Riflessione su Mc 9, 2-10
Oggi il vangelo
ci presenta la trasfigurazione di Gesù e l’invito alla nostra trasfigurazione,
specie in questa quaresima. Possiamo trovare questo evento anche negli altri
due sinottici, vale a dire Matteo e Luca, con alcune varianti. Per esempio
subito all’inizio di questo brano, troviamo l’espressione “sei giorni dopo”.
Questa stessa espressione la incontriamo in Matteo ma è diversa in Luca che
parla di “circa otto giorni dopo”. Quindi, sei o otto giorni prima Gesù parlò
della consegna di sé e presentò le condizione per seguirlo. In continuità, Gesù
prende tre dei suoi discepoli e sale su un alto monte. Il monte è molto
significativo nella Bibbia. Come il deserto, su cui abbiamo riflettuto
precedentemente, il monte è anche un luogo privilegiato per l’esperienza di
Dio. Gesù va con frequenza al monte e molte delle sue attività si svolgono in
questo luogo.
Secondo la
tradizione cristiana, il monte della trasfigurazione si chiama Tabor, altri
dicono che si tratta del monte Hermon. Comunque, l’importante è sapere che era
un monte elevato dove Gesù si trasfigurò davanti ai suoi discepoli. Marco parla
delle vesti ma omette l’aspetto del ‘volto’ che troviamo in Matteo. Gesù ha
mostrato loro un po’ della sua gloria e la realtà futura della vita di coloro
che lo seguono fedelmente. Egli invita loro a fare l’esperienza “dell’Alto” perché
possano vedere meglio e capire il senso della consegna del loro Maestro ed il
senso della loro partecipazione alla sua missione. Non solo Gesù si è
trasfigurato ma anche i discepoli che passano a vedere in modo diverso.
La presenza di
Mosè e di Elia fa riferimento alla rivelazione nell’Antico Testamento. Questi
due parlavano con Gesù mostrando che non c’è rottura tra i loro insegnamenti e
gli insegnamenti di Gesù, ma armonia e continuità. Ma secondo la voce uscita
dalla nube, ora è Gesù che ha l’autorità di insegnare e interpretare in modo
giusto ciò che fu detto dagli “Antenati”. Il Padre ha testimoniato suo Figlio
con affetto, e lo presenta come punto di riferimento della nostra vita. Tutti
siamo invitati ad ascoltarlo. Ascoltare nella Bibbia è un verbo molto
importante; esprime il giusto atteggiamento della persona pia di fronte alla Parola
di Dio, assumendo l’impegno di praticare ciò che aveva sentito. Così ascoltare la
parola è intimamente correlato alla sua pratica.
Gesù è la
rivelazione massima di Dio. Nessun altro può rivelare Dio come egli fa. Veramente
Dio ha parlato ai nostri padri. Ma “in questi giorni” tutto ciò che Dio
continua a manifestare alla gente lo fa attraverso il suo Figlio Gesù. Anche
coloro che non conoscono Gesù ricevono la rivelazione di Dio per mezzo di lui.
In ogni fratello che loro sono capaci di aiutare possono trovare il proprio
Cristo, che si identifica con coloro che sono più bisognosi (cfr Mt 25,31-46).
La misura è l’amore/compassione. I loro gesti di compassione parlano di Cristo.
I discepoli
“avevano il desiderio di rimanere sulla montagna, ma una voce dal cielo li
invitò ad ascoltare Gesù e ad “uscire” da questa esperienza disposti ad
accompagnarlo fino in fondo. Dio ci invita spesso a fare esperienza profonda
della sua presenza come è successo ai discepoli sul monte, per esempio quando
partecipiamo ad una celebrazione o a una giornata di preghiera, ad un incontro
fraterno e così via. Esperienze come queste rafforzano la nostra fede e il
nostro zelo per l’opera di Dio. Ma dobbiamo ricordare che il nostro cammino di
fede è fatto non solo di “scalare il monte” (simbolo del rapporto personale con
Dio) ma anche di “scendere il monte” (simbolo della esperienza di fraternità)
dove siamo chiamati a testimoniare ciò che abbiamo vissuto. Ogni giorno siamo
invitati a sperimentare una trasfigurazione nuova tramite l’ascolto della
Parola di Gesù. Questa esperienza ci fa recuperare “l’ascolto dell’interiorità
che ci porta in alto, sul monte, a fissare lo sguardo su Cristo” e ci aiuta anche
a riconoscerlo nei volti sfigurati di molti fratelli e sorelle intorno a noi ed
avere verso di loro gli stessi sentimenti e atteggiamenti di Gesù Cristo. La forza di cui abbiamo bisogno per seguirlo
fino in fondo viene dall’ascolto della sua parola. Qui abbiamo il modo giusto
per vivere anche noi da figli amati di Dio.