Riflessione su Is 5,1-7; Phil 4,6-9; Mt 21, 33-43
Vorrei iniziare questa riflessione da una idea generale che riassume tutto
il messaggio di questa parola di Dio, vale a dire: non c’è nulla che
possa fermare l’amore di Dio per noi anche se non sempre corrispondiamo a
questo amore, anche se non siamo consapevoli che siamo amati da Dio.
La vigna è simbolo del popolo di Dio che, nella prima lettura è rappresentato
dal popolo di Israele. È stato Dio a piantare questa vigna usando tutti i mezzi
e risorse perché essa potesse produrre frutti, e ‘buoni frutti’. Ma il
risultato è stato lontano da ciò che si aspettava. La vigna è anche immagine
dell’alleanza che Dio ha fatto con l’umanità. È proprio lui che prende
iniziativa e rimane sempre fedele. Questa alleanza è segno del suo amore, vale
a dire, un amore gratuito e generoso che rispetta la nostra libertà ma che allo
stesso tempo aspetta buoni risultati, cioè, corrispondenza.
Nella seconda lettura, Paolo propone ai Filippesi quello che riassume la
vita di San Giovanni Calabria, vale a dire, non angustiarsi per nulla ma
fidarsi di Dio perché egli è un buon Padre che conosce i bisogni dei suoi figli
prima che gli chiedano qualcosa. La nostra preghiera a questo Padre non deve
essere fatta solamente di suppliche ma anche di ringraziamenti con la
consapevolezza che dalla sua bontà abbiamo ricevuto molti doni. In questa
stessa lettera, San Paolo chiede loro di avere gli stessi sentimenti di Cristo
Gesù, specialmente la sua umiltà e mitezza. Per quanto riguarda questo,
l’apostolo Paolo non ha paura di presentare se stesso come modello. Il suo
esempio e quello di san Giovanni Calabria ci motiva a investire tutte le nostre
energie perché Gesù sia conosciuto e amato sempre di più.
Nel vangelo, Gesù racconta una drammatica parabola simile a quanto narrato nella
prima lettura, che parla anche della vigna. Il padrone del terreno dopo aver
piantato la vigna la diede in affitto a dei contadini. Quando arrivò il tempo
di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini. Ma questi
maltrattarono e uccisero i servi, compreso il figlio del padrone. Anche in
questo brano Dio offre al suo popolo molte opportunità di conversione, ma senza
buoni risultati. La novità è la finalizzazione della parabola, vale a dire ‘a
voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti’.
Questo testo fa un riassunto della storia della salvezza con un forte
accento sulla fedeltà e provvidenza di Dio da una parte e la infedeltà e
resistenza del popolo eletto dall’altra. Gesù racconta questa parabola
specialmente a causa della difficoltà delle autorità ebraiche di riconoscerlo
come messia. ‘Egli è venuto per i suoi ma questi non lo hanno accolto’. Infatti
sono i luoghi stranieri che accolgono il suo messaggio senza difficoltà.
Ricordiamo come Gesù parlò alla donna straniera: “Donna, grande è la tua fede”!
E al centurione romano: “Neanche in Israele io ho trovato una fede così”.
Tutto questo ci dice che Gesù non è venuto per condannare nessuno ma per
salvare. Ogni giorno egli ci parla esprimendo la cura di Dio per la nostra
vita. Non c’è madre che ami tanto i suoi figli come Dio ama tutti ed ognuno di
noi, diceva don Calabria. Da parte di Dio ci sono offerte molte opportunità di
salvezza perché il suo desiderio è che tutti siano salvi, ma la responsabilità
per un cammino di conversione dipende da ognuno di noi. Non sempre noi siamo in
grado di corrispondere, di vivere da figli e da fratelli, ma questo non
impedisce a Dio di essere buono e di continuare a custodire la nostra vita.
Anche se con i nostri atteggiamenti noi rinunciamo alla nostra identità di
figli e di fratelli; Dio non cessa mai di essere nostro Padre.
Quel ‘guai a voi’ che molte volte ripeteva ai farisei e scribi vale anche
per noi che riceviamo tanti doni da parte del Signore. Guai a noi se non
corrispondiamo! Diceva San Giovanni Calabria. Piace a Dio quando i nostri
atteggiamenti fraterni sono espressione della sua bontà e siamo in grado di
dire: “Signore, tu mi hai dato questi doni e io li ho fatti fruttificare
secondo tua aspettativa”.
Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi
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