Ne 8, 2-4. 5-6. 8-10; Sal 18; 1 Cor 12, 12-31; Lc 1, 1-4; 4, 14-21
Abbiamo cantato: siamo qui sotto la
stessa luce, sotto la sua croce (o davanti). Siamo qui con Lui perché Lui è qui
con noi. Egli è morto ed è risorto per renderci persone nuove. Siamo qui per
ascoltare la sua parola e sentirla rivolta proprio a noi oggi in questo momento
della nostra storia, in questo percorso che stiamo facendo verso il giubileo
dei giovani. Oggi la Parola si compie nella nostra vita.
Siamo qui perché vogliamo essere
teofilo: teo – Dio, filo – amico, cioè, amici di Dio. Se hai un amico, ti piace sentire cosa ha da
dirti? È così la nostra amicizia con Dio. Egli ha tanto da dirci e quando parla
dimostra tutta la sua tenerezza nei nostri confronti. Da noi viene chiesto
soltanto l’ascolto attento e rispettoso della sua parola, come è successo agli
israeliti, i quali sono rinati come popolo dopo il lungo ascolto della Parola
di Dio. La Parola crea identità e ci fa rinascere.
Questo ascolto consapevole, attento
e gioioso della Parola ci rinnova continuamente e ci lega gli uni agli altri
come membra di un unico corpo. L’apostolo Paolo sottolinea l’interdipendenza
delle membra all’interno dello stesso corpo e questo porta non soltanto a
sentirsi parte ma anche a prendersi cura a vicenda, con un’attenzione
particolare alle membra più deboli, agli ultimi. È così che si compie la profezia
della Parola oggi nella nostra vita di discepoli.
“Ogni parola rivela il cuore di chi
parla proprio perché ne rivela l’apertura all’altro. Per questo ogni parola ha
senso solo quando viene ascoltata”. Che senso ha la Parola per me se non
l’ascolto? Dice Papa Francesco che “prima di poter parlare di Dio e con Dio,
bisogna ascoltarlo”. Poi, è la potenza dello Spirito che fa in modo che
si realizzi in noi e intorno a noi ciò che Dio dice, come è successo a Gesù,
il quale si sente unto dallo Spirito per incarnare e mettere a frutto questa
parola.
Gesù proclamò a Nazareth un nuovo
tempo, che richiama “la proclamazione di un giubileo, cioè, un tempo in cui le
cose cambiano”. La parola giubileo viene da giubilo, gioia. Lui ci invita a
rallegrarci e rallegrare gli altri, aprendoci alla novità del vangelo. Di che
cosa parla questa novità? Ci parla della vicinanza di Dio ai poveri e emarginati
della nostra società, della liberazione da tutto ciò che non ci permette di
essere fraterni e liberi. Ci parla di una gioia che non si può acquistare se
non con cambiamento di mentalità. Il giubileo che Gesù annuncia è di speranza
perché parla della fedeltà di Dio e del nostro impegno nella realizzazione del
suo sogno, quello di un’umanità totalmente rinnovata.
Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi
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