sábado, 20 de setembro de 2025

IL VERO PADRONE E IL VERO BENE

 

Una riflessione a partire da Am 8, 4-7; 1 Tm 2, 1-8; Lc 16, 1-13

 


    Dio desidera vita degna e libertà per i suoi figli e figlie. La vera adorazione a Lui si compie quando ci lasciamo guidare dalla sua parola e ci impegniamo a vivere rapporti più umani, più fraterni.

    Tramite il profeta Amos, nella prima lettura, vediamo come Dio è attento alla realtà del suo popolo e disapprova ogni forma di oppressione e sfruttamento che impedisce alle persone di vivere degnamente, specialmente l’ingiustizia contro i poveri e gli affamati. In Gesù diventa ancora più evidente questa premura divina. Infatti i bisognosi sono sempre stati priorità nella sua missione e lo deve essere anche per tutti coloro che lo seguono.

    Nella seconda lettura, l’apostolo Paolo ci consiglia di pregare per tutte le persone, specie per coloro che hanno la responsabilità di condurre e di governare, affinché possano compiere il loro servizio per il bene delle persone a loro affidate, così che tutti possiamo vivere una vita di serenità e di pace. Il potere emana da Dio, poiché solo Lui è sovrano sopra ogni cosa. Dove manca questa consapevolezza nasce l’autoritarismo e la dittatura. Come discepoli di Cristo, dobbiamo darci da fare per superare questa realtà all’interno delle nostre relazioni.

    In continuazione, abbiamo la parabola dell’amministratore disonesto con la quale Gesù sembra proporre un cattivo comportamento ai suoi discepoli. Invece, ci parla della necessità di essere fedeli nel compito che ci è stato affidato da Dio. Non siamo noi i proprietari dei doni di Dio, ne siamo soltanto amministratori, e Lui vuole affidarci di più, quella ricchezza vera. Però, bisogna agire con saggezza, avendo un atteggiamento giusto dinanzi alle cose: “usare le cose per avere le relazioni e non le relazioni per avere le cose”. 

    “Il vangelo non disprezza la ricchezza ma l’accumulo di essa”. Gesù non dice che il denaro non è importante; però, avverte che se non lo usiamo bene sarà lui il nostro padrone. Così, “non potete servire Dio e le ricchezze” significa che non possiamo lasciarci prendere e schiavizzare dalle cose che possediamo al punto di mettere il nostro rapporto con esse allo stesso livello o al di sopra del rapporto che abbiamo con Dio. “Fate amici con la ricchezza disonesta!” non è un invito ad avere ricchezza né ad essere disonesti ma ad avere amici.  E quando la ricchezza è disonesta? Quando va accumulata. Quello che è stato fatto per tutti non va accumulato ma condiviso e così si crea fraternità, si crea amicizia. Che possiamo riscoprire queste realtà, l’unico e vero bene da accumulare.


Fr Ndega

Revisione dell'italiano: Giusi

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