Riflessione a partire di At 5, 27-32.40b-41; Ap 5, 11-14; Gv 21, 1-19
Stiamo vivendo un
clima di grande gioia a motivo della Pasqua di Risurrezione del Signore che porta
un rinnovamento anche nella nostra vita. La finalità della nostra esistenza
come discepoli è proclamare la salvezza di Dio in Gesù Risorto a tutti gli
uomini. Per questa verità e vivendo un ardente amore per Gesù molte persone
sono state perseguitate e uccise ma nulla ha potuto fermare la forza del
vangelo. E per questo siamo qui. Gesù ci chiede oggi: MI AMI?
Nel primo brano gli apostoli sono stati arrestati perché hanno fatto del bene e proclamato la
risurrezione nel nome di Gesù. Il coraggio degli apostoli dinanzi alle autorità
giudaiche è un segno concreto dell’azione di Gesù risorto nella vita delle
persone. Il bene che siamo in grado di fare per gli altri non viene solo da un
sforzo personale ma è anche azione del Risorto in noi. Il secondo brano sottolinea che la storia, la creazione ha un punto di riferimento, Gesù,
l’Agnello immolato; con la sua consegna totale per amore ci ha redenti. A lui
l’onore e gloria per i secoli dei secoli!
Il brano del Vangelo
racconta la terza apparizione di Gesù ai suoi discepoli sulla riva del mare di
Tiberiade dopo una notte di pesca fallita. Quello che è stato riconosciuto dal
discepolo amato come il Signore, prepara da mangiare e li serve. Anche se è già risorto, glorificato, gli piace
mantenere la sua identità di servo; questo è espressione concreta del suo amore
per i suoi. Per Gesù, l’amore che non diventa servizio non è un vero amore.
Allora è a questo amore che Gesù ha chiamato Pietro.
La domanda che
Gesù rivolge a lui è la domanda fondamentale della sua sequela: Simone, figlio
di Giovanni, mi ami?” Per fare questa domanda, Gesù lo guarda profondamente e
il suo sguardo non è giudizio e neanche condanna ma è uno sguardo pieno di
tenerezza e Misericordia; un sguardo di chi vuole donare un tesoro molto
prezioso. Non possiamo immaginare che Gesù aveva come intenzione gettare
davanti a Pietro il suo errore del passato. Con il suo rinnegamento Pietro non
ha perso l’amore di Gesù ma ha imparato a riconoscere i propri limiti. Questa è
stata anche un’opportunità che Gesù ha usato per chiedere a Pietro e agli altri
discepoli un amore incondizionato e totale verso di lui. Così, quando qualcuno
viene verso di noi chiedendo perdono, ha già esperimentato un conflitto e sofferenza
interiore. Non tocca a noi aumentare la sua sofferenza. Tocca a noi perdonare poiché
il perdono libera e liberazione è tutto che la persona desidera, non condanna e
giudizio.
Anche oggi Gesù
ci guarda come ha fatto con Pietro e con uno sguardo di tenerezza e misericordia
ci chiede di amarlo veramente. A Pietro Gesù ha domandato per tre volte “mi
ami?”. Tre vuol dire totalità, perfezione, pienezza. Gesù ci chiama ad amarlo
con la totalità della nostra vita, con la consegna di noi stessi fino in fondo.
Questo è il vero amore e senza di esso non è possibile seguirlo veramente. Siamo
invitati a mostrare la nostra disponibilità a vivere questo amore. Non preoccupatevi
se non siete capaci di farlo. L’importante è essere disponibili poiché il resto
e il più importante tocca alla grazia di Dio.
Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi
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