Una riflessione a partire da Es 20, 1-17; Gv 2, 13-25
Le Sacre Scritture
parlano di un rapporto speciale tra Dio e il suo Popolo. E questo rapporto
porta Dio a costituire con questo popolo un’alleanza d’amore, attraverso cui nascono
i comandamenti come espressione d’amore e via di vita e di libertà. Chi segue i
comandamenti trova la vita e chi non li segue cerca per sé la morte. La
mancanza di fedeltà all’Alleanza e ai comandamenti portò il Popolo ad avere con
Dio non una relazione di gratuità ma commerciale, meritocratica: la grazia è merito
mio, del mio sforzo e non un dono.
Così
si capisce perché Gesù manifesta indignazione e fa un gesto che sconvolge
tutti. Gesù invita le persone a ripensare il loro rapporto con Dio. Per questo
dice: “distruggete questo tempio!” Ma non parlava delle pietre bensì di quel
tipo di mentalità, di relazione, d’immagine di Dio. Egli chiede di lasciare
stare quel tempio e il suo vecchio culto, fatto di sacrificio di animali e
della vita delle persone; e annuncia un culto nuovo e purificato senza bisogno
di animali né monete.
Precisa l’evangelista:
“Egli stava parlando del tempio del suo corpo”. Così capiamo che l’intenzione
di Gesù è portarci ad una esperienza in spirito e verità tramite la sua
persona. È Lui il tempio nel quale facciamo l’esperienza del vero volto di Dio:
“Chi vede me vede il Padre”. È lui lo spazio di incontro della nostra umanità
con Dio.
“Lo zelo per la tua casa mi divorerà”. C’è qui
un ricordo dell’insegnamento profetico sul tempio. Il tempio è qui un luogo
privilegiato della presenza di Dio, della sua gloria. La cura per questo luogo
traduce un rispetto rivolto allo stesso Dio. Però la Bibbia usa il termine Casa
anche per definire il Popolo di Israele, Casa di Israele. Il luogo della gloria di Dio non è lo spazio
ma il Popolo che appartiene a lui poiché “la gloria di Dio è l’essere umano
vivente” (Sant’Ireneo).
C’è qui anche un richiamo
al nostro battesimo. “Non sapete che siete templi e che lo Spirito di Dio abita
in voi?”, domanda San Paolo. Il nostro compito è riconoscere e onorare questa
presenza in noi e negli altri. Gesù vuole ordine e dignità nel tempio dove la
Trinità abita. Egli vuole che abbiamo un rapporto non commerciale con Dio ma
filiale. Che possiamo incarnare lo zelo di Gesù per la “Casa” di Dio come un
modo di ringraziare Dio per la sua costante presenza in noi.
Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi
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