Riflessione a partire da Sof 3, 14-17; Fil 4, 4-7; Lc 3, 10-18
“Rallegrati,
figlia di Sion, grida di gioia, Israele!”; “Fratelli, siate sempre lieti nel
Signore!” Come si vede, il tema centrale di questa liturgia è la gioia.
Infatti, questa domenica è chiamata domenica della gioia. Anche se non è ancora
Natale, questi brani intendono anticipare nel nostro cuore il clima che vivremo
fra poco.
Sofonia
afferma che abbiamo più motivi per la gioia che per la tristezza poiché il Signore
è Salvatore in mezzo a noi e ci rinnova con il suo amore. Secondo San Paolo la
gioia è il nostro distintivo perché il Signore è vicino a noi sempre. Davanti a
situazioni che ci fanno paura e portano scoraggiamento la nostra risposta deve
essere la preghiera fervorosa e la carità ardente.
La buona notizia di Gesù
inizia con l’attività di Giovanni Battista, il più grande dei profeti, lo dirà
lo stesso Gesù. Però la sua vera grandezza si è dimostrata nel riconoscere la
grandezza del Signore, considerando sé stesso come soltanto una voce che grida
nel e dal deserto preparando la strada a colui che deve venire. Tramite il
gesto del battesimo egli motivava la gente all’incontro con la misericordia di
Dio che è accessibile a tutti perché il Signore vuole salvare tutti.
Il predicatore Giovanni ha
raggiunto grande credibilità tra alla gente, a tal punto che molti venivano a
trovarlo, ma la ragione di tanta credibilità non erano solamente le sue parole,
ma anche la sua umiltà e il suo stile di vita semplice. Anche se non ci fossero
state le sue parole, la sua vita era già un vero annuncio della nuova realtà
che Gesù ci ha portato. Come Giovanni anche noi possiamo fare la differenza
nella vita di molte persone. Ma non c’è profezia senza ‘esperienza di deserto’,
cioè, della Parola di Dio che poi si traduce in condivisione, solidarietà,
giustizia.
Questa è la risposta alla
domanda: “e noi, che cosa dobbiamo fare?” è la Parola stessa che ci dice cosa fare. Non
possiamo restare indifferenti, facendo finta che non abbia niente a che fare
con noi. Dopo aver ascoltato la Parola attraverso la bocca di Pietro le folle diranno:
“Uomini, che cosa dobbiamo fare?” è la Parola che fa ardere il cuore e provoca
il desiderio di conversione. Solo se la nostra vita è cambiata dalla Parola
possiamo essere testimoni credibili di una buona notizia poiché la
testimonianza di vita è più efficace delle parole. In questo senso Giovanni
Battista è un modello stupendo perché “vive prima su se stesso quello che
consiglia agli altri”.
Giovanni era così
credibile da essere ritenuto il Cristo. Potendo approfittare della situazione
in suo favore, non l’ha fatto. Egli trovava senso nell’annunciare un altro più
grande di lui, viveva per questo. San Paolo dirà più tardi: “Per me, il vivere
è Cristo”. Riguardo alla riservatezza e sincerità di Giovanni, ci consiglia Sant’Agostino:
“Prendete esempio dal Battista che, scambiato per il Cristo, dice di non essere
colui che gli altri credono sia… si guarda bene dallo sfruttare l’errore degli
altri ai fini di una sua affermazione personale… riconoscendo semplicemente
quello che era”.
Ecco come
dobbiamo preparare le vie del Signore: essere autentici e sinceri come Giovanni,
consapevoli della nostra vera identità, per non occupare nella vita delle
persone il posto che appartiene a Cristo. Come Giovanni, cerchiamo di essere
solo la voce che serve come veicolo perché la Parola raggiunga il cuore degli
altri. E per arrivare a questo abbiamo bisogno di essere cambiati dalla Parola
in modo da diventare veri e gioiosi testimoni di essa. Solo chi vive un
percorso serio di conversione personale è in grado di contribuire alla
conversione degli altri. Allora, che cosa dobbiamo fare? Lo stile di vita
semplice e distaccato del Battista è la risposta. Seguiamolo!
Fr Ndega
Revisione dell'italiano: Giusi
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