Riflessione su Gv 8, 1-11
Anche se nella volta
scorsa, abbiamo avuto quella bellissima parabola che parlava della misericordia
del Padre, è proprio oggi che consideriamo la domenica della misericordia
poiché i testi ci presentano fatti concreti in cui l’abbraccio della
misericordia se fa sentire di un modo molto intenso e liberatore.
La prima lettura
porta il messaggio del profeta Isaia, che è il profeta della consolazione e
della speranza. Egli annuncia un Dio fedele, che cammina con il suo popolo e
sta per realizzare un’opera stupenda nella vita di questo popolo, cioè, la
liberazione. Dio chiede da parte del popolo una cosa sola: una rinnovata
fiducia in Lui. Non pensare più al passato, continuare ad avere fiducia nel
futuro a causa della fedeltà del Signore. Se fino qui ci ha aiutati il Signore,
quindi, non temere per il futuro. Nella seconda lettura, S. Paolo ci invita a
scoprire la bellezza di essere innamorati di Gesù. E come sappiamo, quando si
vive l’esperienza di un vero amore, nulla di ciò che si pensa, dice e fa è
fuori da questo orizzonte. Trattasi di una esperienza che ci coinvolge
totalmente e che richiede corrispondenza.
Il vangelo ci
parla di una donna sorpresa in flagrante adulterio e che ha trovato l’abbraccio
della misericordia nell’incontro con Gesù. Gli accusatori erano pronti per
lapidarla ma volevano sapere l’opinione di Gesù: “Tu che ne dici?” Con questo,
pretendevano mettere in difficoltà il Signore. Se Gesù avesse detto di no,
andava contro la legge mosaica e se avesse detto di sì andava contro il
messaggio di misericordia che stava portando avanti. Cosa ha risposto?
Primo Egli si
china e si mette a scrivere per terra indicando l’umanità, la dimensione della
fragilità segnata dalla polvere e, quindi, il bisogno di guardare gli altri con
il cuore umano, cioè, non condannare perché sei fragile anche tu. Per questo ha
detto: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei»
Gesù si mette dalla parte dell’essere umano per aiutare a comprendere la
debolezza e il vero bisogno del cuore umano: più umani noi siamo, più divini
diventiamo. Secondo Sant’Agostino, Gesù è stato veramente bravo in questa sua
risposta. E cosa ha provocato? Così dice questo teologo: “O risposta della
Sapienza! Come li costrinse a rientrare subito in se stessi! Essi stavano fuori
intenti a calunniare gli altri, invece di scrutare profondamente se stessi. Si
interessavano dell'adultera, e intanto perdevano di vista se stessi».
Il testo invita
ciascuno di noi a guardare dentro di sé per scoprire il bisogno di Dio e così
sarà diverso nei confronti degli altri. Ora, la donna continua nel mezzo, non più
da sola ma con Gesù. Quando siamo al centro da soli diventiamo il centro delle
attenzioni, delle accuse, e delle condanne. Se al centro c’è Gesù con noi,
siamo guardati con tenerezza e compassione e possiamo prendere in mano la
propria vita poiché si aperto davanti a noi un nuovo orizzonte, un futuro fatto
di speranza e fiducia.
Il breve dialogo
di Gesù con la donna conferma il vero volto del Padre che accoglie la figlia
senza tenere in conto quello che ha fatto. Questo atteggiamento di Gesù
veramente conferma la misericordia di Dio nei nostri confronti. “Non peccare
più” è l’invito finale di Cristo che diventa un programma di vita nel cammino
faticoso di una vera conversione. Man a mano che ci avviciniamo alle
celebrazioni centrali della nostra fede ci rendiamo contro che non esiste un’altra
via per ottenere la vita che questo cammino faticoso proposto da Gesù. Quindi,
bisogno lasciare le pietre nel loro posto ed agire secondo il “cuore” di Dio,
perché “la Quaresima non è un tempo per scagliare le pietre, ma per costruire
fraternità. Il problema del male e del peccato non si risolve con il castigo e
l’intolleranza ma con l’amore e la misericordia”.
Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi
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