Riflessione su Am 8, 4-7; 1Tm
2, 1-8; Lc 16, 1-13
Dio desidera per
il suo popolo lunga vita e dignità. Tutte le cose che non vanno in questa
direzione vengono da lui rifiutate. Così, tramite il profeta Amos, nella prima
lettura, Dio ha condannato tutte le forme di oppressione che impediscono di
vivere come popolo di Dio, soprattutto la situazione di violenza contro i
poveri e gli affamati. La loro sofferenza è una dimostrazione che abbiamo una
società ingiusta dove esistono persone potenti, che hanno proprietà e ricchezze,
mentre altre non hanno il sufficiente per vivere.
Come il peccato
della società il risultato di un accumulo di peccati personali, bisogna che
siamo attenti per non contribuire ancora di più con questa ingiustizia sociale.
A proposito di questo, Papa Francesco dice: “Il consumismo ci ha indotti ad
abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo... Ricordiamo bene,
però, che il cibo che si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi
è povero, di chi ha fame!” La situazione di queste persone era una priorità
nella missione di Gesù che ha preso l’impegno di essere povero per arricchire tutti
con la sua povertà.
Nella seconda lettura,
San Paolo ci consiglia di pregare per tutti gli uomini specie per coloro che
hanno la responsabilità di condurre e di governare: ministri della Chiesa, capi
di governo e così via, affinché possano fare il loro lavoro bene, così che tutti
possiamo vivere una vita di serenità e di pace. Noi siamo di Dio, e pertanto,
l’autorità che i capi hanno sulle nostre vite è solo una partecipazione nella
missione di Dio stesso che vuole che tutti gli uomini siano salvati e che conoscano
la verità. È anche nostra responsabilità che facciano un buon lavoro e questo è
gradito a Dio.
Continuando la
nostra riflessione, abbiamo una parabola in cui Gesù ci parla della necessità
di essere fedeli nel compito che abbiamo ricevuto da Dio. Ciò che abbiamo appartiene
a Dio, per cui ogni bene viene da lui. Lui ci affida la custodia di tutto e
aspetta che noi agiamo secondo la sua volontà. Non siamo i proprietari, ma gli
amministratori dei doni di Dio, per questo dovremmo usare i soldi non come fine
nella vita, ma come strumento per produrre buone condizioni per tutti.
Viviamo in una
società dove il denaro è la misura di tutto e tutto dipende dal denaro. Si
tratta di un potente mezzo di vita per molte persone. I cristiani, che
comportamenti devono avere di fronte alla ricchezza? Coloro che seguono Cristo
dovrebbero essere onesti in tutte le cose e avere il giusto comportamento in
relazione alla ricchezza. La mancanza di un giusto rapporto con questa ci
conduce a dimenticare la cura per la famiglia, l’attenzione alla propria salute,
una vera relazione con Dio e con gli altri.
Spesso nel rapporto
con Dio c’è qualcosa che non va bene a causa del nostro desiderio di avere
sempre più ricchezze. Gesù non sta dicendo che il denaro non è importante, ma
dice che non possiamo lasciarci prendere e schiavizzare dal denaro. Gesù vuole
che ognuno comprenda che i soldi non possono garantirci i valori che generano
vita e felicità. Noi possiamo usare i soldi per servire Dio, ma non possiamo
usare Dio per trovare soldi. Su questo dobbiamo essere vigili perché questo può
accadere e spesso senza che ce ne rendiamo conto. Il denaro è pericoloso perché
può farci insensibili all’amore di Dio e ai bisogni degli altri.
Il denaro ci
aiuta a vivere, ma mette anche persone lontane tra loro. Il denaro può costruire
una casa ma anche può distruggere famiglie. Attraverso il denaro possiamo
comprare vestiti, cibo e così via, ma possiamo anche produrre privilegi, corruzione
e discriminazione. Non possiamo permettere che i soldi siano motivo di
differenza tra di noi, conducendoci a discriminare gli altri. Per le comunità
cristiane il denaro è stato importante in quanto istrumento per l'edificazione
e manutenzione degli spazi di incontri e celebrazioni e per le molte attività
della evangelizzazione. Ringraziamo Dio per l'uso del denaro come espressione
di generosità per il bene delle nostre comunità. Chiediamo la grazia di usare
il denaro che abbiamo non come strumento di discriminazione, ma piuttosto come
uno strumento di solidarietà, costruendo fraternità.
Fr Ndega
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