Riflessione su Es 16:2-4, 12-15; Ef. 4:17, 20-24; Gv. 6:24-35
Anche se gli
Israeliti erano schiavi nel paese d’Egitto, avevano cibo in abbondanza. Quando
hanno lasciato la schiavitù con l’aiuto di Dio, hanno ricevuto una nuova identità
come popolo libero. Questa nuova identità ha portato alcune sfide: vivere nel
deserto, avere poco o nessun cibo, scarsezza di acqua, invasione di altri
popoli e così via. Questa realtà li portava a lamentarsi continuamente. Ma, in
mezzo a tutta questa carestia, non erano soli, perché il Dio che li ha liberati
ha continuato ad accompagnarli, perché fedele alle sue promesse. Egli li ha
nutriti con la manna non solo a causa delle loro lamentele, ma soprattutto
perché è attento ai bisogni del suo popolo, ancora prima che gli si chieda
qualcosa. Forse, non avevano capito ancora la pedagogia divina. Donando la
manna, Dio ha dimostrato il suo amore e cura per il suo popolo, annunciando
anche il segno più grande che si compirà con la donazione del suo Figlio, la “Manna
vera”.
San Paolo fa una
chiara distinzione tra la vita di una persona prima e dopo il battesimo. Secondo
l’Apostolo, prima del battesimo la persona vive come schiava, soggetta e condotta
dalle tante passioni ingannevoli. Attraverso il battesimo la persona è
diventata nuova poiché rinata con Cristo per una vita nuova e, quindi, chiamata
ad abbandonare la vecchia condotta e vivere da figlia amata di Dio. Questa è la
esperienza del nostro battesimo. Davanti alla tentazione di vivere come prima di
questa nuova identità, siamo sostenuti dalla grazia di Dio perché conformiamo
la nostra vita secondo lo stile di vita del suo proprio Figlio Gesù, che ha
portato nuova vita al mondo.
Gesù ha compiuto il miracolo della moltiplicazione
dei pani e dei pesci per sfamare le persone, mostrando sensibilità di fronte ai
loro bisogni. Dopo aver mangiato fino a sazietà, queste volevano fare di Gesù
il loro re. Secondo la mentalità umana, questo è un segno positivo di apprezzamento
per quanto uno ha fatto e il modo giusto perché qualcuno possa diventare famoso.
Ma conoscendo il loro piano, Gesù se ne va via da solo sulla montagna per trovarsi
con Colui che ha un piano diverso. Allora la gente lo cerca e lo trova con i
suoi discepoli a Cafarnao. Secondo Gesù, la folla non ha capito il segno e per
questo non lo cerca con l’intenzione giusta. Alla fine, egli invita ad accoglierlo
come il vero pane che Dio dona per la vita del mondo. Chiunque venga da lui e
crede in lui non avrà mai né fame, né sete.
Gesù era sensibile
davanti ai bisogni delle persone e cercava di mostrare un nuovo orizzonte alle
loro vite attraverso la sua compassione e l’esperienza della condivisione, ma queste
non sono state in grado di andare oltre al loro stomaco, diventando come “ciechi”
e insensibili a capire il significato del segno. Non hanno avuto risultato nella
loro ricerca di Gesù a causa della mancanza della motivazione giusta. Quando
Gesù ha alimentato quelle persone, la sua intenzione era di manifestare loro la
sua sensibilità di pastore e di prepararle per i suoi insegnamenti sul pane
diverso e vero. Egli rivela anche che non è Mosè che ha dato alla gente la
manna, ma è stato Dio a farlo. Manna era soltanto figura del vero cibo, che non
è qualcosa ma qualcuno, “colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”.
Egli può donare il cibo vero perché dona se stesso: “Nel passato, Dio donò la
manna, oggi Gesù stesso si fa pane, il nostro cibo e la fonte della vita”.
Allora, questo
cibo è l’Eucaristia, il grande segno dell’amore di Dio e del dono di Cristo. La
celebrazione dell’Eucaristia è efficace per la nostra vita se la facciamo come espressione
d’amore. Solo coloro che amano davvero sono in grado di donarsi per gli altri come
Cristo ha fatto. Solo l’amore genera comunione e “solo le cose fatte con amore
hanno consistenza”. Attraverso l’Eucaristia diventiamo come colui che celebriamo
accettando l’impegno di vivere una nuova vita, risultato dell’incontro con Lui.
Così, dopo ogni celebrazione eucaristica, siamo invitati a tornare alle
attività quotidiane come testimoni di Colui che ha dato la sua vita per amore perché
tutti abbiano la vita eterna.
Attraverso la
parola del suo Figlio e della sua donazione nell’Eucaristia, Dio continua a
nutrire il suo popolo mostrando il suo amore e cura. “Gesù è il pane che
soddisfa la nostra fame, l’acqua che sazia la nostra sete, è solo Gesù che può accontentare
i desideri del nostro cuore”. Dovremmo domandarci sempre se cerchiamo Gesù con
questa intenzione o se lo facciamo con qualsiasi interesse meschino e mediocre.
Non possiamo raggiungere l’esito nella nostra ricerca di Gesù se il nostro scopo
è quello di contenerlo in una relazione chiusa perché serva ai nostri interessi
egoistici ma lo cerchiamo per conoscerlo meglio e portarlo agli altri. Secondo
Papa Francisco, la gioia del nostro incontro con il Signore non sarà mai piena
se non la condividiamo con gli altri”. Siamo chiamati a condurre la nostra
ricerca di Gesù secondo la sua logica che è la logica dell’amore, del dono di
sé, della gratuità. Allora, andiamo da Gesù per imparare da lui come farci
“cibo” per gli altri.
Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi
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