Riflessione su Deut 8,2-3.14b-16a; 1Cor 10,16-17; Giovanni 6, 51-58
Celebriamo la
festa del Corpo e Sangue di Cristo, cibo e bevanda di vita, dono d’amore che dura
per sempre, cioè l'Eucaristia. Questo è sacramento della presenza di Gesù vivo
in mezzo a noi. L’origine di questa festa è l’Ultima Cena nel Giovedì santo, ma
il clima di silenzio e riflessione del vespro del Venerdì Santo ci impedisce di
celebrare con grande gioia. Per questo il papa Urbano IV, nel 13° secolo ha istituito
questa celebrazione del Corpo e del Sangue di Cristo.
Tramite questa
solennità e processione, noi possiamo proclamare pubblicamente la nostra fede e
il nostro amore per l’Eucaristia e sentire Cristo rinnovando il suo gesto d’amore
per la nostra salvezza. Anche se questo periodo drammatico causato pela
pandemia ci impedisce di uscire sulle vie e piazze per una proclamazione
pubblica della nostra fede, ma non ci impedisce di intensificare la nostra fede
ed il nostro amore per l’Eucaristia, presenza viva e reale di Colui che dona se
stesso ogni giorno per la nostra salvezza.
Egli stesso ci invita al banchetto della vita in modo da poter
condividere la sua grande gioia e la vita eterna.
Il brano del
Deuteronomio ribadisce che Dio stesso nutre il suo popolo. Ancora dal tempo nel
deserto, il popolo di Israele ha avuto la possibilità di conoscere Dio come
Provvidente, colui che dà un cibo diverso da quello d’Egitto. Gli israeliti
hanno ricevuto la Manna grazie alla generosità divina per rinnovare la loro
forza fisica e motivare il ringraziamento a Dio, che è sempre stato presente in
mezzo a loro.
Nella lettera ai
Corinzi San Paolo afferma che il vero cibo che Dio dà al suo popolo nuovo è il
suo Figlio Gesù. Egli stesso invita tutti a vivere in comunione con lui tramite
la celebrazione del suo corpo e sangue. Anche se siamo in tanti, siamo
diventati un solo corpo a causa dell’unico Pane che è Cristo stesso. L’unità
tra le membra e l’impegno fraterno diventano condizione fondamentale perché il
messaggio che portiamo sia credibile.
Nel Vangelo Gesù
invita il suoi ascoltatori ad accogliere la rivelazione circa la sua identità
come il pane disceso dal cielo, non solo per gli esseri umani, ma per la vita
dell’universo, vale a dire: “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo
unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita
eterna (Gv 3, 16)”. Il Figlio si dona come cibo che dura per la vita eterna per
fare la volontà del Padre che è la sorgente della vita. È lui che fa sgorgare
la vita all’interno di ogni persona che riceve il suo Figlio.
Siamo qui dinanzi
all’essenza degli insegnamenti di Gesù come Salvatore e Redentore del mondo. Ma
i suoi contemporanei non riuscivano a capire perché conoscevano la condizione
umana di Gesù. Conoscevano i suoi genitori cioè Giuseppe e Maria e probabilmente
hanno frequentato insieme la stessa scuola. Di certo non potevano accettare che
questo loro collega fosse disceso del cielo. Tuttavia queste difficoltà non
hanno impedito a Gesù di rivelare il senso pieno alla loro vita.
Gesù parla di
vita senza fine che è disponibile per tutti. La condizione per ricevere questa
vita è mangiare la sua carne e bere il suo sangue, perché egli è la vita e
vivrà in coloro che lo ricevono. Questo è un gesto d’amore che Gesù fa liberamente
perché il suo desiderio è rimanere tra gli uomini e in ogni persona. Questo è
il mistero dell’Eucaristia. Questo è il grande dono del Dio che non vuole
vivere lontano dagli esseri umani.
L’Eucaristia è il
tesoro della Chiesa, cioè il centro della sua esperienza. L’ Eucaristia fa la Chiesa
e la Chiesa vive dell’Eucaristia. Nella visione del Vaticano II, “tutta
l’attività della Chiesa scaturisce dall’ Eucaristia e trova in essa la sua
finalità”. È così per tutti noi che mangiamo lo stesso pane e beviamo lo stesso
calice. Questa esperienza è la pienezza del nostro rapporto con Dio e fonte di
ispirazione per il nostro impegno per la fraternità.
Gesù è il cibo
che Dio ci ha dato e continua a darci perché abbiamo la vita in pienezza.
Dall’incarnazione alla croce e risurrezione, la vita di Gesù è stata una
continua offerta come vero cibo di Dio per la vita del suo popolo. L’Eucaristia
che celebriamo ci assicura che la generosità di Dio non si è fermata, ma
continuerà per sempre.
Ogni giorno
Cristo rinnova il suo gesto d’amore per la nostra salvezza. Egli stesso ci
invita al banchetto della vita, si offre come cibo e ci serve come l’unico in
grado di riempire il nostro cuore desiderosi di Dio e della sua stessa vita. Lo
scopo dell’Eucaristia è proprio conformare la nostra vita pian piano alla vita
di Colui che riceviamo.
"Quando mangiamo il cibo ordinario il nostro corpo assimila questo cibo per avere buona salute. Così, il cibo è assimilato da nostro corpo. Per quanto riguarda l’Eucaristia, il pane della vita, il risultato è diverso: quando riceviamo Gesù, siamo noi che siamo assimilati da lui. In altre parole, Gesù ci assume, ci porta con sé perché viviamo di lui e per lui. Egli dimora in noi e noi in lui. Egli ci unisce a sé, facendoci partecipare della stessa comunione che egli vive con il Padre. In questa esperienza, siamo diventati colui che celebriamo a causa della crescita del corpo stesso. Così, quando celebriamo l’Eucaristia con profondità le nostre relazioni cambiano e diventiamo strumenti di unità, di riconciliazione e di pace secondo gli stessi sentimenti di Cristo.
Fr Ndega
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