Una riflessione a partire da Lc 2,1-7
Carissimi
fratelli e sorelle, grazia e pace nei vostri cuori!
In questo quinto giorno di
preparazione per la festa del nostro copatrono San Giuseppe, la nostra
meditazione ha come tema: San Giuseppe Sposo della Madre di Dio. Questo è
proprio il titolo della solennità che ci attende e per cui facciamo questa
preparazione. Il brano di riferimento questa volta è Lc 2, 1-7 che ci riporta
al contesto del censimento e della nascita di Gesù. Giuseppe viene presentato
come membro della casa di Davide e sposo di Maria e deve andare a farsi
registrare a Betlemme. In quale circostanza si dà il loro sposalizio?
Tutto comincia con le promesse.
Infatti, Maria era promessa sposa di un uomo chiamato Giuseppe (Lc 1, 27). Il
loro piano era il matrimonio e formare una famiglia. Umanamente parlando, nella
mente di Giuseppe non c’era altro che la ragazza Maria come parte di questo
piano. “Il Signore ha modificato i suo disegno su di lui; ch’egli accetti
assicurare l’avvenire della sua eletta”. Giuseppe non capisce subito il mistero
in cui è stato coinvolto. Però, egli “è modello dell’uomo giusto. Il suo amore
nei confronti di Maria era così forte e bello da non permettere di denunciarla
per il mistero della sua maternità senza la partecipazione dello sposo
promesso.
Quando Giuseppe decide di
licenziare la sua sposa non lo fa pubblicamente: proprio perché la ama, lo fa
in segreto. Dirà Gesù più tardi: “E il Padre tuo, che vede nel segreto, ti
ricompenserà” (Mt 6, 4b). Ecco perché Giuseppe, lo sposo di Maria, è considerato
un uomo giusto! Ha preferito fare la sua opera buona in segreto, cioè, tra lui
e Dio, ed è stato ricompensato: Dio interviene, coinvolgendo questo suo servo
buono e fedele nella sua gioia. Qual è la gioia di Dio? La gioia di Dio è
quella di essere la ragione della gioia degli sposi che si amano. Ora ha
davanti a sé non soltanto la ragazza Maria, ma lei e suo Bambino, il Figlio
dell’Altissimo.
Il modo come Giuseppe considera le cose non è
mai un ostacolo ai piani di Dio, il quale ha l’abitudine di sorprenderci,
agendo a modo suo. E quando Dio sembra non sorprenderci? Quando non gli
facciamo spazio nella nostra vita. Se facciamo come San Giuseppe ha fatto, ogni
occasione del nostro quotidiano diventa occasione rivelatrice. Affrontando con la
sua sposa Maria le difficoltà di spostamento da Nazareth a Betlemme, oltre la
mancanza di alloggio, Giuseppe si mostra aperto e pronto alla più grande delle sorprese
di Dio: diventare un uomo come noi per dipendere anche da lui, oggetto delle
sue premure, affetto e protezione. Grazie al "sì" di una donna
(Maria) e al "sì" di un uomo (Giuseppe): il figlio dell'Altissimo, il
Verbo divino veste la nostra carne per diventare, l'Emmanuele-Dio con noi, ed a
chi lo chiameranno figlio di Maria (Mc 6,3) o figlio di Giuseppe (Gv 1,45).
Con amore,
gioia e perseveranza Giuseppe ha assunto il suo ruolo di marito dando il meglio
di sé. Vediamo l'indispensabile Giuseppe accanto a Maria alla nascita di Gesù,
durante il soggiorno in Egitto e durante la vita nascosta a Nazareth. È vero
che i Vangeli non hanno riportato nessuna parola di San Giuseppe; con lui è
piuttosto la sua presenza e le sue azioni che parlano. Ci colpisce molto
l’armonia e l’amore di questa coppia unita intorno al Figlio dell’Altissimo. Possiamo
dire, e senza paura di sbagliare, che Giuseppe si sente pienamente realizzato,
cioè, ha trovato il vero senso della sua vita, una certezza che scaturiva dall'amore
che aveva per Gesù e per Maria. “Questo amore era allo stesso tempo un amore
umano e un amore sovrumano, un amore divino che gli faceva trovare nella stessa
persona un figlio e un Dio”.
Come dice
il Papa Francesco, “La logica dell’amore è sempre una logica di libertà e
Giuseppe ha saputo amare in maniera straordinariamente libera. Non ha mai messo
sé stesso al centro. Ha saputo decentrarsi, mettere al centro della sua vita
Maria e Gesù. La felicità di Giuseppe non è nella logica del sacrificio di sé,
ma del dono di sé. Non si percepisce mai in quest’uomo frustrazione, ma solo
fiducia. Il suo persistente silenzio non contempla lamentele, ma sempre gesti
concreti di fiducia. Il mondo ha bisogno di padri, rifiuta i padroni, rifiuta
cioè chi vuole usare il possesso dell’altro per riempire il proprio vuoto;
rifiuta coloro che confondono autorità con autoritarismo, servizio con
servilismo, confronto con oppressione, carità con assistenzialismo, forza con
distruzione. Ogni vera vocazione nasce dal dono di sé che è la maturazione del
semplice sacrificio”.
L’amore
dello sposo Giuseppe è un amore vero, che non possiede, non imprigiona, ma apre
spazi, rende felice l’altro, permettendo all’altro di essere chi egli è
chiamato ad essere. Affidiamo a San Giuseppe le vocazioni matrimoniali,
sacerdotali e alla vita religiosa: giungano alla maturazione del dono di sé,
per essere segno della bellezza e della gioia dell’amore. Che San Giuseppe ci
aiuti a scoprire, amare ed essere fedeli alla nostra vocazione personale,
specialmente in mezzo alle prove. La nostra vocazione è alla gioia, ma come
diceva San Giovanni Paolo II, “senza fedeltà non c’è felicità. Vogliamo
riscoprire la libertà di essere figli di un Padre che non ci opprime, che non
ci imprigiona, ma ci spinge alla maturità e alla piena realizzazione di noi
stessi. Infine rivolgiamoci al Signore per chiedere, come San Giuseppe, di
renderci discepoli aperti a Dio e agli altri, con amore, generosità e rispetto,
e tutto sarà bello per noi e per gli altri.
Salve, custode del Redentore,
e sposo della Vergine Maria.
A te Dio affidò il suo Figlio;
in te Maria ripose la sua fiducia;
con te Cristo diventò uomo.
O Beato Giuseppe, mostrati padre
anche per noi,
e guidaci nel cammino della vita.
Ottienici grazia, misericordia e
coraggio,
e difendici da ogni male. Amen.
San Giuseppe! Prega per noi!
Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi
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