Riflessione a partire da Is 7, 10-14; Rm 1, 1-7; Mt 1, 18-24
Nel nostro
cammino verso il Natale non poteva mancare la figura di San Giuseppe, un uomo
silenzioso ma di forte partecipazione nel garantire sicurezza e protezione al
Figlio di Dio venuto nel mondo, fragile e bisognoso. Anche se Dio poteva salvare gli uomini da
solo, ha voluto scegliere collaboratori per portare a compimento questo suo
piano. Su questo diceva St Agostino, “Dio ci ha creato senza di noi ma non ha
voluto salvarci senza di noi”.
Nella prima
lettura il re di Giuda, Acaz viene rimproverato dal profeta perché, sentendosi
minacciato da una possibile ed imminente invasione, decide di fare una alleanza
politico-militare con l’Assiria, invece di chiedere un segno al Signore,
esprimendo fiducia nella sua presenza e protezione. Ma Dio anche se rifiutato, non
si lascia fermare nel suo piano di salvare il suo popolo e per questo suscita
la nascita di un discendente che renderà questo regno stabile, offrendo un
futuro di speranza a tutto il popolo. Vediamo in questo discendente l’immagine
di Gesù, che ci porta la salvezza, assicurando che la vera stabilità non viene
dalle protezioni umane ma dalla fiducia in Dio.
Nella seconda
lettura Paolo si rivolge ai cristiani di Roma presentando se stesso non a
partire dai dati anagrafici ma dalla sua nuova identità nata da un incontro con
Gesù Cristo che lo ha costituito apostolo delle genti. Questa sua identità non
viene dai suoi meriti ma da una scelta fatta per amore, un dono dalla grazia di
Dio. Questa consapevolezza dell’Apostolo ci motiva nel nostro cammino e ci fa
capire che anche noi siamo amati da Dio e santi per vocazione per diventare i
suoi collaboratori nell’opera della salvezza, come testimoni del suo amore e
della sua gratuità.
Il vangelo ci introduce
la figura di Giuseppe che è chiamato uomo giusto, cioè, “uno che aveva nel
cuore tutta la legge del Signore”. Lui, a motivo della proposta sconcertante di
Dio fatta a Maria, viene portato a fare una scelta drammatica. Quando Maria gli
racconta la situazione che stava vivendo, gli assicura che si tratta di uno
intervento divino. Davanti a sé Giuseppe
aveva non solo la legge del Levitico, che richiedeva di denunciare donne nella
situazione di Maria, ma anche l’amore che sentiva per quella fanciulla e la
sincerità delle sue parole, accettando di mettere la sua vita in gioco affinché
il sogno di Dio venisse concretizzato per la salvezza del suo popolo.
Il ‘Sì’ libero
e generoso di Maria era già atteso da Dio che l’ha voluta come sua serva e
l’aveva preparata per questo, ma dobbiamo ammettere che per vivere questo suo
sì, a parte la grazia di Dio, Maria è stata aiutata anche dal sì di Giuseppe. Con
la sua prudenza e silenzio, fa che il sogno della coppia guadagni in tempo e dà
a Dio la giusta opportunità d’agire. Infatti, accanto a Giuseppe Dio provvede
non solo Maria ma anche un angelo per aiutarlo a “seguire la via dell’amore e
abbandonare quella della Legge”. Così viene confermata la versione di Maria
sulla verità dei fatti. Entrambi sono stati guidati nella via giusta affinché quest’opera
nata da una iniziativa divina non venga meno a motivo delle difficoltà umane.
Queste due
persone visitate da Dio, nella loro semplicità e piccolezza fanno della loro
quotidianità una esistenza feconda, diventano nobili strumenti usati volentieri
da Dio nella grande Opera della salvezza. La loro testimonianza ci aiuta a
capire ciò che è lo stile di Dio e ciò che veramente piace a lui. Anche se non
hanno capito quale sarebbe stato il loro compito all’inizio, non hanno messo
ostacoli ai piani di Dio. Così deve essere la nostra risposta quotidiana alla
chiamata divina. Non bisogna capire subito qual deve essere il nostro compito.
Bisogna essere disponibili e mettere la nostra vita in gioco, fidandoci di Dio
come hanno fatto Maria, Giuseppe e tanti altri.
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