Riflessione su Sap 2, 12.17; Giac. 3, 16-4,3; Mc 9,30-37
Il brano della
Sapienza parla sulla testimonianza del giusto e della opposizione di coloro che
non accolgono la sua testimonianza e lo trattano in modo cattivo, anche
tramando la sua morte. Questo succede a causa della sua fedeltà a Dio. Tutto
quello che dicono gli avversari diventa una conferma dell’identità di colui che
si sente figlio di Dio e il proprio Dio verrà in suo soccorso, salvandolo dai
suoi nemici. Questa è una immagine di Cristo che ha sofferto molto a causa
della sua fedeltà al progetto di Dio e con il suo sacrificio ha portato salvezza
anche per coloro che lo opprimevano.
Il secondo testo
ci comunica che la sapienza che porta la perfetta conoscenza viene dall’alto
perché è Dio stesso la sorgente della vera sapienza. La persona che si lascia
condurre da questa sapienza può fare bene le sue scelte, diventando strumento
di pace, di unità e comunione nella comunità; sarà sempre disposta ad ascoltare
gli altri e a donare se stessa per il loro bene.
Il vangelo
continua il messaggio della volta scorsa sull’identità di Gesù e l’invito a
seguirlo per ottenere vita piena. Gesù ha percepito che i suoi avevano bisogno
di conoscere il senso vero della sua identità come Messia di Dio e capire bene
le sue proposte; per questo ha deciso di usare una opportunità speciale in un posto
in disparte per insegnare loro. Perché non ha voluto che la gente sapesse dove
era lui con i suoi? Perché l’idea di messia che la gente aveva era lontano
dalla sua identità e per questo era anche pericolosa per la formazione dei suoi
discepoli.
Senza la presenza della folla, Gesù si sente
più libero per parlare ai suoi con sincerità sulla sua sofferenza, morte e
risurrezione, ma loro sembrano lontani dal loro maestro. Non capivano perché
non erano attenti, avevano altre motivazione e pensieri. Per loro era più
importante discutere circa posizioni e privilegi che accompagnare il maestro
verso la totale consegna di sé. Con pazienza e prendendo un bambino come
esempio, Gesù li ha aiutati a capire la sua rivelazione e le condizioni per
seguirlo. Chi decide di seguire Gesù deve condurre la sua vita secondo una
logica diversa dalla mentalità di questo mondo. Se nella volta scorsa, egli ha
detto che è donando la vita che si può salvarla, questa volta dice che bisogna
essere l’ultimo e servo degli altri per essere il primo.
Questa realtà
rivela l’identità propria del Maestro Gesù che si è fatto servo per amore. Lui
si rivela come Figlio dell’uomo a causa del suo coinvolgimento con questa
realtà. Nel Vecchio Testamento troviamo questa espressione nei libri di Daniele
e di Ezechiele. Secondo Daniele questo “Figlio dell’uomo” riferisce alla gloria
di colui che arriverà alla fine dei tempi (Dan 7:13). Secondo la versione di
Ezechiele, “Figlio dell’uomo” è il titolo usato da Dio nei confronti del suo
profeta ed esprime la condizione fragile e mortale dell’essere umano (Ez. 2,1,
3:1.25, 17,2). Quindi, questo è il senso usato da Gesù per parlare della sua identificazione
con la condizione umana e il mistero della passione, morte e risurrezione da
cui sorge una nuova umanità. Così, possiamo capire il senso della pedagogia paziente
e creativa di Gesù nei confronti dei suoi discepoli, “stolti e lenti di cuore”.
I bambini hanno
un posto speciale nel cuore di Gesù. Egli ha detto che il Regno di Dio
appartiene a loro e chi vuole entrare in questo regno deve diventare come loro.
Quindi, Gesù ci parla sulla necessità di cambiamento della mentalità e
atteggiamento affinché possiamo seguirlo veramente. L’esempio dei bambini è
speciale per noi perché loro ci aiutano a cercare ciò che è più importante nella
vita, cioè, la verità, la semplicità di cuore, il fidarsi, ecc. Come i primi
discepoli anche noi non riusciamo a capire tutto su Gesù e le sue proposte, ma
se gli diamo il permesso, egli può aprire la nostra mente e cambiare il nostro
cuore perché sia secondo le sue aspettative su di noi. Gesù ci chiama a una
relazione personale con lui ed è solo all’interno di una relazione che possiamo
assimilare la sua persona e capire cosa vuole da noi, cioè, il senso della
nostra partecipazione come suoi collaboratori nella sua opera redentrice.
L’esempio dei “piccoli” ci aiuti a capire l’intenzione di Gesù sulla nostra vita
e ad accettare le sue proposte, spendendo tutte le nostre energie a causa sua,
“fino alla morte, fino alla vita”.
Fr Ndega
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