Riflessione su Atti 13, 14.43-52; Apo 7, 9. 14b-17; Gv 10,1-10
Stiamo celebrando
la domenica del Buon Pastore e, quindi, la Giornata Mondiale per le Vocazioni. Vogliamo
ringraziare Dio per il dono delle vocazioni e chiedergli di continuare
elargendo molte e sante vocazioni alla sua Chiesa. Preghiamo per le vocazioni in
obbedienza all’invito di Gesù a pregare “il padrone della messe perché mandi
operai nella sua messe, perché la messe è grande, ma gli operai sono pochi” (Mt
10,37s). La vocazione è un dono di Dio e ha nel battesimo il suo slancio. Colui
che chiama spera una risposta generosa da tutti noi.
Nella prima
lettura Paolo e Barnaba, pieni di gioia e di Spirito Santo proclamano la parola
del Signore persuadendo la gente a perseverare nella grazia di Dio. La loro
predicazione suscita due reazioni completamente diverse, vale a dire:
accoglienza e gioia da una parte e resistenza violenta dall’altra. Così il
messaggio del vangelo non ha confini, è accessibile a tutti; però, richiede
adesione libera e conversione, altrimenti non produrrà i frutti pensati dal
Signore per la nostra vita. La seconda lettura afferma che Cristo è l’Agnello
che è stato immolato ma che regna vittorioso perché’ ha donato la sua vita per
amore. Egli riunisce in torno a se una numerosa moltitudine di popoli che hanno
deciso di seguire la sua stessa via, ricevendo da lui la forza per perseverare
nei momenti di prova e la corona di gloria per la loro fedeltà fino alla fine.
In questo senso, ricordiamo i martiri di ieri e d’oggi. È proprio in mezzo alle
prove che siamo chiamati ad essere autentici testimoni dell’Agnello Pastore Gesù
per mezzo del quale siamo sicuri di trovare la salvezza.
Gesù è il Buon
Pastore. Egli conosce le sue pecore e le invita ad ascoltare la sua voce che le
guida a trovare la vera vita. Il rapporto tra il Padre ed il Figlio è il
riferimento per il rapporto tra Gesù e il suo gregge. Egli usa questa immagine
per spiegare il suo rapporto con i suoi discepoli. È un rapporto basato sulla
confidenza reciproca, sulla tenerezza e che dà pieno senso alla vita dei
discepoli. Come lui conosce i suoi, egli spera che anche loro possano
conoscerlo veramente e seguire i suoi passi fino al dono di se stessi. Conoscere
nella bibbia vuol dire intimità, comunione di vita. Solo mediante questo
rapporto profondo con il pastore è che il gregge può fare esperienza della sua
stessa vita. La mancanza di intimità con questo pastore porta alla perdita
della identità di discepolo, privandolo dalla vera vita, la vita dello eterno.
“Gesù ha una
meta: il dono totale di sé. Chi lo segue dà lo stesso senso alla sua vita. Le
sue pecore lo seguono perché si fidano di lui, perché con lui è possibile
vivere meglio, per tutti”. Gesù è il Buon Pastore perché conosce i bisogni
delle sue pecore e sa come prendersi cura di loro. Non c’è nient’altro che egli
desidera per il suo gregge eccetto vita abbondante e piena. “Chi appartiene al
gregge di Gesù ascolta la sua voce. Ascoltare nella bibbia non è un atteggiamento
solo dell’orecchio ma implica una adesione con tutto l’essere. La voce del
Pastore Buono è “una voce che porta dentro di sé l’amore, la bontà e la verità
di Dio”. La nostra vocazione incontra la sua realizzazione quando impariamo “a
distinguere la sua voce dalle tante altre, che hanno messaggi molto diversi, e
dare la nostra adesione alla proposta che il pastore buono ci fa”.
In Gesù, il Buon
Pastore, Dio mostra la sua protezione e cura per il suo popolo. Chi si oppone
alla voce di Gesù si oppone alla volontà di Dio e a vivere un rapporto d’amore
con lui. Attraverso la sua parola, i sacramenti e l’insegnamento dei nostri pastori,
il Buon Pastore Gesù continua a guidare e nutrire il suo gregge. Siamo invitati
a lasciarci guidare in spirito di docilità e di comunione. Ma abbiamo anche,
per mezzo del battesimo, la responsabilità di aiutare i pastori a compiere bene
la loro missione. La nostra vocazione è quella di seguire il Pastore Buono
Gesù, “vivendo una vita come la sua, diventano in qualche modo pastori, e voce
nei silenzi, e nelle vite degli altri datori di vita”. Siamo invitati ad agire
come i primi discepoli, che hanno assunto la loro vocazione con gioia e entusiasmo
fidandoci del Pastore buono Gesù per il bene di tutto il suo gregge.
Fr Ndega
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