Riflessione su Lc 16, 1-13
Dio desidera per
il suo popolo lunga vita e dignità. Tutte le cose che non vanno in questa
direzione vengono da lui rifiutate. Così, tramite il profeta Amos, nella prima
lettura, Dio ha condannato tutte le forme di oppressione che impediscono di
vivere come popolo di Dio, soprattutto la situazione di violenza contro i
poveri e gli affamati. La loro sofferenza è una dimostrazione che abbiamo una
società ingiusta dove esistono persone potenti, che hanno proprietà e ricchezze,
mentre altre non hanno il sufficiente per vivere. Anche noi se non siamo
attenti, diventiamo collaboratori di questa ingiustizia sociale, che è il
risultato di un accumulo di peccati personali. A proposito di questo Papa Francesco
dice: "Il consumismo ci ha indotti ad abituarci al
superfluo e allo spreco quotidiano di cibo... Ricordiamo bene, però,
che il cibo che si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi è
povero, di chi ha fame!"
La situazione di queste persone era una priorità nella missione di Gesù che ha
preso l’impegno di essere povero per arricchire tutti con la sua povertà.
Nella seconda lettura,
San Paolo ci consiglia di pregare per tutti gli uomini specialmente per coloro
che hanno l'autorità di condurre e di governare: ministri della Chiesa, capi di
governo e così via, affinché possano fare il loro lavoro bene, così che tutti possiamo
vivere una vita di serenità e di pace. Noi siamo di Dio, e pertanto, l’autorità
che i capi hanno sulle nostre vite è solo una partecipazione nella missione di
Dio stesso che vuole che tutti gli uomini siano salvati e che conoscano la
verità. È anche nostra responsabilità che facciano un buon lavoro e questo è
gradito a Dio. Continuando la nostra riflessione, abbiamo una parabola in cui
Gesù ci parla della necessità di essere fedeli nel compito che abbiamo ricevuto
da Dio. Ciò che abbiamo appartiene a Dio, per cui ogni bene viene da lui. Lui ci
affida la custodia di tutto e aspetta che noi agiamo secondo la sua volontà.
Non siamo i proprietari, ma gli amministratori dei doni di Dio, per questo
dovremmo usare i soldi non come fine nella vita, ma come strumento per produrre
buone condizioni per tutti.
Viviamo in una
società dove il denaro è la misura di tutto e tutto dipende dal denaro. Si
tratta di un potente mezzo di vita per molte persone. I cristiani, che
comportamenti devono avere di fronte alla ricchezza? Coloro che seguono Cristo
dovrebbero essere onesti in tutte le cose e avere il giusto comportamento in
relazione alla ricchezza. La mancanza di un giusto rapporto con questa ci
conduce a dimenticare la cura per la famiglia, l’attenzione alla propria salute,
una vera relazione con Dio e con gli altri. Spesso nel rapporto con Dio c’è
qualcosa che non va bene a causa del nostro desiderio di avere sempre più
ricchezze. Gesù non sta dicendo che il denaro non è importante, ma dice che non
possiamo lasciarci prendere e schiavizzare dal denaro. Gesù vuole che ognuno
comprenda che soldi non possono garantirci i valori che generano vita e
felicità. Noi possiamo usare i soldi per servire Dio, ma non possiamo usare Dio
per trovare soldi. Su questo dobbiamo essere vigili perché questo può accadere
e spesso senza che ce ne rendiamo conto. Il denaro è pericoloso perché può
farci insensibili all’ amore di Dio e ai bisogni degli altri.
Il denaro ci
aiuta a vivere, ma ha messo anche persone lontane tra loro. Il denaro può
costruire una casa ma anche può distruggere famiglie. Attraverso il denaro
possiamo comprare vestiti, cibo e così via, ma possiamo anche produrre privilegi,
corruzione e discriminazione. Non possiamo permettere che i soldi siano motivo
di differenza tra di noi, conducendoci a discriminare gli altri. Tra noi
sappiamo quanto il denaro è stato importante, soprattutto per quanto riguarda
l'offerta per l'edificazione e manutenzione della chiesa-tempio e per le molte attività
della evangelizzazione. Ringraziamo Dio per l'uso del denaro come espressione
di generosità per il bene delle nostre comunità. Chiediamo la grazia di usare
il denaro che abbiamo non come strumento di discriminazione, ma piuttosto come
uno strumento di solidarietà, costruendo fraternità.
Don Josuel Ndega
Revisione: Signora Giusi
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