Atti 1, 1-11; Ef 1, 17-23; Mt 28, 16-20
Questi testi parlano
del mistero della presenza di Gesù. Egli non ha lasciato il Padre quando è
venuto da noi e non ci ha lasciato quando è tornato al Padre. L’Ascensione di Gesù
parla di una modalità nuova della sua presenza in mezzo a noi, annunciando una
nuova fase della sua missione. Questo è il tempo della Chiesa, la comunità dei
discepoli di Gesù. Questo messaggio è molto chiaro nei due testi di Luca, il
Vangelo e gli Atti degli Apostoli. Nel Vangelo Luca ci presenta gli atti di
Gesù, e nel libro degli Atti degli Apostoli ci propone le azioni dei suoi
discepoli assistiti dal suo Spirito, forza che garantisce la presenza di Gesù
in mezzo a loro.
Le apparizioni di
Gesù per alcun tempo hanno motivato i discepoli a riscoprire il senso e la
gioia di essere discepoli. L’esperienza di vedere Gesù risorto era totalmente
nuova per loro e Gesù sapeva che c’era bisogno di pazienza a causa della loro
poca fede. Secondo il testo del Vangelo, alcuni di essi dubitavano ancora.
Sicuramente questo non è stato un dubbio circa la realtà della risurrezione del
maestro Gesù, ma riguardo la propria capacità di annunciare questo fatto. Erano
undici perché Giuda non era più nel gruppo, ma questo numero può è anche
simbolico. Come il numero dodici è simbolo delle dodici tribù d'Israele, il
numero undici vuole significare la missione a tutti i popoli del mondo. I
Discepoli saranno inviati a diffondere il Vangelo a tutto il mondo.
Nella prima
lettura, attraverso le sue parole, Gesù li ha aiutati a capire il rapporto tra
tutto ciò che egli ha fatto ed insegnato con la realtà del regno di Dio. La
realtà di questo regno è rivelata attraverso i miracoli di Gesù e continuerà a svilupparsi
tramite le azioni della Chiesa fino agli estremi confini della terra. Ma prima
di iniziare questa importante missione per il mondo intero, gli apostoli hanno
ricevuto la potenza dall’alto. Per questa forza sono davvero pronti ad essere
strumenti della salvezza di Dio facendo nuovi discepoli per Cristo. Lo stesso Spirito
che era presente al principio della creazione e all’inizio della missione di
Gesù guiderà il lavoro della comunità dei suoi discepoli, ‘illuminando gli
occhi del loro cuore e portando loro a una profonda conoscenza di lui’.
I discepoli sono
stati chiamati da Gesù per andare insieme su un monte in Galilea. Da quel posto
sono stati inviati per evangelizzare. Questo andare e fare le cose insieme è il
primo segno che la comunità di discepoli di Gesù è chiamata a portare animata
dallo Spirito di unità. Ognuno è chiamato a mettere il proprio impegno per promuovere
questa unità come ragione di identità. Noi abbiamo ricevuto doni da Dio perché
siamo doni gli uni gli altri in vista dello sviluppo dell’unico corpo, che è
vivo e santo perché è lo stesso Spirito che opera in esso. Così, la presenza di
Gesù è fondamentale per la vita e l’efficacia dei suoi membri, perché il corpo
senza il capo è morto. Un giorno egli disse ai suoi: “Senza di me non potete
fare nulla”.
Gesù solo ha autorità
data dal Padre per rivelare il suo piano di salvezza. Egli ha condiviso questo
potere con i suoi discepoli affinché loro possano fare nuovi discepoli tra la
gente. I discepoli sono stati inviati come messaggeri di buona notizia a tutta
l’umanità, perché il Vangelo non ha confini. Ma loro non andranno da soli. Gesù
ha promesso di accompagnarli tutto il tempo. Anche se la sua presenza fisica
non c’è più, il suo Spirito assicura la sua vicinanza nel loro cammino, perché
se egli ha agito con il Padre e lo Spirito, nello stesso modo lo Spirito porterà
con sé Gesù e il Padre. Se i discepoli si lasciano guidare dallo Spirito saranno
capaci di coinvolgere molti altri nel progetto di Gesù che è il progetto
Trinitario. Essere discepolo di Gesù è essere dimora della Trinità.
I due angeli chiesero
ai primi discepoli e oggi a noi: “Perché state a guardare il cielo?” È certo
che, come cristiani abbiamo bisogno di orientare la nostra attenzione su Gesù, che
è il nostro modello e il nostro capo e la dov’è il capo vogliamo stare anche
noi che siamo le sue membra. Ma non possiamo rimanere fermati a guardare il
cielo. Come suoi discepoli siamo chiamati a continuare la sua opera, preparando
il suo ritorno alla fine dei tempi. Il Signore vuole che noi siamo attenti e
efficaci nel nostro servizio perché “Beati quei servi che il Signore troverà servendo
al suo ritorno”. L’impegno cristiano per la vita umana nella costruzione della
pace e unità tra le gente è un segno della nostra preparazione per questo suo
ritorno.
Allora, “La vita
cristiana è un cammino; non un cammino triste ma gioioso”, perché con Gesù
siamo in processo di ascensione al cielo, ma con i piedi firme su questa terra
di missione. La nostra vita cristiana è contemplazione e azione, è fede e opere.
I segni della presenza di Gesù nel mondo sono riconosciuti per l’amore di
coloro che credono in lui e seguire le sue passi. La motivazione per questo ci
viene dallo Spirito che non solo abita in noi ma opera dentro di noi per farci
diventare nella pratica ciò che siamo nel nome, cioè “Cristiani”, “Altro
Cristo”. Per questo diciamo, viene Spirito Santo!
Fr Ndega
Revisione: Giusi
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