Riflessione su At 2, 14a.22-33; 1Pt 1,
17-21; Lc 24, 13-35
Gesù ha condiviso
con i suoi discepoli ciò che egli ha ricevuto da Dio perché loro possano
continuare la sua missione. Con l’aiuto dello Spirito Santo, specialmente dal
giorno di Pentecoste, hanno annunciato con gioia l’esperienza vissuta con il
loro maestro e la sua vittoria sulla morte per la forza di Dio. Questo annuncio
è un invito alla speranza perché la vittoria di Gesù dà possibilità di salvezza
a tutti. Grazie a Cristo, la nostra fede e la nostra speranza sono rivolti a
Dio Padre che vuole che agiamo ad esempio del suo Figlio. Anche se egli non è
visibile ancora una volta agli occhi della gente, può essere riconosciuto tramite
le nostre buone opere, quando ascoltiamo la Parola e celebriamo l’Eucaristia.
Il dialogo che il
Vangelo ci presenta è uno tra i testi stupendi e completi delle Sacre Scritture.
Qui noi abbiamo il nostro processo di maturità della fede e ci sono anche le parti
della celebrazione eucaristica, cioè, la realtà della comunità radunata nel
nome del Signore, la liturgia della Parola con la presenza del Signore Risorto
che apre la nostre menti perché possiamo capire le Scritture e il pane spezzato
in comunione con Lui che ci invita a continuare come egli stesso ha fatto.
Abbiamo due dei
suoi discepoli che erano in cammino verso una città di nome Emmaus, a 11 chilometri
da Gerusalemme. I discepoli erano molto tristi, frustrati, scoraggiati; hanno
lasciato la comunità e tornano a casa, pronti a dimenticare tutto ciò che
condividevano con lui. Aspettavano un Messia
re glorioso e potente, ma il risultato è stato tutt’altro che le loro
aspettative: una persona cara che ha finito i suoi giorni morto sulla croce.
Non c’era niente da fare se non tornare alla vita che conoscevano prima di
incontrare Gesù.
All’improvviso
uno sconosciuto è apparso, camminava con loro e ha parlato con loro circa le
ultime notizie su Gesù, il profeta potente in opera e in parole davanti a Dio e
alla gente, il quale ha avuto una fine inaspettata. Quel pellegrino ha aiutato
loro interpretando le Scritture che parlano del Messia. Loro hanno ascoltato
con attenzione e i loro cuori hanno cominciato ad ardere. Alla fine, i
discepoli arrivati a casa, invitano questo pellegrino: “Resta con noi,
Signore”.
Dopo aver
accettato la parola del pellegrino, lo accolsero a casa. Questo uomo ha
accettato non solo per stare con loro quella notte, ma per rimanere con loro sempre.
Quando erano a tavola, il pellegrino ha fatto un gesto che viene dall’Ultima
Cena, quando Gesù istituì l’Eucaristia. Gli occhi dei discepoli si aprirono a
riconoscere il Signore Risorto. Così la parola brucia il cuore; il pane fa aprire
gli occhi. Cristo è scomparso perché la comunità ha già ricevuto i segni
concreti della sua presenza, cioè Parola e Pane spezzato. Anche se invisibile agli
occhi, il Signore è presente e rimarrà per sempre. Ora è il momento di
testimoniare con grande gioia questa verità.
Gesù è il vivente
e ci accompagna nel nostro cammino, anche se non sempre è riconosciuto. Si fa
riconoscere nell’esperienza del pane spezzato con amore e in fraternità. Come i
suoi discepoli dobbiamo lasciarci accompagnare da lui, ascoltare le sue parole
e invitarlo a restare con noi. Egli per primo vuole stare con noi e mostrarci
il vero modo di vivere. “È questa esperienza dello spezzare il pane che i primi
cristiani hanno utilizzato per mostrare la loro comunione eucaristica. Facendo questo
vogliono dire che tutti coloro che mangiano dell’unico pane spezzato, che è
Cristo, entrano in comunione con lui e con egli costruiscono un solo corpo” (CCC
1329).
Nel nostro
cammino di fede non siamo mai soli. Gesù ci viene incontro, cammina con noi, è
accessibile, specialmente quando sperimentiamo la delusione e pensiamo di
abbandonare tutto. Egli ci ascolta e ci guida attraverso la sua Parola che
brucia il nostro cuore e ci aiuta a riconoscerlo presente nella Eucaristia.
Questa esperienza della Parola e del Pane spezzato in comunità ci fa diventare
testimoni gioiosi e coraggiosi della sua presenza viva ed efficace nel mondo.
Fr Ndega