       Anche se nella volta scorsa, abbiamo avuto quella bellissima parabola che parlava della misericordia del Padre, è proprio oggi che consideriamo la domenica della misericordia poiché i testi ci presentano fatti concreti in cui l’abbraccio della misericordia se fa sentire di un modo molto intenso e liberatore.

        La prima lettura porta il messaggio del profeta Isaia, che è il profeta della consolazione e della speranza. Egli annuncia un Dio fedele, che cammina con il suo popolo e sta per realizzare un’opera stupenda nella vita di questo popolo, cioè, la liberazione. Dio chiede da parte del popolo una cosa sola: una rinnovata fiducia in Lui. Non pensare più al passato, continuare ad avere fiducia nel futuro a causa della fedeltà del Signore. Se fino qui ci ha aiutati il Signore, quindi, non temere per il futuro. Nella seconda lettura, S. Paolo ci invita a scoprire la bellezza di essere innamorati di Gesù. E come sappiamo, quando si vive l’esperienza di un vero amore, nulla di ciò che si pensa, dice e fa è fuori da questo orizzonte. Trattasi di una esperienza che ci coinvolge totalmente e che richiede corrispondenza.    

      Il vangelo ci parla di una donna sorpresa in flagrante adulterio e che ha trovato l’abbraccio della misericordia nell’incontro con Gesù. Gli accusatori erano pronti per lapidarla ma volevano sapere l’opinione di Gesù: “Tu che ne dici?” Con questo, pretendevano mettere in difficoltà il Signore. Se Gesù avesse detto di no, andava contro la legge mosaica e se avesse detto di sì andava contro il messaggio di misericordia che stava portando avanti. Cosa ha risposto?

        Primo Egli si china e si mette a scrivere per terra indicando l’umanità, la dimensione della fragilità segnata dalla polvere e, quindi, il bisogno di guardare gli altri con il cuore umano, cioè, non condannare perché sei fragile anche tu. Per questo ha detto: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei» Gesù si mette dalla parte dell’essere umano per aiutare a comprendere la debolezza e il vero bisogno del cuore umano: più umani noi siamo, più divini diventiamo. Secondo Sant’Agostino, Gesù è stato veramente bravo in questa sua risposta. E cosa ha provocato? Così dice questo teologo: “O risposta della Sapienza! Come li costrinse a rientrare subito in se stessi! Essi stavano fuori intenti a calunniare gli altri, invece di scrutare profondamente se stessi. Si interessavano dell'adultera, e intanto perdevano di vista se stessi».

       Il testo invita ciascuno di noi a guardare dentro di sé per scoprire il bisogno di Dio e così sarà diverso nei confronti degli altri. Ora, la donna continua nel mezzo, non più da sola ma con Gesù. Quando siamo al centro da soli diventiamo il centro delle attenzioni, delle accuse, e delle condanne. Se al centro c’è Gesù con noi, siamo guardati con tenerezza e compassione e possiamo prendere in mano la propria vita poiché si aperto davanti a noi un nuovo orizzonte, un futuro fatto di speranza e fiducia.

         Il breve dialogo di Gesù con la donna conferma il vero volto del Padre che accoglie la figlia senza tenere in conto quello che ha fatto. Questo atteggiamento di Gesù veramente conferma la misericordia di Dio nei nostri confronti. “Non peccare più” è l’invito finale di Cristo che diventa un programma di vita nel cammino faticoso di una vera conversione. Man a mano che ci avviciniamo alle celebrazioni centrali della nostra fede ci rendiamo contro che non esiste un’altra via per ottenere la vita che questo cammino faticoso proposto da Gesù. Quindi, bisogno lasciare le pietre nel loro posto ed agire secondo il “cuore” di Dio, perché “la Quaresima non è un tempo per scagliare le pietre, ma per costruire fraternità. Il problema del male e del peccato non si risolve con il castigo e l’intolleranza ma con l’amore e la misericordia”.

Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi

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